Gone with the Wind
(USA 1938-39, 1939, Via col vento, colore, 225m); regia: Victor Fleming; produzione: David O. Selznick per Selznick International; soggetto: dall'omonimo romanzo di Margaret Mitchell; sceneggiatura: Sidney Howard; fotografia: Ernest Haller, Ray Rennahan, Wilford M. Cline; effetti speciali: Jack Cosgrove, Lee Zavitz; montaggio: Hal C. Kern; scenografia: William Cameron Menzies, Lyle Wheeler; costumi: Walter Plunkett; coreografie: Frank Floyd, Eddie Prinz; musica: Max Steiner.
Nel 1860 Scarlett O'Hara, caparbia ed egocentrica primogenita di un ricco coltivatore di cotone del Sud, vive con la famiglia e la balia di colore Mammy nell'opulenta tenuta di Tara, in Georgia. La ragazza, ambita da tutti i notabili del posto, ama perdutamente il vicino di casa Ashley: questi, però, prende in sposa la mite cugina, Melanie. Per ripicca, Scarlett si fa corteggiare dal fascinoso avventuriero Rhett, poi decide di diventare la moglie del fratello di Melanie, Charles, che muore durante la guerra di Secessione appena scoppiata. Scarlett, ormai vedova, va a rifugiarsi ad Atlanta con Melanie, incinta di Ashley, che si trova al fronte. Dopo il parto, durante il saccheggio nordista della città, le due donne vengono salvate da Rhett. Con la guerra, la disgrazia si è abbattuta su Tara: il padre di Scarlett è impazzito, la madre morta, la piantagione distrutta e la servitù fuggita. Scarlett, piena di debiti, per il bene della proprietà sposa Frank, padrone di una segheria: l'uomo, però, resta ucciso in una spedizione organizzata per punire due vagabondi che hanno aggredito Scarlett. Di nuovo vedova, la donna, pur restando innamorata di Ashley, cede alle lusinghe di Rhett, arricchitosi speculando durante la guerra, e lo sposa. Il matrimonio alterna momenti di gioia a una sempre più forte discordia: la morte dell'adorata figlioletta Bonnie e una caduta per le scale durante una lite, che mette fine a una seconda gravidanza di Scarlett, danno il colpo di grazia al rapporto. Quando Melanie muore, finalmente Scarlett comprende che Ashley non è stato che il capriccio di una vita, e che è Rhett l'uomo di cui ha bisogno. Ma è troppo tardi: Rhett, che non si è mai sentito amato, la abbandona. Scarlett resta sola, ma la sua forza d'animo non cede. Ricomincerà da Tara, e un giorno, forse, conquisterà di nuovo l'amore di Rhett.
Gone with the Wind, magniloquente capolavoro dell'epica cinematografica della nazione americana, nacque dal talento progettuale del demiurgico produttore indipendente David O. Selznick, all'epoca trentasettenne: con gli iperbolici incassi rimasti imbattuti fino agli anni Settanta, e un'ostentata retorica sentimentale e politica a fare da pilastro a una narrazione poderosa quanto fluviale, il film ha finito per rappresentare al contempo la massima espressione dell'industria dell'anteguerra e il prototipo di un nuovo, più moderno modo di concepire il kolossal come opera faraonica, in cui nessuna delle figure del processo produttivo e artistico è insostituibile. A dimostrarlo, stanno le vicissitudini che hanno accompagnato la faticosa lavorazione, durata oltre due anni e mezzo. L'adattamento del romanzo di Margaret Mitchell, affidato al premio Pulitzer Sidney Howard, vide numerosi interventi successivi (anche di Francis Scott Fitzgerald e Ben Hecht), prima di tornare nelle mani di Howard, unico a essere accreditato nei titoli di testa, e soprattutto del produttore Selznick; la ricerca della protagonista, contro le regole dello star system, cadde su Vivien Leigh, attrice britannica di nascita indiana conosciuta soprattutto in teatro, dopo un centinaio di provini effettuati su attrici americane sconosciute e famose (tra cui Lana Turner, Bette Davis, Joan Crawford, Paulette Goddard); alla regia Victor Fleming subentrò a George Cukor, licenziato per dissapori con la produzione, ma varie scene furono girate anche da Sam Wood, dal production designer William Cameron Menzies e in qualche caso dallo stesso Selznick.
