GORTINA
. Città meridionale di Creta, situata sulle rive del Leteo (odierno Geropótamos), a metà circa dell'ampia vallata di Messará. Le sue rovine si estendono fra l'odierno villaggio di Hágioi Déka e quello di Mētrópolis, mentre di là dai monti meridionali (Asteroúsia; oggi Kátō ríza), sulle sponde del mare libico, si trovano gli avanzi di Lebena (Lénta), l'antico porto di Gortina.
Citata da una quantità di autori classici (Γόρτυνς, Γόρτυς, Γορτῦνα, Κόρτυς), chiamata dai poeti ora Λάρισα ora Κρημνία ora ‛Ελλωτίς, e lodata con gli attributi di "sacra" e di "ben cinta di mura", Gortina fu meta di viaggiatori e di studiosi dal Rinascimento ai giorni nostri. Ma la rivelazione di Gortina era riserbata alla Missione archeologica italiana, la quale ne iniziò gli scavi e lo studio nell'ultimo quarto del secolo scorso, sotto l'auspicio fortunato della scoperta dell'antico codice gortinio (v. appresso), trovato da F. Halbherr nel 1884.
Storia. - La leggenda attribuisce la fondazione di Gortina ora agli Achei di Amicle e ai Minî di Imbro e di Lemno, ora all'arcadico Górtys, fratello di Cidone, fondatore eponimo di Cidonia; e tende a collocare gl'inizî della città verso il principio del primo millennio a. C. In realtà Gortina dové essere più di una volta colonizzata da genti della Grecia pre-dorica e dorica; ma è certo che le prime origini di vita in questo luogo della Messará risalgono fino ai tempi della civiltà minoica.
Le più antiche notizie su Gortina, a parte la leggenda e i residui di età minoica, derivano da quelle caratteristiche iscrizioni (circa sec. VII a. C.) che vennero trovate durante gli scavi del Pýthion. In quell'epoca sembra che i Gortinî non conoseessero l'uso della moneta, ma commerciassero mediante oggetti metallici (tripodi e lebeti) e animali domestici. Ben maggiore copia di notizie per il sec. VI-V si ricava dalla Grande Iscrizione e dai testi a essa coevi (v. appresso). Per l'età ellenistica, oltre alle iscrizioni, ci aiutano le fonti letterarie.
Nel sec. IV Gortina combattè contro Cnosso, e nel III le si alleò nella guerra contro Lýttos. Vi furono lotte civili fra i giovani e i vecchi Gortinî e nel 220, distrutta Lýttos, Gortina combatté contro Filippo e gli Achei, mentre d'altra parte era legata con trattati d'alleanza a Láppa (detta oggi anche Lámpē), Hierápytna (oggi Hierápetra e Príansos. Sulla fine del sec. III Tolomeo Filopatore cominciò a fabbricare ai Gortinî nuove mura, il che dimostra una stretta relazione fra la Creta centrale e l'Egitto. Nel 189, dopo la sconfitta di Antioco III e la vittoria dei Romani, Annibale si rifugiò a Gortina dove gli fu teso un inganno; e in quell'anno stesso vi si recarono i messi dell'ammiraglio romano Q. Fabio Labeone, i quali solo a Gortina fra le città di Creta trovarono ascolto. Poco dopo (185-84) Gortina combatté contro Cnosso e Cidonia, essendo invece amica di Lüttos e di Raũkos; e strinse, insieme con le altre città del κοινὸν τῶν κρηταιέων, un trattato di alleanza con Eumene II di Pergamo. Per tutto il sec. II e per il primo quarto del I seguitò per Gortina la solita vicenda di trattati e di lotte con le città dell'isola e con alcuni stati greci, fra i quali Rodi.
A capo dello stato gortinio stava il eollegio dei cosmi fino a 6 di numero (ma in un'iscrizione del sec. II-III eccezionalmente 11), eletti dallo σταρτός, cioè dal complesso dei fileti atti alle armi. Presidente dei cosmi era il protocosmo; vi erano poi cosmi con speciali attribuzioni, come ad esempio il cosmo ξένιος, una specie di ministro degli Esteri, il quale aveva sotto la sua tutela anche gli schiavi liberati. Delle varie tribù dalle quali ogni anno secondo un ordine stabilito si eleggevano i cosmi, compaiono a Gortina, oltre quella dorica dei Δυμᾶνες, le tribù prettamente cretesi degli Αὐτολῆται e degli Αἰϑαλεῖς. A Gortina (e a Lebena) si trova anche il gruppo 'Αρχήια, la cui qualità di tribù è stata forse con ragione affermata. Anche a Gortina i cosmi erano assistiti da un senato (βωκά) e da un'assemblea (ἐκκλησία) la quale per deliberare validamente doveva raggiungere il numero di 300. Si ha poi notizia di altri magistrati, fra i quali si possono ricordare certi πρείγιστοι e certi ὦροι che compaiono in un trattato del secolo III a. C. fra Gortina e Gau̇dos (v. gozo) e sembrano avere l'incarico di tutelare gl'interessi di Gortina in quella terra a essa sottoposta. Varie divinità erano adorate a Gortina, ma specialmente Apollo Pizio, al quale apparteneva il tempio più antico della città. Di associazioni religiose si può ricordare il tiaso dei Priapisti.
