GRANGIA
Con il termine g. si indicano le strutture medievali per il lavoro destinate, nella funzione di aziende agricole e pastorali (curtes grangiarum), allo stoccaggio di derrate, alla macinazione di granaglie, alla produzione vinicola e della birra, alla stagionatura dei formaggi, nonché a stalla; la medesima accezione si allarga talora agli insediamenti preposti allo sfruttamento delle risorse naturali, come il sale marino e il salgemma, che richiedevano l'immagazzinamento del prodotto raffinato prima della sua commercializzazione.Le g., registrate in atti notarili o documentate nelle fonti a partire dal sec. 12°, appaiono spesso proprietà di enti ecclesiastici, per lo più fondazioni monastiche degli Ordini benedettino, cluniacense, certosino, cistercense e premostratense.Nonostante la presenza di simili strutture all'interno di recinti abbaziali sia attestata già in età carolingia dal piano di San Gallo, dell'830 ca. (San Gallo, Stiftsbibl., 1092; Horn, Born, 1979), la più antica organizzazione di centri agricoli distribuiti sul territorio è da riferire al movimento cluniacense: i decanati delle Consuetudines (PL, CXLIX, coll. 738-740) si vennero costituendo dal sec. 11° contestualmente alle grandi acquisizioni di latifondi in molte regioni della Francia. Il fatto che vi risiedessero comunità stanziali rese necessaria la realizzazione di luoghi di culto, come nel caso del priorato borgognone di Berzé-la-Ville (dip. Saône-et-Loire).La parziale autonomia che gli insediamenti cluniacensi denunciavano non si riscontra nelle curiae premostratensi (Bautier, 1994), così come neppure nelle g. certosine e cistercensi, gestite da una più rigorosa normativa, che si osserva, in particolare nel sistema cistercense (Higounet, 1983), nella dipendenza diretta dall'abbazia madre, nell'ubicazione a non più di un giorno di cammino da questa e ancora nel divieto, almeno fino alla metà del Duecento, di erigere cappelle, quantunque sussistano alcune eccezioni come a Crécy (dip. Yonne) e a Sindia, in Sardegna.Il cresciuto fabbisogno alimentare delle maggiori fondazioni monastiche, determinato dal considerevole aumento della popolazione residente, comportò inoltre l'edificazione di strutture supplementari rispetto agli originari cellaria (per es. Cluny, Marmoutier, Evron, Cîteaux, Pontigny, Preuilly, Châalis, Thoronet, Maubuisson, in Francia; Fountains, Buckland, in Inghilterra; Fossanova, in Italia), dette convenzionalmente g. centrali, non sempre attivate allo sfruttammento del territorio circostante e disposte a breve distanza dalla fondazione abbaziale, tanto da essere di frequente incluse nei più tardi circuiti difensivi. Tuttavia una netta e sistematica distinzione tra luoghi riservati alla più stretta clausura e strutture economiche si osserva soltanto nelle certose, dove le g. si potevano organizzare presso le residenze dei conversi, nella domus inferior (Higounet, 1983) - per es. nelle correries di Montdieu (dip. Ardennes) o di Arvières (dip. Ain) - o in centri rurali nelle immediate vicinanze (Portes, dip. Ain; Aniel, 1983).Soltanto al principio del Duecento si venne maturando nelle regioni pianeggianti della Francia settentrionale, da sempre a grande vocazione cerealicola, una categoria di g. definita 'a capannone' per le caratteristiche strutturali funzionali all'immagazzinamento di grosse quantità di grano, paglia, segale, avena, foraggio, a seconda della rotazione delle colture o della presenza di marcite. Questa tipologia presenta un impianto longitudinale, diviso in più navate - per es. cinque nel priorato di Meslay (dip. Indre-et-Loire) fondato da Marmoutier nel 1220 ca. - da pilastri quadrati o cilindrici, anche provvisti di capitelli fogliati o 'a crochets' (Perrières, dip. Calvados; Maubuisson, dip. Seine-et-Oise). I sostegni potevano sopportare direttamente la carpenteria del tetto (Warnavillers, dip. Oise); gli spioventi, molto accentuati, riducevano l'ingombro riservato alle strette corsie laterali, che costituivano corridoi di servizio, dove talvolta si apriva l'ingresso carraio, come nella g. di Froidmont (dip. Oise), dipendente dall'abbazia cistercense di Châalis, o in quella