GRAVINA di Puglia (A. T., 27-28-29)
Città della provincia di Bari (da cui dista 57 km.), situata nella fossa premurgiana, al confine con la Lucania, a 350 m. di altezza. Il centro sorge sugli orli di uno di quei profondi burroni che sono scavati sul fianco delle Murge nel versante ionico e che sono detti gravine. Il burrone, che si è formato per erosione superficiale e raccoglie le acque solo nei periodi piovosi, incide strati di tufo, che sono stati dall'uomo, specie nel Medioevo, sforacchiati e destinati ad abitazioni (trogloditiche). La popolazione di Gravina, calcolata in 8000 ab. alla fine del sec. XVIII e censita in 14.125 nel 1861, contava 21.185 ab. nel 1921 (dei quali 19.243 nel centro capoluogo e 650 a Poggiorsini), 20.765 ab. nel 1931. Il territorio di Gravina, uno dei più vasti della Puglia (424 kmq.), è dato prevalentemente a cereali e, nelle zone più alte, a pascoli; è peraltro pure coltivato a vite e a ulivo; nella parte meridionale sono ancora largamente diffusi il bosco e la macchia. È molto antica l'industria dei latticinî (provoloni). La stazione ferroviaria di Gravina sorge sulla linea Gioia del Colle-Spinazzola.
Monumenti. - Singolarissime sono le chiese-grotte fra cui la più notevole è quella di San Michele, a cinque navate con pilastri quadrati, tutta scavata nella roccia tufacea. Avanzi di affreschi bizantineggianti sono ancora visibili, ma più riconoscibili sono nell'abside della grotta della Madonna della Stella (Ss. Nicola e Pietro del sec. X circa), come pure in quella di San Vito Vecchio e nella Grotta di Tota (maestosa figura palliata del Salvatore). Il monumento più notevole è la cattedrale: fondata nel 1092 da Unfrido d'Altavilla, e poi ampliata (1420) e rifatta (1497), conserva della nativa costruzione romanica un bel rosone nel fianco destro in alto e un altro sulla facciata incompleta nei portali; ed elementi romanici si ritrovano nell'interno tutto intonato a schemi architettonici quattrocenteschi. Di bell'intaglio sono il coro ligneo cinquecentesco e in sagrestia un armadio del 1561. Di origine romanica è pure l'austero chiostro di San Sebastiano con massicci pilastri cruciformi sorreggenti le arcate del porticato. Di modi cinquecenteschi è nella chiesetta conventuale di Santa Sofia il mausoleo di Angela Castriota Orsini (m. 1518). Oltre il notevole museo Pomarici e la chiesa di S. Francesco (Rinascimento) destano interesse su un poggio presso Gravina le rovine del castello di Federico II, costruito, secondo il Vasari, a uso di "parco per uccellagione" da Fuccio, architetto e scultore fiorentino, nel 1231.
Storia. - Ebbe origine nel sec. V d. C. dal fatto che gli abitanti della vicina Silvium, sfuggendo alle invasioni barbariche, si ricoverarono nelle gravine, aperte nelle rocce tufacee del sottostante torrente. Vescovado nell'867, piazzaforte bizantina contro Arabi e contro Longobardi, centro di resistenza del partito greco ribelle a Bisanzio (sec. X), fu completamente greca nella vita, nell'arte, nella lingua, nel culto fino al sec. XI, accettò poi rito e usanze latine, passando a suffraganea dalla chiesa di Otranto a Matera (1052). Conquistata dai Normanni (1041-42), feudo prima di Unfrido Altavilla, passata poi a re Ruggiero, eretta in contea, fu infeudata agli Aleramo, ai De Say; spentisi i quali nel 1223, tornò al demanio regio. Carlo I d'Angiò l'assegnò successivamente a varî feudatarî; Roberto d'Angiò (1313) v'istituì una fiera annuale di 15 giorni per derrate e per bestiame, divenuta presto la seconda in Italia per importanza, dopo quella di Sinigallia. La successiva storia di Gravina si riassume tutta nelle contese fra Angioini e Durazzeschi, nei suoi passaggi dal demanio regio ai diversi signori feudali, finché fu ridotta nelle mani degli Orsini di Gravina e di Solofra che la tennero quasi ininterrottamente dal 1420 al 1807. Nel 1799 ebbe un club giacobino, fu sede del Governo dipartimentale del Bradano, sentì le conseguenze del passaggio del cardinale Ruffo. Eretta a libero comune il 19 gennaio 1807, fu nel '48 centro di collegamento dei moti liberali fra Lucania e provincia di Bari.
Bibl.: H.W. Schulz, Denkmäler der Kunst des Mittelalters in Unteritalien, Dresda 1860; E. Bertaux, L'art dans l'Italie méridionale, Parigi 1904; J. Gay, L'Italie méridionale et l'Empire bizantin, Parigi 1904; A. Bosio, Brevi cenni sulla geologia delle Murge e del territorio di Gravina, Roma 1908; A. Vinaccia, I monumenti medievali di terra di Bari, Bari 1915; C. Colamonico, Il pulicchio di Gravina, Firenze 1917; P. Calderoni-Martini, Gravina e l'antica Silvium, Gravina 1920; A. Haseloff, Die Bauten der Hohenstaufen in Unteritalien, Lipsia 1920.