GONZAGA, Ercole, cardinale
Secondo dei figliuoli maschi di Francesco e d'Isabella d'Este, nato nel 1505, fu avviato alla carriera ecclesiastica. Nel maggio 1521 fu eletto vescovo e nel dicembre dell'anno successivo passò, per volere della madre, allo studio di Bologna per completare la sua educazione; e fu, infatti, affidato a Lazzaro Buonamici, il più celebrato fra i maestri di lettere. Ercole studiò con fervore. A Bologna conobbe il Molza e con lui strinse affettuosa amicizia. Lasciata Bologna nel 1525, nell'ottobre 1526 ottenne, per opera della madre, che si trovava a Roma, la porpora cardinalizia. Nel 1540, alla morte del duca Federico suo fratello, assunse con Margherita Paleologo la reggenza dello stato in nome del nipote, che aveva appena sette anni: curò la regolarità dell'amministrazione e l'onestà degli uomini preposti al governo; frenò il lusso smodato della corte e risollevò le finanze promosse l'industria. Coltissimo, ebbe amici il Bembo, il Sadoleto e altri molti; diede ai nipoti ottimi maestri; promosse gli studî e l'amore delle lettere. La città ebbe in lui un principe vigilante sul suo benessere: Giulio Romano, creato prefetto delle acque e degli edifici, provvide per suo ordine a innalzare il piano delle vie della città e alle opere necessarie per evitare gli allagamenti. Rinnovò l'interno della cattedrale, chiamandovi a dipingere il Veronese, il Brusasorci, il Farinati e Battista del Moro. Anche il Tiziano eseguì varî quadri per commissione sua.
Morto nel 1550 il duca Francesco, egli riassunse le redini dello stato. Durante questa seconda reggenza il cardinale emanò altri provvedimenti a vantaggio della città; stabilì una regola fissa nei pesi e nelle misure. Nel 1559 alla morte di Paolo IV fu tra i più quotati candidati al papato, ma l'opposizione accanita dei Farnesi gl'impedì di salire alla tiara. Nel 1561, riaprendosi il Concilio di Trento, il cardinale Ercole fu uno dei cinque legati nominati a rappresentare il pontefice. Invano cercò sottrarsi al gravissimo compito. Creato presidente, seppe guidare le discussioni con grande prudenza e accorgimento. Morì l'8 marzo 1563 in Trento. Scrisse: Responsio ad cardin. a Lotheringia nomine synodi Tridentinae, Pavia 1563; Le costituzioni per il clero, Mantova 1564.
Bibl.: A. Luzio, E. G. allo studio di Bologna, in Giorn. stor. della lett. ital., VIII (1886); id., La prammatica del card. E. G. contro il lusso (1551), in Misc. Renier, Torino 1913; A. Portioli, I sigilli del card. E. G., in Arch. stor. lomb., 1881; A. Segre, Un registro di lettere del card. E. G., in Misc. di st. ital., 1902; G. Drei, La corrisp. del card. E. G., presid. del concilio di Trento (1562-63), in Arch. stor. per le prov. Parmensi, Parma 1917; id., La politica di Pio IV e del card. E. G. (1559-60), in Arch. della Soc. Romana di st. pat., XL, Roma 1918.