GOFFREDO di Lorena, detto il Barbuto
Iniziò la sua carriera politica intorno al 1025 come conte di Verdun e avvocato di enti pii nella Lotaringia superiore, del cui ducato fu investito poi da Enrico III. Salvo brevi periodi di tregua, dal 1044 sino alla morte (1069), fu ribelle contro i sovrani della Germania, spesso riuscendo a imporsi. Ebbe alleati e parenti, come anche avversarî, in Francia, nelle Fiandre, in Germania e in Italia. Distrusse o depredò città, palazzi regali e vescovili, cattedrali, castelli e beni privati: scomunicato, imprigionato, assolto, liberato, sconfitto o vittorioso, è sempre pronto a ricominciare daccapo, e cioè così a combattere contro l'imperatore riformista e a far impiccare gli eretici, come a circondarsi di cappellani simoniaci, a trescare con vescovi indegni o a trattare con l'antipapa Onorio II (Cadalo). Fratello di Stefano IX, parente di Leone IX, amico e sostenitore di altri papi o dei fautori di essi, tra cui Ildebrando da Sovana poi Gregorio VII; sposo in seconde nozze di Beatrice di Toscana (v.), diventò patrizio di Roma e signore, oltre che dei feudi lotaringi, della marca di Tuscia, di quella lombardo-emiliana, del ducato di Spoleto, della marca di Camerino e della Pentapoli, sì da essere in certi momenti il principe feudale più potente e il vero arbitro dell'impero. Fu un personaggio rappresentativo dei suoi tempestosi tempi. Fece sposare al figlio Goffredo il Gobbo la figliastra Matilde di Canossa (v.).
Bibl.: E. Dupréel, Hist. crit. de Godefroid le Barbut, duc de Lotaringie, marquis de Toscane, Bruxelles 1904; A. Falce, Docum. inediti dei duchi e marchesi di Tuscia (sec. VII-XII), in Arch. stor. ital., disp. 3 del 1927, e 2 del 1928.