GOG e MAGOG
. Gōg "della terra di Māgōg, principe di Roš (?) e di Mosok (nell'ebr. Mešek) e di Tübāl" è un personaggio misterioso d'una profezia d'Ezechiele (c. XXXVIII-XXXIX), passato di là nelle visioni dell'Apocalisse di S. Giovanni (XX), e nelle tradizioni giudaiche e quasi d'ogni popolo. Quando Israele dall'esilio babilonese sarà tornato in patria, un altro nemico ancora, G., dagli estremi del Settentrione piomberà sulle genti e sulle città per saccheggiare e distruggere. Dio stesso, secondo le immagini del profeta, lo trae fuori dalle sue terre, coi graffî nelle mascelle come una belva, assieme con le sue genti, per distruggerle sui monti d'Israele. Per sette anni i figli d'Israele invece di legna useranno per il fuoco "armi, scudi, targhe, archi e frecce, mazze e giavellotti". Gli uccelli carnivori e le belve sono invitati a cibarsi delle vittime.
La descrizione per la sua grandiosità come per la rapida tragica fine degl'invasori risente delle memorie dell'invasione degli Sciti, scesi verso il 630 nella Mesopotamia e nella Siria e ivi distrutti dalle battaglie e dalla peste. Flavio Giuseppe (Antiq. Iud., I, 6,1) identifica anzi con gli Sciti le genti di Magog. La profezia però non mostra alcun rapporto con gli avvenimenti contemporanei o d'un futuro attendibile secondo le umane verosimiglianze. Vedervi una predizione contro i dominatori babilonesi è contrario all'atteggiamento di lealtà verso di essi costante presso Ezechiele ed esige troppe violenze al testo. Si è avvicinato al nome di Gog il nome del re della Lidia Gyges (Gugu nei cuneiformi): esiste identità di nome, ma non di persone. Altri vide avverata la profezia nelle invasioni di Cambise, morto nella Siria al ritorno da una spedizione d'Egitto ovvero in quelle di Alessandro Magno o d'Antioco Epifane.
I più vedono oggi nelle maniiestazioni di Gog e delle sue schiere una predizione delle ultime vicende della lotta del male contro il popolo dei santi prima del trionfo finale di questi. È il senso in cui l'intese, spogliando la profezia dei suoi addentellati geografici, l'Apocalisse di S. Giovanni. G. e Magog vengono dopo il millennio in cui il regno di Dio deve svolgersi tra lotte e persecuzioni sulla terra, come ultima prova prima del trionfo di Cristo (Apoc., XX, 7). Così anche l'apocalittica giudaica e gli scritti rabbinici videro in G. e Magog una figurazione dei nemici finali del Messia e del suo regno (Giubilei, VIII, 25; Libri Sibillini, III, 319-320 che collocano le terre di Gog e di Magog "tra i fiumi d' Etiopia").
Magog, che ricorre solo nel testo ebraico, è menzionato, nella tavola etnografica della Genesi (X, 2) tra i figli di Jafet. Probabilmente Magog equivale a terra di Gog" (ma abbreviazione del caldeo mati, "terra"). Nelle lettere di Tell el-‛Amārnah, I, 38, s'accenna a un popolo di Gagaia, nei territorî degli Hittiti: donde s'identificò Magog con Mat-Gagaia. Che il nome indichi una realtà geografica è mostrato dal fatto che altre terre del principato di Gog, quali Mosok e Tūbāl, sono ora notissime da documenti cuneiformi.
Attraverso le leggende siriache concernenti Alessandro Magno, le notizie bibliche giunsero a Maometto e ai musulmani; perciò, secondo il Corano (XVIII, 93-98; XXI, 96-97), il popolo barbaro di Yādgiūǵ e Māgiū, rinserrato da Alessandro (Dhū 'l-Qarnain, v.) dietro una colossale muraglia di ferro, verso la fine del mondo proromperà dalle sue barriere a devastare la terra degl'infedeli. I geografi arabi collocano il territorio di quel popolo nella parte nord-est dell'Asia.
Bibl.: H. Bieling, Zu den Sagen von Gog und Magog, Berlino 1882; H. Winckler, Gog, in Altorientalische Forschungen, II (1898), pp. 161-174; G. Hüsing, Gugu (678-643), in Orientalische Literaturzeitung, XVIII (1915), pp. 299-303; P. Heinisch, Das Buch Ezechiel, Bonn 1923; J. Herrmann, Ezechiel, Lipsia 1924; L. Tondelli, Le profezie di Ezechiele, Reggio Emilia 1931.