MANRIQUE, Gómez
Poeta e cavaliere spagnolo, nato ad Amusco (Valencia) forse nel 1412, morto a Toledo probabilmente nel 1490. Nipote del marchese di Santillana e zio di Jorge Manrique, il M. appartenne a quella classe di nobili feudatarî, che erano anche gli attori irrequieti e ambiziosi della vita politica spagnola, legati alla corte reale e agl'insanabili dissidî che la travagliavano, partecipi e promotori della cultura contemporanea. Il M. seguì il fratello maggiore Rodrigo, sempre in difesa degl'interessi dinastici, per i quali mise più volte a repentaglio la vita e la fortuna.
Il suo Cancionero (Madrid 1885, voll. 2) comprende 108 composizioni, di varia ispirazione e di diverso valore poetico: lirica tradizionale, di derivazione trovadorica e in particolar modo della scuola gallega, che svolge con leggerezza di tono e con sobria eleganza formale i consueti motivi erotici e madrigaleschi, tra oziosa e intellettualistica. Ma meglio della casistica amorosa, il M. ha piegato la sua ispirazione a interessi più concreti, che in lui assumono aspetti moralistici e allegorici: sotto forma di visione è il Planto de las virtudes dettatogli dalla morte del marchese di Santillana (1458), ch'egli ritenne come "padre spirituale", per quanto gli rimanesse inferiore e non riuscisse a seguire le nuove tracce umanistiche da lui indicate; mentre hanno valore più umano i Consejos a Diego Arias Dávila, che dovettero essere tenuti presenti dal nipote Jorge M. per le sue Coplas. In questa sua varietà di argomenti (e molti rimangono in margine alla poesia, come le prosaiche Coplas del mal gobierno de Toledo, il Regimiento de Príncipes, la continuazione del Debat de la razón contra la voluntad di J. de Mena, di cui non riuscì a intendere la forma aspra e vigorosa), ebbe anche il presentimento del teatro con la Representación dei nacimiento de Nuestro Señor, dramma di semplice religiosità, e le Lamentaciones fechas para Semana Santa.
Ma complessivamente l'opera del M., se ha interesse per la cultura del Quattrocento spagnolo, resta lontana dalla nuova sensibilità che allora si veniva affermando a contatto della poesia toscana e umanistica.
Bibl.: M. Menéndez y Pelayo, Historia de la poesía castellana en la edad media, in Obras completas, Madrid 1914.