GORGONA (A. T., 24-25-26)
Isola dell'Arcipelago Toscano, la più settentrionale del gruppo, posta a 43° 25′ 40″ lat. N. e 9° 55′ long. E. a 37 km. da Livorno di cui rimane poco a sud e che ne rappresenta lo scalo costiero più prossimo. L'isola ha un'area di kmq. 2,23. Interamente montuosa e costituita da formazioni gneissiche di natura scistosa, essa si presenta dirupata e quasi a picco nella parte occidentale e degradante invece in ondulazioni più lievi verso quella orientale la cui costa forma anche alcune insenature più pronunziate una delle quali, la Cala dello scalo, ne costituisce l'approdo atto ad accogliere solo piccole imbarcazioni. La sommità dell'isola o Punta Gorgona, ove sorge il Semaforo, a 350 m. dalla costa occidentale si eleva 255 m. s. m.
Al pari delle altre isole dell'Arcipelago, la Gorgona, l'antica Urgon, fu nei primi secoli dell'era volgare luogo di ritiro e asilo per i monaci e per i cristiani sfuggiti alle persecuzioni. Varî monasteri vi sorsero per opera particolarmente dei benedettini, cui i papi a più riprese concessero onori e privilegi che ne accrebbero la fama e la ricchezza, proveniente in parte dalle cospicue donazioni loro fatte da signori della Corsica. Nel 1283 i Pisani l'occuparono e vi eressero un fortilizio (l'attuale Torre Vecchia, presso il semaforo); ma per le proteste dei monaci dovettero abbandonarlo e limitarsi a concedere al monastero la loro protezione. Nel 1374 passò ai certosini che, per i consigli di S. Caterina, si adoperarono a migliorarne le condizioni; ma in seguito alle continue molestie dei corsari cui erano esposti, essi l'abbandonarono ritirandosi a Calci, alla cui Certosa il convento della Gorgona fu riunito nel 1425. Passata Pisa sotto il dominio di Firenze, questa diede l'isola in affitto a privati, con obbligo di farvi delle piantagioni, e nel 1518 ne investì col titolo di marchese il capitano della flotta pontificia Paolo Vettori per la protezione di cui aveva coperto le coste toscane. I granduchi Medicei provvidero alla sua difesa erigendovi opere fortificatorie e mantenendovi un presidio, senza per altro che i certosini rinunziassero ai loro diritti. Nel 1701 essi ottennero di rientrarne in possesso, obbligandosi a compiervi i lavori necessarî per renderla abitabile e fruttifera. Ma dopo avervi erogato somme cospicue e tentato di darla in affitto, il granduca Pietro Leopoldo nel 1777 ne volle riscattare la piena proprietà a vantaggio dello stato e cercò di ripopolarla, concedendo esenzioni e privilegi a tutti coloro che avessero voluto stabilirvisi per attendervi all'agricoltura o alla pesca. Pochi peraltro vi accorsero e quasi soltanto pescatori, onde, abbandonata ogni idea di colonizzazione, l'isola venne data in affitto per un modestissimo canone. Dopo l'unificazione del regno la Gorgona fu adibita a domicilio coatto per gli accusati di brigantaggio e nel 1869 trasformata in colonia penale intermedia.
La Gorgona per l'opera dei dirigenti della colonia venne così trasformandosi e ricoprendosi parzialmente di coltivazioni e di pascoli e d'una bene sviluppata rete stradale. I fabbricati della colonia, la direzione, la caserma per il presidio di guardie carcerarie e per carabinieri sorsero in gran parte utilizzando gli antichi edifici dei certosini. Nella cala dello scalo un piccolo abitato accoglie la popolazione libera dell'isola costituita da qualche famiglia di pescatori, di esercenti e di artigiani. Amministrativamente l'isola fa parte del comune di Livorno cui è congiunta da un servizio bisettimanale. La sua popolazione complessiva presente nel 1921 ammontava a 263 ab. di cui 180 circa reclusi.