di Saint-Lazare, proprietà dell'Hôtel-Dieu di Beauvais (dip. Oise). Gli edifici erano scarsamente illuminati per migliorare la conservazione del prodotto e prevedevano solo poche aperture - monofore oppure oculi (Meslay; Saint-Vigor-le-Grand, dip. Calvados) - sulle testate, marcate spesso da robusti contrafforti in corrispondenza delle pilastrate interne.La paternità del modello edilizio non appare riferibile a nessun ordine monastico in particolare, sebbene sia verosimile un'iniziale elaborazione benedettino-cluniacense. La g. a capannone, infatti, si diffuse nello stesso arco di tempo nei priorati cluniacensi (Perrières; Saint-Vigor-le-Grand; Bretteville-sur-Odon, dip. Calvados; Cires-les-Mello, Parnes, dip. Oise; Marbeuf, dip. Eure; Négron, dip. Indre-et-Loire), nelle curiae premostratensi (Ardenne, dip. Calvados), nelle g. cistercensi - dove raggiunse la piena maturità progettuale (Vaulerent, Fourcheret, Maubuisson, dip. Seine-et-Oise; Froidmont, Troussures, Warnavillers, dip. Oise; Stains, dip. Seine-et-Marne; Ter Doest, Ten Bogaerde, Allaertshuizen, Fiandra occidentale; Great Coxwell, Berkshire; Beaulieu St Leonards, Hunts; Shilton, Oxon; Higounet, 1965; Platt, 1969; Blary, 1989; Righetti Tosti-Croce, 1993; Holdsworth, 1994) -, in commende templari (Sainte-Vaubourg, dip. Seine-Maritime; Bourgoult, Brettemare, dip. Eure; Ivry-le-Temple, dip. Oise; Miguet, 1994) e, in una fase più avanzata, anche negli insediamenti certosini (Montdieu; Portes).Lo scarto temporale tra l'affermazione storica degli ordini riformati benedettini (secc. 11°-12°) e il sorgere di un'architettura di g. da loro derivata, a partire dal primo terzo del sec. 13°, si avverte in maniera paradigmatica nel mondo cistercense. Al fenomeno di subitanea e capillare penetrazione nel tessuto economico locale, attraverso l'acquisizione di terreni e rustici diretti da un personale gerarchizzato (Higounet, 1980), non fece riscontro la sostituzione dei più antichi insediamenti curtensi, o delle iniziali strutture prevalentemente in legno, con un'edilizia per il lavoro, volta a ottimizzarne la funzionalità soprattutto attraverso l'applicazione di schemi progettuali cari all'Ordine. Ciò fu condizionato dalla lenta trasformazione del paesaggio agrario attraverso la gestione diretta della proprietà fondiaria, che solo con un graduale miglioramento della produttività determinò una riorganizzazione dei complessi rurali, i cui costi si erano resi inoltre difficilmente sostenibili dati gli impegni finanziari che, ancora nella seconda metà del sec. 12°, gravavano sulle comunità per il completamento di molte fabbriche abbaziali.Non è comunque possibile individuare una g.-tipo cistercense. Infatti se è evidente che un comune denominatore risiede nella razionalizzazione degli impianti e degli spazi, numerose sono le soluzioni architettoniche adottate, di rado espressione di una specifica funzionalità e tali da consentire pochi raggruppamenti tipologici, comunque riferibili a determinate realtà geografico-economiche: alle g. a tre navate, presenti soprattutto nell'Ile-de-France, in Piccardia, nelle Fiandre e in Inghilterra - alcune di notevoli dimensioni (Vaulerent, Maubuisson, Warnavillers, Great Coxwell, Ter Doest) -, e a quelle turriformi o fortificate, tipiche della Linguadoca e del Rossiglione (Fontcalvi, Pujols, Gaussan), si aggiunge una varietà di modelli determinata da particolari esigenze di lavoro e condizioni ambientali, come per es. la grange d'eau di Hautecombe (dip. Savoie; Aubert, 1954). Tuttavia nelle più antiche g. dell'Ordine, forse risalenti al tardo sec. 12° (Jouy, dip. Seine-et-Marne; Montaon, dip. Marne; Grange-au-Vivier, dip. Aisne), si avverte, nell'organizzazione su due piani - piano terra diviso in due navate, di norma voltate, sovrastato da un'aula - propria dell'ala dei conversi e primitivo nucleo produttivo del monastero, la clonazione di un modello architettonico di provata funzionalità, successivamente riproposto con alcune varianti anche in fondazioni centroitaliane (Chiaravalle di Fiastra nelle Marche; Fossanova nel Lazio; Righetti Tosti-Croce, 1993).
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