MORRIS, Gouverneur
Diplomatico e uomo politico nordamericano, nato il 31 gennaio 1752 a Morrisiana (nell'odierno territorio della città di New York), dove morì il 6 novembre 1816. Dal 1771 esercitò l'avvocatura. Superando i suoi pregiudizî aristocratici, si unì, per propugnare l'indipendenza americana, ai whigs. Inviato a sedere al Congresso continentale, fu capo della commissione creata per incontrarsi con i commissarî inviati da lord F. North nel 1778 e propose la risoluzione, approvata all'unanimità dal congresso, di non iniziare trattative di pace se prima non fosse stata riconosciuta l'indipendenza delle colonie. Dal 1781 al 1785 fu vicesoprintendente delle finanze con Robert Morris; e in tale qualità propose la creazione d'una moneta decimale e i nomi di dollaro e cent; proposta che, con qualche modificazione di T. Jefferson, forma la base del sistema monetario nordamericano. Rappresentò la Pennsylvania alla Convenzione costituzionale del 1787 dove combatté la schiavitù come una calamità e prese viva parte alle discussioni sulla costituzione, sostenendo idee aristocratiche: diritto di voto ai soli proprietarî, senato a vita nominato dal presidente, rappresentanza degli stati al senato proporzionata alla loro importanza. Delle sue proposte però, soltanto quella di concedere il diritto di veto al presidente e di non far nominare il presidente dai deputati furono accolte. Al M. spettò il compito di dare la forma definitiva alla nuova costituzione. Nel 1788 si recò in Europa per sorvegliare l'esecuzione dei contratti conclusi con i Fermiers-Généraux e si trovò così a Parigi allo scoppio della rivoluzione. Ricevuto con favore nei salotti aristocratici, poté seguire lo svolgersi degli avvenimenti; rendendone conto nel suo Diario e nelle sue lettere mostra per lo più acume e solido buon senso, ma non sa sottrarsi alle sue simpatie aristocratiche; e più tardi, la sua avversione per gli uomini della rivoluzione francese si estese anche a Napoleone, che non comprese né apprezzò: prova, il discorso da lui tenuto nel giugno 1814 sulla liberazione dell'Europa dal giogo militare. Nonostante le sue antipatie per la rivoluzione, G. Washington lo nominò nel 1792 ministro degli Stati Uniti a Parigi, ed egli fu l'unico diplomatico rimasto al suo posto durante il Terrore. Solo nell'autunno del 1794 fu sostituito con J. Monroe, il futuro presidente della Confederazione. M. non rientrò in patria, ma continuò a viaggiare per l'Europa, visitando corti e salotti, uomini politici ed emigrati: e cercò invano d'ottenere dal ministro degli Esteri austriaco F. M. v. Thugut la liberazione di Lafayette dalla prigionia di Olmütz. Tornato a New York nel 1798, riprese l'esercizio della sua professione e fu membro federalista del senato dal 1800 al 1803. Avversò vivamente la guerra navale del 1812 tra Stati Uniti e Inghilterra, e negli ultimi anni di sua vita s'interessò al canale tra il lago Erie e il fiume Hudson, che però fu aperto soltanto vent'anni dopo la sua morte.
Bibl.: The Diary and Letters of G. M., editi da A. C. Morris, voll. 2, New York 1888; J. Sparks, Life of G. M., voll. 3, Boston 1832 (il I volume contiene la vita, il II e il III scritti e discorsi diversi del M.); A. Langel, Un témoin américain de la Révolution française, in Revue des Deux Mondes, 1° settembre 1899, pp. 165-195; Th. Roosevelt, G. M., Boston 1900.