Dopo che già la potenza romana aveva cominciato ad affermarsi in Creta, Metello, avendo conquistato Gortina nel 67 a. C., la fece capitale della provincia cretese. Nell'ordinamento augusteo Gortina fu metropoli della provincia di Creta e Cirene (27 a. C.), sede dei proconsoli che vi si succedettero per tutti i primi tre secoli dell'Impero, e di una numerosa e ricca colonia romana. Divisa sotto eostantino la Creta da Cirene, Gortina rimase capitale dell'isola sotto il governo di un consolare, ma i suoi bei tempi erano ormai passati. La vita della città continuò ancora diventando man mano più misera finché nel sec. VII, sotto l'impero di Bisanzio pare si estinguesse del tutto.
Topografia. - L'esplorazione e gli scavi di Gortina, iniziatisi nel 1884, si debbono esclusivamente alla Missione archeologica italiana in Creta, cioè a Federico Halbherr e ai suoi scolari. I più antichi residui di vita si trovano sul colle detto Bólakas e su quello più elevato corrispondente all'acropoli: alture sulle quali furono rinvenuti oggetti di età preistorica; poi le abitazioni doverono estendersi man mano verso la pianura. E si dispose quest'antica città, ormai divenuta greca, intorno al santuario del suo massimo iddio, Apollo Pizio: culto parente di quello delfico, ma certamente legato a più antiche tradizioni cretesi. Poche sono, oggi, le tracce di Gortina greca, sia perché numerose trasformazioni essa dové subire in età romana e poi giù giù attraverso i secoli, sia perché una buona estensione della città romana stessa è ancora sotto terra, pur tuttavia alcuni residui, e abbastanza chiari, ci sono. Uno di essi è conservato nel Pýthion. Questo edificio, le cui rovine sono in località Bíglais, consisteva anticamente in una semplice cella rettangolare, simile al tempio più antico di Asclepio a Lebena e ad altre costruzioni primitive; nelle sue pareti si trovavano incisi quei testi di legge, i cui frammenti - messi in luce dagli scavi - sono fra i più antichi documenti della scrittura greca. In età ellenistica il tempio fu accresciuto di un pronao, nel quale trovarono posto altri notevoli testi di carattere pubblico; in età romana si fecero nuove modificazioni e aggiunte, dividendo l'interno del tempio in tre navate, aprendo un'abside nella parete di fondo, costruendo l'altare davanti al pronao, e arricchendo l'edificio di numerose statue marmoree. Altra parte assai notevole di Gortina ellenica è il quartiere dell'agorà, che sappiamo essersi trovato ai piedi delle due alture ricordate, ma che non è stato ancora completamente rimesso in luce. In esso si trovava l'antico edificio rotondo cui appartenne in origine la Grande Iscrizione e ivi sorse poi quell'edificio ellenistico nel quale l'iscrizione fu ricostruita: edificio che, trasformato in Odeon, fu da Traiano restaurato nell'anno 100, come ci fa sapere un'iscrizione. Intorno all'Odeon e nella vicina basilica cristiana di San Tito furono trovati numerosi avanzi di edifici ellenici e romani e molte importanti iscrizioni. Di età ellenistico-romana è il santuario delle divinità egizie, situato non lontano dal Pýthion, e dal quale vennero alla luce epigrafi e statue, fra cui quelle della triade Iside-Serapide-Ermanubide. Sui residui ellenici si estese, vasta, ricca, grandiosa, la città romana, per la quale fu messa a larga contribuzione la latomia situata a ovest della città, oggi detta Labirinto. Innanzi tutto, il palazzo dei governatori, il Pretorio - scavato solo nella parte meno antica - con statue marmoree e con non poche iscrizioni, relative quasi tutte a illustri personaggi vissuti alla fine del sec. IV sotto il governatore di Creta Icumenio Dositeo Asclepiodoto. Adiacente al Pretorio è il Ninfeo (della fine del sec. II d. C.), dal quale uscirono numerose sculture e la bella epigrafe di A. Larcio Lepido Sulpiciano (67-68 d. C.), ivi messa in opera in tempi posteriori. Poi le terme, il teatro, lo stadio; e, sul pendio dell'acropoli, verso l'agorà, un altro teatro romano. Avanzi di acquedotti e altri ruderi affiorano intorno alla città, là dove una volta erano i sobborghi (Latósion, Aulōn, ecc.). La città romana, a diverse riprese funestata dai terremoti e quindi varie volte ricostruita, si continuò nella città cristiana, fra i cui avanzi sono notevoli la basilica di San Tito e quella del Maurópapa. Più tardi i Veneziani lasciarono alla città la loro impronta. (V. tavv. XCIX e C).
