GRAFICA
È cosi chiamata presso i Greci l'arte del disegno e della pittura. Plinio il Vecchio ci dice (Nat. hist., xxx, 77) che "prima a Sicione e poi in tutta l'Ellade i giovani liberi solevano imparare innanzi tutto la g., cioè la pittura su tavolette di legno, e quest'arte si considerava il primo gradino di quelle liberali. Fu tenuta sempre in grande onore, tanto che era esercitata da cittadini liberi, e in seguito nobili, e fu sempre interdetta a quelli di condizione servile, e perciò né in pittura né in scultura si ricordano opere di schiavi". È detta anche ζωγραϕία e in iscrizioni greche di Teos (C. I. G., 3088), ricordanti gli efebi vincitori nei vari agoni scolastici, troviamo fra le materie elencate per i più grandi, accanto alla lettura e alla declamazione, la pittura e nozioni enciclopediche, e in altre iscrizioni di Magnesia (Inschriften von Magnesia, n. 107), accanto alla scrittura musicale e allo studio della cetra e dell'aritmetica, è ricordata ugualmente la zographìa. Anche Aristotele (Pol., viii, 3) giunge ad ammettere la necessità e l'utilità dell'insegnamento della γραϕική, sia per meglio giudicare delle opere degli artisti, sia perché abitua a saper vedere la bellezza del corpo. Platone (Gorg., 4S0, c) ricorda la γραϕική insieme alla scultura (ἀνδριαντοποιία) fra le varie arti (v. grapheus; disegno).
Bibl.: G. Becatti, Arte e gusto negli scrittori latini, Firenze 1951, pp. 34-40.