BATTAGLI (Battaglia), Gozio
Nacque a Rimini, nella contrada di S. Agnese, da Balduccio - si ignora in quale anno -, e fu battezzato nella cattedrale.
Molto improbabile è la sua identificazione con il Gozio d'Orvieto, professore di diritto canonico e civile, che, negli ultimi anni del sec. XIII, fu inviato dal cardinale Matteo Rosso Orsini alla corte di Venceslao II di Boemia, dal quale ricevette l'invito a riformare le leggi del regno e ad organizzare lo Studio generale di Praga: il che, poi, non si realizzò, per l'opposizione dei consiglieri del re.
Il primo dato preciso che di lui ci rimane è la sua presenza, nel 1309, alla corte pontificia - di Avignone, come risulta da una delle schede raccolte nel sec. XVIII dal cardinale Garampi, custode dell'Archivio Segreto Vaticano, e conservate nella biblioteca Gambalunga di Rimini (citate da L. Tonini - che ne pubblica alcune nell'appendice alla Storia civile e sacra riminese - e dal Massera). L'anno seguente, sempre alla corte di Avignone, il B., doctor utriusque iuris, appare tra i difensori della memoria di Bonifacio VIII, nel processo contro di lui instaurato per le pressioni di Filippo il Bello.
Divenuto cappellano del cardinale Francesco Caetani, il B. godeva di un canonicato a Ravenna e di un priorato a Santarem (nella diocesi di Lisbona), quando Giovanni XXII, con una bolla del 13 nov. 1316, gli conferì anche il primo canonicato che si rendesse vacante nella Chiesa di Coimbra. E a Coimbra il B. lesse per cinque anni nello Studio generale, come afferma nella sua cronaca il nipote Marco Battagli, che in quegli anni gli visse vicino.
A partire dal 1321, sempre più spesso il B. appare nelle bolle di provisione di prebende, in qualità di giudice esecutore; e, dal maggio di quell'anno, lo si designa quale cappellano del papa. Dal 1323 è inoltre uditore di Sacro Palazzo, e compare in diverse sentenze. Con bolla del 28 luglio 1326, il canonicato di Coimbra gli veniva permutato con un altro a Palencia, mentre il 5 ottobre dello stesso anno gli si riservava una prebenda nella chiesa di Burgos.
Con l'avvento al pontificato di Benedetto XII cominciava per il B. il periodo di più rapida ascesa: fin dal dicembre 1334 il nuovo pontefice gli conferiva la nomina a suo cappellano commensale, che gli confermava subito dopo l'incoronazione, con una bolla del 9 genn. 1335. Con altra bolla dello stesso giorno, ricordando i rapporti di familiarità, risalenti al periodo precedente la sua elezione, che gli avevano dato modo di conoscere la cultura, l'onestà e la devozione del B., gli conferiva inoltre la "precentoria" della chiesa di Carpentras.
Il 14 giugno 1335 Benedetto XII nominava il B. patriarca di Costantinopoli: il patriarcato latino non era stato soppresso dopo il 1261, e, a partire dal 1314, vi era stato aggiunto il vescovato di Negroponte, che divenne residenza abituale del titolare. La consacrazione episcopale del B. ebbe luogo il 20 febbr. 1336, e al nuovo patriarca fu concesso il permesso di lasciare la curia. Il 22 giugno gli veniva assegnato il pallio. Il pontefice non rinunziava, però, a valersi della sua opera in Avignone: e il 20 febbr. 1338 il B. nominava suo vicario in spiritualibus il decano della chiesa di Negroponte.
Nel 1336 il B. compare anche fra coloro che erano stati incaricati da Benedetto XII di redigere la nuova costituzione dell'Ordine dei minori, promulgata il 28 novembre, mentre nello stesso periodo si occupava, insieme con altri professori di diritto canonico e civile, di redigere un nuovo formulario della Penitenzieria apostolica. Il B., insieme con l'arcivescovo di Embrun, Bertrando di Déaulx, veniva incaricato, nel 1337, di esaminare il caso di Lorenzo d'Ancona, inquisitore della marca anconetana, che aveva cassato le sentenze di condanna contro due personaggi anconetani "ribelli alla Chiesa", pronunciate dal predecessore Lorenzo di Mondaino. Le sentenze vennero riconosciute valide e Lorenzo d'Ancona condannato.
Il 14 luglio 1338 il pontefice gli affidava - insieme con Raterio di Miremont - una legazione per il Regno di Sicilia.