Le Tavole di Gortina. - Alla Grande Iscrizione di Gortina, la regina delle iscrizioni greche, è legato il nome di F. Halbherr, che nel 1884 la scoprì. Copiatane una parte, a costo di grandi disagi (sull'iscrizione scorrevano le acque di un molino), l'Halbherr, dovendo lasciare Creta, comunicò la scoperta all'epigrafista germanico Ernesto Fabricius, e lo incaricò di salvare il resto, convenendo che l'iscrizione sarebbe stata pubblicata contemporaneamente in Italia e in Germania, come avvenne. In seguito l'Halbherr, aiutato dai suoi scolari, mise in luce nuovi testi attigui e affini a quello della Grande Iscrizione e quest'ultimo rivide e sistemò. L'insigne monumento (v. anche Creta, XI, p. 850 seg.) che si trova un poco a O. del villaggio di Hágioi Déka nel luogo che corrisponde al mercato (agorà) della città antica, consiste di 12 colonne di scrittura arcaica bustrofedica, incisa nella parete interna di un muro leggermente concavo e composto di quattro strati di blocchi calcarei. In origine l'iscrizione non si trovava dove ora la vediamo, ma era inclusa - insieme con i testi affini - in un edificio di carattere pubblico (forse il Pritaneo?). Nell'età ellenistica il grande testo fu trasportato altrove, e per facilitare la sua ricostruzione lo si provvide di una doppia numerazione, orizzontale per i blocchi e verticale per le colonne: numerazione che si può attribuire al sec. I circa a. C. Più tardi ancora, avendo i Romani trasformato in Odeon l'edificio ellenistico nel quale la Grande Iscrizione si trovava, quest'ultima rimase inclusa in un ambulacro. La superficie iscritta doveva essere molto più estesa di quella che ci è rimasta; perché la numerazione di un blocco sporadico ci dimostra che a sinistra della Grande Iscrizione dovevano trovarsi almeno altre 8 colonne di scrittura. Tangente alla rotonda della Grande Iscrizione è un muro iscritto (il Muro settentrionale) di età un po' più recente, e tutto intorno nei muri dell'Odeon si trovano numerosi altri testi. Redatte nell'antico dialetto gortinio - lingua dorica rude e vigorosa - la Grande Iscrizione e le iscrizioni affini possono essere attribuite alla fine del secolo VI o, meglio, alla prima metà del V, e contengono, a quanto pare, una nuova redazione di leggi già esistenti, che in seguito subì a sua volta modificazioni e aggiunte (i testi più recenti del Muro Settentrionale, e altri). Dell'antico codice gortinio la Grande Iscrizione ci presenta un solo capitolo relativo al diritto privato (libertà o meno di un individuo, violenza su persone, divisione del patrimonio per divorzio o per morte, condizione dei figli nati dopo il divorzio, successioni ed eredità, donazioni, ecc.). Queste leggi ci rivelano un grado di sapienza giuridica notevolmente alto, e importantissimi sono i confronti tra questa e le altre legislazioni classiche: importanza giuridica non meno che linguistica e paleografica.
Bibl.: O. Gilbert, Griech. Staatsaltert., II, Lipsia 1885, p. 216 segg.; R. Paribeni, in E. De Ruggiero, Dizion. epigraf.; H. Bürchner, in Pauly-Wissowa, Real-Encycl., VII, coll. 1665-1671; G. Busolt, Griech. Staatskunde, II, Monaco 1926, p. 745 segg. - Per le tavole di Gortina, vedi: D. Comparetti, in Museo Ital., ant. class., I (1885), p. 233 segg.; E. Fabricius, in Ath. Mitt., IX (1885), p. 363 segg.; D. Comparetti, in Mon. Ant., III (1893), n. 151 (dopo una nuova revisione dell'Halbherr); R. Dareste-B. Haussoullier-Th. Reinach, Recueil Inscr. Iur. Gr., I, n. 17; F. Blass in Collitz-Bechtel, Samml. d. griech. Dialektinschr., n. 4991; J. Kohler e E. Ziebarth, Das Stadtrecht von Gortyn, Gottinga 1912; E. Schwyzer, Dial. Graec. exempla epigr., Lipsia 1923, n. 179; M. Guarducci, in Riv. Ist. Arch., III (1931), p. 7 segg. (il blocco isolato con numerazione più alta). - Per i testi vicini alla Grande Iscrizione: Blass, op. cit., n. 4992 segg.; E. Schwyzer, op. cit., n. 179ª segg. - Per l'edificio dell'Odeon: L. Pernier, in Annuar. Scuola At., VIII-IX (1925-26), p. i segg. Per la topografia: F. Halbherr, in Mon. Ant. Lincei, I (1890), col. 9 segg.; L. Savignoni, ibid., XVIII (1907), col. 181 segg.; B. Pace, L. Pernier, G. Oliverio, in Ann. Scuola At., I (1914), p. 372 segg.; A. Maiuri, G. Bendinelli, ibid., pagine 119 segg., 149 segg.; G. Karo, in Pauly-Wissowa, Real-Encycl., XI, col. 1800 seg.; L. Pernier, in Ann. Scuola Atene, 1925-26, citato; M. Guarducci, in Riv. Ist. Arch., I (1929), p. 143 segg.; Rendiconti dei Lincei, passim.