Vedi GRADO dell'anno: 1960 - 1994
GRADO (Ad aquas gradatas)
Città posta al margine della laguna omonima sull'estremo arco del mare Adriatico. Come dal nome, che si ripete in Gradus Massaliorum e in quello di San Pietro a G. presso Pisa, il luogo, favorito com'era dalla posizione vantaggiosa alla foce del Natissa-Natisone, navigabile, e a contatto diretto col mare, si sviluppò in funzione portuale. G. è collegata strettamente con Aquileia che ne dista pochi chilometri; fu infatti, come indica il suo nome (gradus = scalo), elemento del sistema portuale del celebre emporio, e forse anche stazione temporanea di un distaccamento della flotta militare; G. ebbe una propria vita già durante l'Impero. Fu anche soggiorno dei ricchi aquileiesi: per esempio nell'isoletta di Gorgo a fianco del canale che conduce a G. furono trovati i resti di una cospicua villa rustica con ricchi mosaici. Le scoperte di lapidi e di sarcofagi, anche figurati e di pregio d'arte, quelle di ritratti, di bronzetti finissimi occorse in più riprese nella zona gradese, lo attestano. L' importanza di G. crebbe immensamente quando la terraferma minacciata e poi corsa dagli invasori, che d'altronde non osavano affrontare l'acqua, indusse molti a rifugiarsi nel Castrum Gradense; tra essi, nel 452, all'irruzione degli Unni, fu il vescovo stesso di Aquileia. Avvenne così che il fiorente cristianesimo aquileiese quasi si trapiantasse a Grado. E poiché i Longobardi nel 568 rimangono dominatori della terra ferma, mentre la laguna e le isole passano sotto i Bizantini, l'unità della Venetia, suddivisa in una terrestre e in una marittima, è definitivamente infranta.
Le belle lapidi funerarie, alcuni grandi sarcofagi, fra cui uno con la defunta sdraiata su una klìne per il banchetto funebre (III sec. d. C.), sono raccolte in un interessante museo lapidario. La cittadina si sviluppò però soprattutto a partire dal V sec., dopo il primo abbandono di Aquileia a causa delle invasioni barbariche; del V sec. è infatti la basilica di S. Eufemia rimasta incompiuta, mentre quella di S. Maria fu iniziata nel IV e rimaneggiata poi nel VI. Al V sec. sono state anche datate due notevoli capsellae reliquiarî rinvenuti nel 1877 e conservate nella Cattedrale. Sono d'argento, probabilmente d'officina aquileiese.
Bibl.: R. Cattaneo, L'architettura in Italia dal sec. VI al Mille circa, Venezia 1889; C. Costantini, Aquileia e G., Milano 1916; P. Paschini, Storia del Friuli, V, I, 1934; G. Brusin, Aquileia e G., Udine 1947; L. Zovatto, Il battistero di G., in Rivista di Arch. Cristiana, XXII-XXIV, 1947-48, pp. 231-51; V. De Grassi, Esplorazioni archeologiche nel territorio della laguna di G., in Aquileia nostra, XXI, 1950, p. 5 ss.; C. I. L., V, p. 84; (G. paleocristiana): Meneghin, L'isola della Madonna, Grado 1950; L. Zovatto, in Mem. Stor. Forogiuliesi, 1943-50, p. 11 ss.; id., in Aquileia Nostra, XXII, 1951, c. 41 ss.; id., in Palladio, II, 1952. Sulle capsellae: E. Weigand, Die Denkmalkreis des Christusmonogramm, in Bys. Zeitschr., XXXII, 1932, p. 63 ss. (ivi bibl.).
(G. Brusin - B. Forlati Tamaro)