GRANULOMA (dal lat. granulum)
Si continua a dare questa denominazione a prodotti neoformativi a carattere ordinariamente cronico di natura infiammatoria, di solito infettiva, in parte analoghi ai tessuti di granulazione e di riparazione (ferite, piaghe, ecc.), da cui si differenziano per il loro accrescimento nodoso simile a tumori (granuloma: tumore infiammatorio, infettivo); in altri casi la neoformazione può assumere carattere infiltrativo (infiltrazione granulomatosa) conservando tuttavia la tendenza alle formazioni nodulari. Il nome è rimasto a indicare anche alcune forme morbose d'origine poco nota (g. inguinale, g. anulare, linfogranuloma, ecc.). Il tessuto granulomatoso si differenzia dal comune tessuto di proliferazione flogistica e da quello neoplastico o blastomatoso (veri tumori); dal primo per la sua caratteristica tendenza verso le metamorfosi degenerative e verso la necrosi, in dipendenza dell'azione dell'agente microbico, o dei suoi prodotti tossici, che è essenzialmente eccitoproliferatrice e in seguito necrosante, e della sua deficiente vascolarizzazione per scarsa o assente neoformazione di vasi sanguiferi e per occlusione da lesioni obliteranti dei vasi preesistenti nel tessuto matrice; e si distingue dal secondo, perché manca dell'illimitata tumultuosa moltiplicazione e diffusione delle sue cellule costituenti, che è propria dei neoplasmi, restando circoscritta dalle stesse fasi necrobiotiche del tessuto, accrescendosi con aspetti neoplastiformi per giustapposizione di più noduli (p. es., tubercolo conglomerato, tuberculoma, ecc.), per diffusione dell'agente microbico, o altro che sia, ed evolvendo verso il tessuto connettivo di cicatrice. Talvolta è difficile distinguere alcuni granulomi da neoplasie connettivali a elementi immaturi (sarcomi), avvalorandosi il sospetto dell'esistenza di forme nosograficamente intermedie.
Fondamentalmente tutti i granulomi, com'è provato anche nel riprodurli sperimentalmente, sorgono come una reazione tissurale a carattere proliferativo progressivo degli elementi cellulari costituenti il sistema reticolo-istiocitario; all'integrazione del nodulo granulomatoso concorrono di solito in minima parte elementi ematogeni d'ordine essudativo; talvolta mancano affatto. Lo stroma, finemente fibrillare, contenente spesso dei filamenti di materiale fibrinoide, è solo in parte neoformato e più specialmente risultante da quello preesistente del tessuto ammalato. Le cellule proprie sono essenzialmente quelle del comune tessuto di granulazione, benché con attività e finalità biologiche diverse; in prevalenza cellule istiocitarie, avventiziali, d'assai varia morfologia, fra le quali vanno compresi quegli elementi a scarsa differenziazione diversamente indicati (poliblasti, clasmatociti, emoistioblasti, ecc.) a funzione fagocitaria, vasoformativa e forse anche emocitogena, e, in più, cellule epitelioidi, plasmacellule, fibroblasti e cellule giganti; i granulociti (leucociti polinucleati) e i linfociti (meglio: cellule linfocitoidi) che partecipano anch'essi in varia misura a comporre il tessuto granulomatoso rappresenterebbero gli elementi d'origine ematica, a carattere essudativo, ma hanno forse anch'essi origine istogena locale (v. infiammazione); alcuni granulomi degradano nel tessuto ospite, altri ne restano separati da un alone o vallo linfocitario o leucocitario di più chiaro significato essudativo. Il molto diverso atteggiamento da un caso all'altro di tutti questi varî elementi, ora disordinatamente mescolati, ora caratteristicamente aggruppati, la prevalenza d'alcuni su altri, le loro diverse fasi involutive e degenerative spesso molto particolari, la loro distribuzione rispetto ai vasi sanguigni, valgono spesso a differenziarli istologicamente e a farne riconoscere l'agente causale che può spesso esser messo in evidenza con tecniche speciali (ricerca batterioscopica, biologica, ecc.).
Nell'evoluzione del processo granulomatoso subentrano, per le cause già dette e per l'estrema labilità delle cellule neoformate, metamorfosi degenerative, grassa, ialina, ecc., o distruzioni necrotiche per coagulazione (caseosi), per colliquazione (prodotto gommoso), ecc., o invasioni di elementi di essudazione suppurativa, o, in condizioni più favorevoli e per prevalenza d'elementi riparatori (fibrociti), la fibrosi e la cicatrizzazione del tessuto; ne risultano, a seconda dell'organo compromesso, la distruzione parziale o completa con vacuolizzazione del nodo, o un'ulcera, una fistola, un piccolo ascesso, un nodo sclerotico che può calcificarsi, ecc.
