Gorgia
(Γοργίας) Dialogo di Platone. Socrate discute con Gorgia di Leontini e con altri due maestri sofisti, Polo e Callicle sullo statuto della retorica e sui suoi rapporti con il giusto. Le definizioni della retorica analizzate convergono nell’individuare in essa l’arte di persuadere (456 a-457 c), ma secondo Socrate essa produce persuasione e non il sapere ed è dunque nociva. Essa si presta, inoltre, a essere utilizzata a sostegno di tesi non giuste. La discussione si indirizza allora verso il problema del giusto. Secondo Socrate compiere un’ingiustizia è cosa peggiore e più dannosa che riceverla, e, una volta che la si è compiuta, scontare la pena è un modo per liberarsene (472-480). Il giusto non può essere identificato con il diritto del più forte, né il bene può esserlo con il piacere – come pretende Callicle – e il vero retore non dovrebbe mirare a lusingare gli uomini potenti, ma dovrebbe indirizzare i cittadini all’ordine, alla giustizia e alla temperanza (504 d-505 c). A questo punto il discorso etico di Socrate si estende alla situazione politica di Atene e ai suoi rapporti con l’autentica giustizia, fino ad arrivare al mito del destino delle anime dopo la morte: le Isole dei beati, per i giusti; il Tartaro, per chi non ha vissuto secondo giustizia.