Scrittore svizzero (Zurigo 1819 - ivi 1890). Notevolissima personalità della letteratura svizzera in lingua tedesca, dopo un faticoso esordio divenne uno degli autori in lingua tedesca più popolari; è anzi uno dei pochissimi, accanto a Goethe, Schiller, Heine, che abbiano conosciuto vasta fama anche fuori dell'area linguistica tedesca, a prova della ricchezza dei suoi interessi e della accessibilità della sua scrittura, che sa andare all'essenziale senza nulla concedere all'artificio. Il celebre romanzo autobiografico Der grüne Heinrich (4 voll., 1854-55) è la storia di un artista fallito in cui chiaramente si avvertono le istanze realistiche. K. è noto anche per le sue novelle (Die Leute von Seldwyla, 1856; Züricher Novellen, 1877).
K. si rivolse in un primo tempo alla pittura, in specie a quella paesaggistica. Espulso giovanissimo dalla scuola, in gravi ristrettezze economiche, riuscì ugualmente a recarsi a Monaco nel 1840, e ivi rimase fino al 1842 con l'intento di perfezionarsi in un ambiente meglio disposto a favorire le arti e i suoi cultori. Ma a Monaco conobbe quasi esclusivamente l'amarezza della solitudine e della miseria e, fatto più grave, la progrediente persuasione delle sue mediocri attitudini alla pittura. Tornato a Zurigo, cominciò a rendersi conto di attitudini più autentiche alla poesia; pubblicò nel 1846 le sue prime liriche (Gedichte), non insensibili ai modelli forniti dagli emigrati politici tedeschi in Svizzera, ma in pari tempo legate a un forte e spiritualizzato sentimento della natura. Nel 1848 ottenne una borsa di studio che gli consentì di frequentare per due anni l'università di Heidelberg. Qui, soprattutto sotto l'influsso di Feuerbach, K. compì le scelte decisive, con l'adesione piena a una concezione immanentistica del mondo che, fuori da ogni residuo adescamento romantico, si risolse per lui in una ottimistica e fattiva adesione alla vita e alla realtà. Trovato ormai il proprio orientamento, gli anni più fecondi per la sua produzione furono i cinque successivi (1850-55), che trascorse a Berlino dove scoprì il proprio eccezionale talento di narratore. Compose infatti a Berlino la prima stesura del già citato romanzo autobiografico Der grüne Heinrich e il primo volume della già citata raccolta di novelle Die Leute von Seldwyla, e concepì altre novelle che avrebbero fatto parte di cicli successivi; a quegli anni risale cioè la parte essenziale delle opere che fanno la fama di K. narratore e lo collocano fra i maggiori del suo secolo. Der grüne Heinrich è la storia di un artista fallito, ricca di confessioni, pervasa di problemi e insieme resa viva dal ricordo di vicende e di personaggi reali, tanto da ampliarsi a poco a poco in un vero Bildungsroman, nella più goethiana delle accezioni, cioè riverbero, sulla traccia di un destino personale, di valori eterni della natura e dell'umanità. In una nuova edizione del romanzo, radicalmente rielaborata (1879-80), alla terza persona l'autore sostituì la prima, con più immediata partecipazione alla vicenda; inoltre la forma si fece più salda e più obiettiva, lo stile più uniforme, mentre le istanze realistiche si facevano più chiaramente avvertire. Die Leute von Seldwyla (che ebbe una seconda edizione ampliata nel 1873-74) è una raccolta di novelle ambientate in una stravagante e frivola città di provincia, raccontate con rara maestria, in un tono ora ironico ora amorevolmente aderente alla realtà; fra l'altro, Romeo und Julia auf dem Dorfe è unanimemente considerata una delle più perfette novelle in lingua tedesca, per la stupenda fusione di realtà e di simbolo, di immagine e di implicazione ideologica. Nel 1861 K. finalmente ottenne un impiego pubblico, come cancelliere del cantone di Zurigo, che, se gli fornì l'agognata sicurezza per l'esistenza, d'altro lato gli impedì di scrivere con l'intensità degli anni precedenti. Dopo alcuni anni di silenzio, nel 1872 pubblicò le Sieben Legenden, recupero fra l'ironico e il malizioso di una serie di leggende medievali; indi nel 1877 le già segnalate Züricher Novellen (2 voll.), testimonianza di amore per la storia patria, sposato per lo più felicemente a un certo pedagogismo borghese. Seguì nel 1881 Das Sinngedicht, raccolta di novelle inserite in un racconto-cornice; infine, nel 1886, uscì il nuovo romanzo Martin Salander, ancora una biografia ove però, rispetto al Grüner Heinrich, troppo pressanti si fanno le preoccupazioni di ordine didascalico perché la narrazione fluisca secondo le sue autonome norme.