GOSSAERT, Jan (Johannes Malbodius, Jennin de Maubeuge), detto Mabuse
Pittore, nato a Maubeuge verso il 1480, morto probabilmente a Middelburg tra il 1533 e il 1536. Non se ne ha notizia prima del 1503, anno in cui risulta iscritto come maestro ad Anversa. Nel 1508 accompagnò a Roma l'ambasceria inviata dall'imperatore Massimiliano a papa Giulio II. Visitò Verona, Firenze e Roma, ritornò quindi in Olanda col suo protettore, Filippo di Borgogna, alla cui corte viveva anche il pittore veneziano Iacopo de Barbari. Morto Filippo, il G. passò al servizio di Adolfo di Borgogna, signore di Vere. Pittore e particolarmente ritrattista aulico, lavorò anche per Margherita d'Austria e per la famiglia reale di Danimarca, allora in esilio nei Paesi Bassi. Della sua prima maniera, ancora goticheggiante, e che seguita le precedenti tradizioni olandesi, sono i capolavori: l'Adorazione dei Magi della Galleria Nazionale di Londra e il S. Donaziano del Museo di Tournai. Poi, attraversando un periodo d'influenza del Dürer, l'arte del G. è sempre più penetrata dal Rinascimento italiano, risentendo, specialmente nel paesaggio, di Leonardo. Al principio di questo periodo viene attribuito (circa 1510) il preziosissimo "trittico Malvagna" del Museo di Palermo, dipinto con finezza di miniatore, ricordando la maniera di Gerard David. Il nome del G. si trova nella miniatura della Disputa di S. Caterina nel Breviario Grimani (Venezia, Bibl. Marciana). A tempo più inoltrato appartengono il S. Luca che ritrae la Madonna, del 1515 (Praga, Museo), il Nettuno e Anfitrite, ispirato al Dürer (1516, Museo di Berlino), una Danae e una Madonna (1527, Monaco, Museo), ecc. Il G., secondo il Guicciardini, fu "il primo che portò d'Italia l'arte del dipingere historie e poesie con figure nude", ma egli, contrariamente ai suoi predecessori del sec. XV, poco riuscì a esprimere le intime commozioni. Fu uno dei migliori ritrattisti dell'epoca. La sua tecnica, rimasta fiamminga nonostante l'influenza italiana, discende dai grandi maestri del sec. XV. Dipinti del G. si trovano in varie gallerie, ma ve ne sono molte apocrife. Lasciò anche incisioni in legno e in rame.
Bibl.: M. Gossart, J. G. de M., Lilla 1902; E. Weiss, Y. G. genannt Mabuse, Parchim 1913; Winkler, in Thieme-Becker, Künstler-Lexikon, XIV, Lipsia 1921; M. J. Friedländer, Die altniederl. Malerei, VIII, Berlino 1930; Gh. de Boom, in Revue de l'université de Bruxelles, 1931, p. 300 segg.