I granulomi più comuni sono quelli prodotti da Micobatteriacee, Schizomiceti, ecc. (il tubercolo: da bacilli della tubercolosi, anche se morti, e dal loro prodotto tossico; il leproma: da b. della lepra; il nodulo morvoso: da b. della morva; quello del rinoscleroma: da b. di Frisch, ecc.); da Protozoi (il sifiloma [gomma sifilitica] da Spirochaeta pallida; il bottone d'Oriente: da Leishmanie; il mollusco contagioso: da Clamidozoi, ecc.), quelli che producono alcuni funghi (Ifomiceti, Ascomiceti, Ficomiceti) e che sono genericamente indicati come micosi (g. actinomicotico, tricofitico, blastomicotico, botriomicotico, ecc.), quelli a controversa etiopatogenesi e con speciali caratteri anatomoclinici (linfogranuloma maligno), quelli che seguono alla penetrazione di corpi estranei di varia natura nei tessuti (g. da corpi estranei), ecc.
Granuloma maligno. - Affezione a carattere infiammatorio, a tipo iperplastico, dovuta a un agente eziologico non ancora sicuramente noto, la quale colpisce in modo sistematico il tessuto di sostegno dell'apparato linfatico e il tessuto di sostegno anche d'altri organi, produce un tessuto di granulazione speciale; ha decorso clinico vario, generalmente lento, progressivo e conduce inevitabilmente a morte. Generalmente questa malattia viene chiamata anche morbo di Hodgkin, dal nome del medico inglese Thomas Hodgkin (1788-1866) che per il primo richiamò l'attenzione sopra alcune forme morbose generalizzate del sistema linfatico e caratterizzate da ingrossamento delle gliandole linfatiche, spesso da aumento di volume della milza e anche del fegato e decorrenti con anemia e cachessia progressiva fino alla morte. In seguito in questo complicato groviglio di processi morbosi andarono differenziandosi la forma leucemica, e la pseudoleucemica, la linfosarcomatosi, i granulomi a eziologia nota, fra i quali la tubercolosi ghiandolare generalizzata, e il granuloma maligno. È questa una malattia ovunque diffusa e relativamente frequente, istologicamente caratterizzata da un processo infiammatorio che colpisce in modo sistematico l'apparato reticolo-endoteliale (tessuto emoistioblastico di A. Ferrata) e che porta alla produzione d'un tessuto di granulazione specifico detto tessuto di Paltauf-Sternberg costituito da linfociti, plasmacellule, leucociti polinucleati, neutrofili e specialmente eosinofili, e da elementi reticolo-endoteliali (cellule epitelioidi) e da voluminose cellule polinucleate che costituiscono gli elementi veramente caratteristici del granuloma maligno, detti cellule giganti di Sternberg. Questo tessuto produttivo ha la tendenza a diventare in seguito tessuto connettivale fibroso.
Il quadro clinico del granuloma maligno è oltremodo polimorfo e tale polimorfismo è legato alla variabilità delle sedi della lesione, poiché questa, pur avendo una speciale predilezione per l'apparato emolinfopoietico, può colpire qualsiasi altro organo. In linea generale il processo morboso dapprima è localizzato ad alcune ghiandole linfatiche e successivamente si diffonde più o meno estesamente accompagnandosi a splenomegalia, e frequentemente anche a epatomegalia, ad anemia, febbre, manifestazioni cutanee, e decadimento generale. A seconda della localizzazione principale del processo morboso, si può avere una sindrome cervicale, o mediastinica o inguinale, o cervico-axillo-inguinale; una sindrome addominale (comprendente la forma splenomegalica e la forma gastroenterica), o osteo-periostea, o cutanea.
S'era pensato, e da taluni ancora si pensa, che tale processo infiammatorio cronico sia causato dal bacillo della tubercolosi; la natura tubercolare dell'affezione, però, per quanto abbia autorevoli sostenitori, è tuttora assai discutibile. La durata media della malattia è di due o tre anni: nelle forme circoscritte il decorso è assai lento, e i periodi di tregua sono piuttosto lunghi; nelle forme generalizzate con epato- e splenomegalia l'evoluzione è più rapida, specie se la febbre assume un andamento continuo.
La terapia del granuloma maligno deriva da tentativi compiuti secondo diversi criterî, essendo impossibile istituire un trattamento specifico, non conoscendosi l'agente patogeno del processo. La cura può essere chirurgica, diretta a rimuovere le linfoghiandole colpite dal processo morboso, quando questo è al suo inizio, o medicamentosa a base o d'arsenico a dosi elevate, o di benzolo, manganese, oro, bismuto, chinino, ferro, iodio, antimonio. Fu tentata anche la trasfusione di sangue. La terapia fisica fatta con radium, ma specialmente con i Raggi X, rappresenta il trattamento d'elezione, quando è associata alle cure arsenicali, potendo dare insperati e brillanti risultati senza tuttavia condurre a guarigioni definitive.