GONNELLA
. Intorno alla figura di Pietro Gonnella, fiorentino, realmente esistito nella prima metà del sec. XIV, secondo attesta Filippo Villani, fiorì ben presto una vasta leggenda. Questa appare già formata nel Trecentonovelle del Sacchetti, che lo fece protagonista di varie gesta di carattere tradizionale, dipingendolo come uomo di corte astutissimo, al servizio del marchese Obizzo III d'Este (signore di Ferrara dal 1317 al '52), capace di beffarsi senza pietà del prossimo, a scopo di lucro, sempre faceto, sempre burlevole, sempre scroccone. Le stesse e altre imprese vengono raccolte nel sec. XV da novellieri e da cantimpanchi, ora in ottave e ora in prosa, in modo da costituire una specie di romanzetto biografico (Le buffonerie del Gonnella), che accompagna l'arguto fiorentino dalla nascita fino alla morte. E intanto da questa tradizione buffonesca, sia scritta sia orale, non si peritano di attingere alcune facezie Poggio Bracciolini e il Pontano, che nel suo libro De sermone addita il G. come modello dell'uomo faceto.
In pari tempo, per la tendenza comune ai narratori di storielle tradizionali ad avvicinare l'eroe ai proprî tempi, si novellò d'un G. che avrebbe rallegrato con le sue piacevolezze non già il marchese Obizzo, ma i suoi discendenti Niccolò III e il duca Borso; ma non v'è alcuna ragione di ammettere l'esistenza di due Gonnella omonimi, l'uno vissuto nella prima metà del sec. XIV e l'altro nel XV.
Bibl.: Per le edizioni delle Buffonerie del G., v.: G. B. Passano, I novellieri italiani in prosa, 2ª ed., Torino 1878; id., I novellieri italiani in verso, Bologna 1868, entrambi s. v. Buffonerie; F. Gabotto, L'epopea del buffone, Bra 1893; A. Luzio e R. Renier, Buffoni, nani e schiavi dei Gonzaga, in Nuova Antologia, s. 3ª, XXXIV-XXXV (1891); L. di Francia, Franco Sacchetti novelliere, Pisa 1902, pp. 166-76, e Novellistica, I, Milano 1924, pp. 390-97.