gozzo
Qualunque condizione patologica che dia ingrossamento della ghiandola tiroide a evoluzione generalmente benigna (tranne nel caso di alcuni g. neoplastici).
In base a criteri funzionali e anatomopatologici si distinguono vari tipi di g.: g. con normale funzionalità tiroidea, diffuso o nodulare, di riscontro sporadico o incidente endemicamente in determinate aree, in stretta dipendenza alla carenza iodica; queste forme di g. vengono affrontate con diete ricche di sali iodici (iodioprofilassi), la cui produzione e distribuzione è stabilita anche per legge (l. 21 mar. 2005, n. 55). Il g. endemico in Italia è ancora presente in alcune zone montane. Le forme che implicano variazione della funzione tiroidea sono: g. associato a ipertiroidismo, o g. tossico, nella forma diffusa (morbo di Basedow) o nodulare (morbo di Plummer), caratterizzato clinicamente dai segni dell’aumentato metabolismo (dimagramento, aumento della temperatura cutanea, ipersecrezione di sudore, caduta dei capelli e delle unghie), da tachicardia, disturbi gastroenterici, esoftalmo; g. associato a ipotiroidismo, spesso dipendente da lesioni ipotalamiche o ipofisarie, o conseguente a somministrazione di farmaci ad azione gozzigena, clinicamente caratterizzato da stanchezza, sonnolenza, diminuita secrezione di sudore, abbassamento della temperatura cutanea, stipsi, fino al quadro conclamato del mixedema; g. da processi infiammatori acuti (tiroidite acuta suppurativa, determinata da batteri che possono raggiungere la tiroide da strutture vicine o per via ematica da focolai situati a distanza), subacuti (tiroidite subacuta di De Quervain) o cronici (tiroidite linfocitaria di Hashimoto, di natura autoimmune, caratterizzata dall’infiltrazione linfatica diffusa della ghiandola, e tiroidite fibrosa invasiva di Riedel, o tiroidite lignea, caratterizzata dalla trasformazione fibrosa della ghiandola); g. da processi degenerativi e infiltrativi, cioè emorragie, infarti e, rispettivamente, amiloidosi, emocromatosi; g. neoplastici, benigni (adenomi e, più raramente, teratomi) e maligni (carcinoma papillifero, carcinoma follicolare e carcinoma anaplastico, e il rarissimo carcinoma epidermoide, derivanti dall’epitelio follicolare; carcinoma midollare, di derivazione parafollicolare; sarcomi; linfomi non-Hodgkin), caratterizzati generalmente dal lento accrescimento e dall’assenza di segni di ipertiroidismo e, nel caso delle forme maligne, dalla scarsa aggressività.
Nell’ambito della diagnostica vengono utilizzati parametri di laboratorio (dosaggio di TSH, FT3, FT4) che consentono di valutare la risposta funzionale tiroide-ipofisi; si impiegano tecniche di imaging come l’ecocolordoppler e viene usato l’agoaspirato quando ritenuto necessario; la scintigrafia tiroidea permette di valutare il grado di funzionalità della ghiandola. La ricerca di anticorpi anti-tireoglobulina e anti-perossidasi permette di fare diagnosi di tiroidite di Hashimoto, una delle più frequenti patologie tiroidee, particolarmente comune nel sesso femminile.