gold standard
In economia, sistema di monometallismo aureo, per cui la circolazione è composta di monete d’oro e di biglietti di banca pienamente convertibili in monete d’oro e viceversa, e vige libertà di coniazione e di fusione nonché di importazione e di esportazione del metallo. Un sistema del genere ha regolato le relazioni economiche internazionali dal 1870 alla Prima guerra mondiale. La dichiarazione di un prezzo fisso (la parità) di ciascuna valuta rispetto all’oro determinava, per quanto riguarda i rapporti interni, un legame di proporzionalità tra la quantità di moneta in circolazione e il totale d’oro posseduto dalla banca centrale e, per quanto riguarda i rapporti esterni, un sistema di tassi di cambio praticamente fissi, in quanto le oscillazioni di essi erano contenute tra i cosiddetti punti dell’oro o punti metallici. Il g.s. fu nuovamente adottato con gli accordi di Bretton Woods. Il dollaro statunitense, unica moneta a garantire la convertibilità in oro, si affermò nei decenni successivi come mezzo di pagamento internazionale e principale valuta di scambio, fino a quando, a causa del suo progressivo indebolimento a partire dagli anni Sessanta, nell’agosto 1971 il presidente statunitense R. Nixon interruppe la convertibilità del dollaro in oro; il g.s. fu definitivamente abbandonato nel 1973.