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gravare

di Bruna Cordati Martinelli - Enciclopedia Dantesca (1970)
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gravare (grevare; grieva, in rima, nel Fiore)

Bruna Cordati Martinelli

Significa sempre " appesantire ", " aggravare ", ma è piegato - nelle diverse situazioni e nella varietà dell'uso proprio e figurato - a risultati assai articolati.

In Vn XXIII 22 36 l'espressione io chiusi li occhi vilmente gravati corrisponde alla seguente e furon sì smaltati / li spirti miei, e indica la debolezza fisica che impedisce di alzare le palpebre; ancora in Pg XV 10 senti' a me gravar la fronte (dove fronte sta per occhi: " Qui parla per allegoria come la vista umana, se non è glorificata, non sostiene lo splendore delli offiziali di Paradiso ", Ottimo), e XVII 52, detto del sol che nostra vista grava, si allude all'incapacità di aprire gli occhi, questa volta per la troppa violenza della luce. In If VI 86 (diverse colpe giù li grava al fondo), il verbo indica il peso del peccato che costringe i peccatori nel basso dell'Inferno.

Con lo stesso valore, ma al figurato, in Pd XI 88 (Né li gravò viltà di cuor le ciglia) e in Pg XXXI 58 (Non ti dovea gravar le penne in giuso / ... altra novità), dove l'immagine della pesantezza che costringe in basso è contrapposta a quella delle ali e del volo.

Tre occorrenze riguardano direttamente il personaggio di D.: If XXVI 12, nel verso di chiusa dell'apostrofe a Firenze (più mi graverà, com' più m'attempo), col suo improvviso emergere di un tono appenato e doloroso; Pg XXX 78 (tanta vergogna mi gravò la fronte), dove si vede il pellegrino abbassare la testa in seguito all'aspro rimprovero di Beatrice; Pd XVII 61, dove D. rappresenta il grave peso (quel che più ti graverà le spalle), che su di lui eserciterà la compagnia malvagia e scempia dei fuorusciti fiorentini.

Col senso attenuato di " infastidire ", g. ricorre in If XIII 56 e Pg XVIII 6; nella prima occorrenza, nel nobile giro della frase (e voi non gravi / perch'ïo un poco a ragionar m'inveschi), Pier della Vigna ricerca la sua dignità di uomo e di potente; la seconda (Forse / lo troppo dimandar ch'io fo li grava) esprime il timore d'infastidire il maestro con domande importune anche se su un tema importante come quello dell'amore.

Le occorrenze del Fiore presentano un'area espressiva piuttosto rigida; in X 5 (e' non mi grava / su' mal), XXV 8, LIV 6, il verbo indica il peso della gelosia, dell'amore, dei pensieri; così in CCXXIV 13 il peso della malattia, in CXXXIII 13 l'avvilimento e la prigionia di Bellaccoglienza. Cfr. inoltre CXV 14 uom forte, in truandar l'anima grieva, l'uomo sano e robusto grava di peccati la propria anima se vive mendicando. V. GRAVE.

Vocabolario
gravare
gravare v. tr. e intr. [lat. gravare, der. di gravis «grave»]. – 1. tr. a. Caricare di un peso, opprimere imponendo un peso: g. le spalle di un fardello; gravarsi lo stomaco di cibo; più spesso fig.: il sonno mi grava gli occhi, me li fa...
gravaménto
gravamento gravaménto s. m. [der. di gravare]. – 1. non com. L’atto o il fatto di gravare, di fare peso sopra qualche cosa, o di caricare qualcosa o qualcuno di un peso. 2. ant. Pignoramento dei mobili di un debitore insolvente.
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