Nel settembre 1337 Pietro II d'Aragona era succeduto sul trono di Sicilia al padre Federico II, da cui già precedentemente era stato associato al trono, contro i patti del 1302. Alcuni passi tentati da Pietro presso la Santa Sede per ottenere l'investitura del Regno non avevano avuto alcun risultato: Benedetto XII era deciso sostenitore del guelfismo e degli Angioini, e la missione che egli affidava ora ai suoi legati non era di mediazione fra le due parti in guerra, ma di netto riconoscimento degli esclusivi diritti di Roberto d'Angiò. Una serie di bolle del 13 e 14 luglio conferivano ai nunzi estesi poteri, mentre si inviavano lettere ai baroni del Regno e alle città di Siracusa, Agrigento, Palermo, Messina, perché accogliessero i nunzi e ritornassero all'obbedienza verso la Santa Sede e re Roberto. Della missione abbiamo una estesa relazione degli stessi nunzi (edita dal Raynaldo).
Nel settembre il B. e Raterio erano a Reggio, e il 25 di quel mese inviavano in Sicilia alcuni frati minori per consegnare le lettere apostoliche al re Pietro e alle città siciliane e riferire poi sulle accoglienze avute. Ma, passato lo stretto, i frati non riuscirono neppure ad entrare in Messina: condotti dal conte Matteo Palizzi, che governava la città, ed espostegli le ragioni della loro missione, si sentirono rispondere che non solo a loro, ma ai legati stessi, e persino al papa in persona, sarebbe stato impedito l'accesso (e secondo alcuni cronisti siciliani gli stessi Messinesi, al vedere entrare in porto le galere che portavano i nunzi, con le insegne angioine, le avrebbero respinte). Il 3 ottobre, pertanto, Pietro era dichiarato decaduto da ogni diritto sulla Sicilia, che doveva ritornare in potere della Santa Sede, e quindi di Roberto, suo vassallo; i sudditi erano sciolti dal giuramento di fedeltà prestato a Pietro, e a questo si ingiungeva, sotto pena di scomunica, di effettuare la restituzione e presentarsi davanti ai legati, a Terracina, nel termine di due mesi. Trascorsi i quali, il 5 dicembre, il B. e Raterio scomunicavano, da Terracina, Pietro e i suoi consiglieri e fautori. Nel frattempo, il 18 dicembre, Benedetto XII procedeva alla creazione di sette cardinali, fra cui, unico italiano, il B.; la nomina gli veniva comunicata con una bolla del 19. Un'altra bolla dello stesso giorno, mentre esprimeva al B. la soddisfazione del pontefice per la sollecitudine da lui dimostrata nella questione siciliana, lo esortava a concluderla quanto prima e a presentarsi ad Avignone al più tardi alla metà di marzo. Malgrado tale invito, però, la missione si prolungava: il 9 gennaio, sempre da Terracina, i legati pronunciavano la scomunica contro alcuni notabili del Regno, fautori di Pietro, contumaci, e l'interdetto contro l'isola. Un nuovo termine di comparizione veniva fissato, dapprima per il 15 febbraio a Benevento, poi per il 5 aprile a Roma, nella basilica di S. Pietro; e qui pertanto, il 6 aprile, veniva solennemente ribadita la condanna di Pietro di Aragona e dei suoi seguaci. Conclusa così la nunziatura, il 5 maggio 1339 il B. poteva finalmente entrare in curia, insieme con Pietro di Rouen (il futuro Clemente VI) anch'egli assente da Avignone al tempo della nomina. Il 12 maggio gli veniva assegnato il titolo di S. Prisca, ossia quello che era già stato di Benedetto XII (Giacomo Fournier) al tempo del suo cardinalato.
Già dal 16 febbraio erano stati conferiti al B. l'arcidiaconato di Bibriesca nella chiesa di Burgos, l'arcidiaconato di Conflant nella chiesa di Elne, e altre prebende a Tarragona e a Valenza. In questi stessi anni egli si occupò anche di fondare nella sua patria alcune cappelle e di dotarle: nel 1340 una cappella intitolata a S. Prisca, nella chiesa cattedrale di Rimini, per la quale istituiva, il 14 ag. 1342, due cappellanie perpetue, e otteneva da Clemente VI, il 16 agosto, alcune indulgenze; una intitolata a S. Maria nella chiesa dei frati minori, ed una nella chiesa di S. Agnese, dedicata a S. Stefano Protomartire: ed anche a queste il papa, il 27 ag. 1345, concedeva indulgenze.
