GORIZIA
(XVII, p. 555; App. I, p. 682).- Il trattato di Parigi del 10 febbraio 1947 ha fatto di Gorizia una città di frontiera assegnando alla Iugoslavia, allo scopo di assicurarle il completo possesso della ferrovia carsico-isontina di Piedicolle, i sobborghi di Salcano, Moncorona, S. Pietro, Vertòiba, Mernia, con le stazioni di Monte Santo e S. Marco, le sorgenti dei due acquedotti urbani, il vecchio cimitero e quello ebraico, il sanatorio, il bosco di Panovizza. La città ha conservato, insieme con la stazione centrale sulla linea Udine-Monfalcone e con l'aeroporto, tutti i sobborghi sulla destra dell'Isonzo, compreso l'ossario di Oslavia. In complesso Gorizia, che nel 1936 contava 39.317 ab. residenti nel centro urbano, perde un ottavo della sua popolazione.
Provincia. - Il nuovo confine ha staccato dalla città di Gorizia la maggior parte della sua provincia, incorporandone nella Iugoslavia circa 2494 km4. su 2724 e circa 129.000 ab. sui 200.152 residenti nel 1936. Si tratta dell'alta e media valle dell'Isonzo, ricca di risorse forestali, zootecniche ed idroelettriche (impianti di S. Lucia-Dòblari e Canale-Plava), coi centri di Plezzo, Caporetto, Tolmino e Canale; degli altopiani di Idria, di Tarnova e della Bainsizza, importanti per la produzione del mercurio e del carbone vegetale, coi centri di Cìrchina, Idria e Chiapovano; della vallata agricola del Vipacco coi centri di Aidùssina e Vipacco; e, in parte, delle colline vitifere del Collio e del Carso propriamente detto. Privata di questo territorio, che, sebbene abitato da Sloveni, gravita naturalmente su di essa, Gorizia ha conservato la parte prevalentemente pianeggiante della vecchia provincia - dotata di una fertile agricoltura e di una densa popolazione - coi centri di Cormons e Gradisca. Ad essa si è aggiunta quella porzione, agricolo-industriale, della provincia di Trieste, rimasta all'Italia, coì centri di Monfalcone e Grado sicché la nuova provincia di Gorizia ha un'area di circa 475 kmq e circa 128.155 ab. (31 dic. 1947), quasi tutti Italiani.
Storia. - Dopo l'8 settembre 1943 i Tedeschi la presidiarono con truppe di collaborazionisti serbi e sloveni, che dimostrarono la loro ostilità all'Italia, tra l'altro distruggendo il monumento ai caduti dalla prima Guerra mondiale. La sua posizione la rendeva particolarmente adatta ai collegamenti con i centri di resistenza militare della selva di Tarnova; ebbe perciò organi del CLN e dell'OF sloveno. Alla fine di aprile del 1945, ritiratisi i Tedeschi, si svolsero nella città scontri tra i "cetnici" serbi in ritirata oltre l'Isonzo ed il CVL del CLN. Poi sopravvennero le truppe di Tito che incorporarono Gorizia nella Slovenia. In questo periodo, oltre 1800 Italiani furono deportati, tra questi due membri del CLN (L. Olivi e A. Sverzutti), dei quali non si è saputo più nulla. Il 12 giugno subentrò il governo militare anglo-americano; solo il 15 settembre 1947 la città fu riconsegnata alle autorità italiane. Da ricordare il tentativo del governo iugoslavo di ottenere la città, offrendo in cambio la sovranità italiana su Trieste.