GRADENIGO
. Famiglia veneziana, che secondo alcuni sarebbe venuta dalla Transilvania, dove avrebbe occupato un alto posto e posseduto un largo censo, espulsavi per ire di parte; secondo altri, da Ravenna sarebbe venuta ad Aquileia, quindi, dopo la distruzione attilana, a Grado, che avrebbe fondata, e finalmente a Venezia. Un tempo si sarebbero chiamati Gratici e avrebbero avuto la stirpe in comune con i Dolfin. Fondarono la chiesa dei Ss. Apostoli e di S. Cipriano di Murano, fors'anche quella di S. Agostino, si divisero in parecchi rami e diedero alla loro città prelati, generali, politici, letterati e tre dogi: Pietro (1289-1311), Bartolomeo (1339-1343) e Giovanni (1355-1356). Meritano di essere ricordati Domenico vescovo di Castello, il beato Giovanni, amico e compagno di esilio del doge Pietro Orseolo I, suo suocero, che, vestito l'abito benedettino, moriva nel 1016 a Montecassino; Bartolomeo, duca di Candia, che ridusse quest'isola in pace (1234); Marco, che dopo essersi salvato col patriarca Pantalone Giustiniani e il re Baldovino, nella caduta dell'Impero Latino di Costantinopoli (1261), combatté a Trapani contro i Genovesi, a S. Alberto sul Po contro i Bolognesi e fu podestà di Padova nel 1315; Giuseppe, che, segretario degl'Inquisitori di stato, nel 1779 predisse l'imminente caduta della Repubblica. Un ramo stabilitosi a Candia diede invece a Venezia dei ribelli, fra i quali quel Leonardo, soprannominato Baiardo, che abbracciò la religione greca.
Bibl.: M. Sanudo, Vite dei dogi, in Rer. Ital. Script., XXII; G.A. Moschini, Vite di tre personaggi illustri della famiglia G. benemeriti della lett. nel sec. XVIII, Venezia 1809; S. Romanin, Storia di Venezia, Venezia 1853-61; vol. X, passim; G. Tassini, Curiosità venez., nuova ed., Venezia 1915.