Il 16 ag. 1345 il B. redigeva il testamento, che è conservato in copia autentica del 1366 nell'Archivio Capitolare di Rimini (ed è edito da L. Tonini, app. n. 103, pp. 165 ss.): in esso stabiliva lasciti per diverse chiese di Avignone e di Rimini e per le cappelle da lui fondate; nominava eredi i nipoti; disponeva che le sue esequie avvenissero nella chiesa di S. Francesco ad Avignone e che le sue ossa fossero quindi trasportate a Rimini e tumulate nella cappella di S. Maria da lui fondata nella chiesa dei francescani. Il B. compare ancora in documenti del 1346 e 1347. Morì nel 1348, in data anteriore al 18 luglio (secondo C. Eubel, Hierarchia..., p. 46, il 10 giugno), e fu sepolto secondo il suo desiderio, come testimonia il nipote Marco.
Fonti e Bibl.: Regestum Clementis Papae VI, VI, Romae 1885, n. 7505; Tables des Registres de Clément V..., a cura di Y. Lanhers e C. Vogel, Paris 1957, n. 10486; Jean XXII, Lettres communes, a cura di G. Mollat, Paris 1904-1946 (v. Index nominum, XV coll. 326 s.; XVI, coll. 451 s.); Benoit XII, Lettres closes, patentes et curiales se rapportant à la France, a cura di G. Daumet, Paris 1899, nn. 187, 409, 805; Id., Lettres closes... intéressant les pays autres que la France, a cura di J.-M. Vidal e G. Mollat, Paris 1913-1950 (v. Index nominum, col. 30); Id., Lettres communes, a cura di J.-M. Vidal, Paris 1902-1910(III, Index nominum personarum et locorum, p. 99: ma i nn. 6604-6605 sono da correggere in 6609-6613); Id., Lettres, Textes et analyses, a cura di A. Fierens, Rome-Bruxelles-Paris 1910, nn. 510, 649, 458; Clément VI, Lettres closes... se rapportant à la France, a cura di E. Déprez, J. Glénisson, G. Mollat, Paris 1901-1961, nn. 343, 1130, 1131, 2655; Suppliques de Clément VI, a cura di U. Berlière, Rome-Bruges-Paris 1906, nn. 309, 442; Le suppliche di Clemente VI, a cura di T. Gasparrini Leporace, I, Roma 1948, nn. 90-92, 107, 312, 393, 431; C. Eubel, Bullarium Franciscanum, Romae 1898, V, n. 630; VI. nn. 57, 87, 93, 336; Histoiredu differend d'entre le pape Boniface VIII et Philippe le Bel roy deFrance..., Paris, 1655, pp. 370 ss. e passim; O. Raynaldus, Annales ecclesiastici ab anno 1198 ubi desinit card. Baronius, VI, Lucae 1750, ad a. 1335, n. 63; ad a. 1336, n. 65; ad a. 1339, nn. 44 ss.; Bibliotheca Scriptorum qui res in Sicilia gestas sub Aragonum imperio retulere, a cura di R. Gregorio, II, Panormi 1792, pp. 252 ss., 277 ss.; Die Königsaaler Geschichts-Quellen..., a cura di J. Loserth, in Fontes Rerum Austriacarum, I, 8, Wien 1875, pp. 129 ss.; Marco Battagli, Marchia, in Rer. Italic. Script., 2 ediz., XVI, 3, a cura di F. Massera, pp. VIII ss. e passim, p. 67; S. Baluzius, Vitae Paparum Avenionensium, Paris 1914-1922, I, pp. 206, 211 ss., 231, 238, 274 ss.; II, pp. 219, 313-315; IV, pp. 29, 36; I. La Lumia, Matteo Palizzi, Palermo 1859, pp. 44 ss.; L. Tonini, Storia civile e sacra riminese, Rimini 1880, IV, pp. 499ss. e passim; Appendice, nn. 85, 88, 92-94, 98, 99, 102-104; C. Tonini, La coltura letteraria e scientifica in Rimini, Rimini 1884, I, pp. 5 ss. e passim; C. Eubel, Hierarchia Catholica..., I, Monasterii 1913, pp. 17, 46, 206; G. Lizerand, Clément V et Philippe IV le Bel, Paris 1910, p. 194; F. Giunta, Aragonesi e Catalani nel Mediterraneo, I, Palermo 1953, p. 37; II, ibid. 1959, p. 35; C. Schmitt, Un pape réformateur et un défenseur de l'unité de l'Eglise. Benoît XII, Florence 1959, pp. 7, 85, 314, 351; B. Guillemain, La cour pontificale d'Avignon, Paris 1962, pp. 185, 191, 214, 515.