GONDOLA (etimo incerto)
Imbarcazione a remi propria di Venezia, usata per diporto e per servizî. Deriva da qualche tipo maggiore del genere, d'uso meno locale; ma, gradatamente trasformatasi, finiva per diventare il natante più caratteristico della città. Di gondole si ha notizia fin dal sec. XI; ma si trattava d'imbarcazioni di tipo assai maggiore, rostrate, sottili, condotte, sembra, da dodici remi. Poco nota è l'evoluzione di esse fin circa lo scorcio del sec. XV. Compaiono da allora nelle raffigurazioni barchette leggiere e sottili, a fondo piatto, condotte da uno o due rematori in piedi, con piccolo tendale al centro, recanti alle estremità ornati metallici, i quali meglio nel secolo seguente accennano uno degli elementi più tipici della gondola, il ferro di prua, che però solo nel sec. XVIII assunse la forma caratteristica, tuttora conservata. Grande fu nei secoli XVI e XVII il lusso di tali imbarcazioni, sì che più volte le leggi suntuarie del Senato dovettero intervenire a frenare gli eccessi, finché si venne alla disposizione, dipoi sempre seguita, di adoperare, sia per lo scafo, sia per gli ornati e gli addobbi, unicamente il colore nero. La gondola, quale ancora si vede resistere a ogni insidia dei tempi nuovi, è un derivato della piena evoluzione raggiunta nel secolo XVIII. Più che su dati precisi di carattere tecnico, essa sembra aver fissato il proprio tipo definitivo sopra consuetudini di cantiere d'un gruppo di costruttori, per la massima parte d'origine cadorina. Vanno specialmente ricordati i fratelli Fassi e Giuseppe Casal da Perarolo, i quali, intorno alla metà del sec. XIX, hanno stabilito la linea, le forme e le dimensioni della gondola, quale si fabbrica ancora a Venezia, principalmente nei cantieri dei fratelli Tramontin e di Michele Casal. Il tipo e lo stile degli ornati sono in certo modo stati fissati nel sec. XIX dall'intagliatore cadorino Basarel. Nei fornimenti d'ottone si distinguono i fonditori Michieli. L'elegante ferro della prua proviene dalle officine di Maniago (Udine), di Forno di Zoldo (Belluno) o di Premana (Como).
La gondola è costruita con fasciame di quercia; la spigolatura del fondo è di larice; il pescaggio, di abete cadorina; i trasti, di noce o di ciliegio; la parte intagliata della coperta, di tiglio. Le forcole, notevoli per le varie curve e incavi adatti ai molteplici movimenti e appoggi del remo, sono di noce; i remi di faggio. La solida vernice lucida che riveste per intero lo scafo, di cui i costruttori serbano il segreto, si basa specialmente sull'olio di lino misto a nerofumo. La gondola ora ha la lunghezza di m. 10,75 dalle due estremità, i quali divengono m. 11 aggiungendovi la larghezza del ferro di prua. La larghezza massima, all'ordinata centrale della sezione maestra, è, all'interno, m. 1,38; all'esterno, m. 1,75; al fondo, m.1. Il peso dello scafo è q. 5, spoglio; q. 7 coi finimenti e l'apparecchio (parecio), di cui fa parte la tuga mobile centrale, detta felze, di legno intagliato, ricoperta di panno nero opaco, che in certe occasioni s'adorna di pesanti drappi e fiocchi pure neri. Lo spostamento è di uno scarso metro cubo, col carico massimo di sei persone. Una delle singolarità più notevoli della gondola, dal lato tecnico ed estetico, è il sensibile deviamento dell'asse mediano, per agevolare l'andamento di essa e meglio assecondare i movimenti del gondoliere; a cui fa contrappeso il ferro di prua, di circa kg. 20. Più comunemente essa è condotta da un solo rematore, il quale, con una palata caratteristica, provvede assieme alla marcia e alla direzione dello scafo; ma può essere armata fino a quattro remi. (V. tavv. XCVII e XCVIII).
Bibl.: G. Orlandini, La gondola (per nozze Alverà-Da Schio), Venezia 1903; La gondola, in Yachting Monthly, 1913; G. Damerini, L'avvenire della gondola, in Amor di Venezia, Bologna 1920; R. Bratti, Gondole veneziane, in La Lettura, 1930.