Gone with the Wind sfoggia un iperbolico uso del Technicolor tricromo (utilizzato solo da quattro anni nel lungometraggio), con colori sovraccarichi sia nella scenografia che nella fotografia, caratteristica che contribuisce a creare un'atmosfera di rarefatta e pittorica irrealtà. L'uso spettacolare di movimenti di macchina, gru e carrelli in piano-sequenza si inscrive in quella ostentazione di grandiosità che è forma e contenuto del film. Molti effetti speciali, infine, furono utilizzati per realizzare le scene di massa più complesse, tra cui il matte (il vetro parzialmente dipinto posto sull'obbiettivo). Affresco storico dalle tinte nostalgiche e retoriche, con personaggi segnati da un archetipico schematismo (soprattutto la diade formata dal rude pragmatismo di Rhett Butler e dalla raffinata assennatezza del country gentleman Ashley Wilkes), Gone with the Wind fissa con l'enfasi del melodramma l'attimo del passaggio da un'auratica età dell'incoscienza, nella primigenia armonia della vita negli stati del Sud, alla nuova, irruente realtà politica ed economica. Una presa di coscienza che assume le proporzioni di un rito di passaggio su due piani: quello personale di Scarlett, e quello della Nazione, che assiste alla trasformazione dell'economia del latifondo in una sistematica, urbanizzante industrializzazione. L'America uscirà dalla guerra come un paese forte e moderno, Scarlett dalla sua giovinezza come donna consapevole e fiera delle sue radici rurali, a cui allude la scelta finale di tornare a vivere a Tara. Il film, capolavoro di strategie di vendita intorno al quale fiorì una sterminata pubblicistica, fu premiato con otto Academy Awards, tra cui, notevole, quello come non protagonista all'attrice di colore Hattie McDaniel per il ruolo di Mammy. Nei decenni successivi, ha avuto diverse riedizioni ed è stato oggetto negli anni Novanta di un controverso restauro del colore.
Interpreti e personaggi: Clark Gable (Rhett Butler), Vivien Leigh (Scarlett O'Hara), Leslie Howard (Ashley Wilkes), Olivia de Havilland (Melanie Hamilton), Hattie McDaniel (Mammy), Thomas Mitchell (Gerald O'Hara), Barbara O'Neill (Ellen O'Hara), Evelyn Keyes (Suellen O'Hara), Ann Rutherford (Carreen O'Hara), George Reeves (Stuart Tarleton), Fred Crane (Brent Tarleton), Oscar Polk (Pork), Victor Jory (Jonas Wilkerson), Everett Brown (Big Sam), Howard C. Hickman (John Wilkes), Alicia Rhett (India Wilkes), Rand Brooks (Charles Hamilton), Carroll Nye (Frank Kennedy), Laura Hope Crews (zia Pittypat Hamilton), Eddie 'Rochester' Anderson (zio Peter), Harry Davenport (Dr. Meade), Leona Roberts (Mrs. Meade), Jane Darwell (Mrs. Dolly Merriwether), Ona Munson (Belle Watling), Paul Hurst (disertore yankee), Isabel Jewell (Emmy Slattery), Cammie King (Bonnie Blue Butler), Eric Linden (l'amputato), J.M. Kerrigan (Johnny Gallagher), Ward Bond (Tom, capitano yankee), Jackie Moran (Phil Meade), Cliff Edwards (soldato), Lillian Kemble-Cooper (bambinaia di Bonnie a Londra), Yakima Canutt (aggressore di Scarlett), Marcella Martin (Cathleen Calvert), Louis Jean Heydt (soldato affamato), Mickey Kuhn (Beau Wilkes), Olin Howland (uomo d'affari), Irving Bacon (caporale), Robert Elliott (maggiore yankee), William Bakewell (ufficiale), Mary Anderson (Maybelle Merriwether).
E. Flaiano, Via col vento, in "Il Mondo", n. 7, 2 aprile 1949.
D.A. Pyron, Recasting: 'Gone with the Wind' in American culture, Gainesville 1983.
S.M. Kaminsky, Tomorrow Is Another Day, Los Angeles 1995.
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H. Bridges, Filming of 'Gone with the Wind', Atlanta 1998.
Memo from David O. Selznick: the creation of 'Gone with the Wind' and other Motion Picture Classics, a cura di R. Behlmer, New York 2000.
P. Cristalli, Victor Fleming. 'Via col vento', Torino 2001.