Goffredo (Gottifredi) conte di Buglione
Duca della Bassa Lorena, nato circa il 1060, viene considerato, tanto dalla leggenda quanto dalla tradizione storica, come uno dei maggiori protagonisti della prima crociata.
Nell'estate del 1096 infatti, a capo di un agguerrito esercito, partì alla volta di Gerusalemme con i fratelli Eustachio e Baldovino, e per le spese della spedizione non esitò a vendere i castelli di Stenay e di Bouillon, sua residenza preferita. Si distinse in modo particolare nella conquista di Gerusalemme e successivamente nella sua difesa, sì da meritare l'appellativo di " avvocato del S. Sepolcro ".
D. lo pone nel cielo di Marte tra gli spiriti militanti (Poscia trasse... / 'l duca Gottifredi la mia vista, Pd XVIII 47): uno dei molti lumi che risplendono nell'immensa croce ove balena la figura di Cristo e donde parte il dolce canto " Resurgi " e " Vinci " (XIV 125). Il movimento degli spiriti militanti lungo la croce è quasi un riflesso di quella ‛ azione ' che D. dovette ammirare come caratteristica essenziale della loro vita; uomini di azione furono infatti Maccabeo, Carlo Magno, Orlando, Guglielmo, Renoardo, G. e Roberto il Guiscardo. Tale rassegna risponde a un preciso ordine cronologico; tuttavia, anche se i vari personaggi agirono in tempi diversi e in circostanze senz'altro dissimili, sta di fatto che la vita di tutti indistintamente fu animata da uno stesso fine: la lotta per la fede; non la brama di conquiste spinse il Buglione a combattere, ma al contrario l'amore della giustizia e la fedeltà al credo cristiano. L'individualità dei vari personaggi della rassegna trae risalto non da caratteri specifici ma dalla loro stessa fama (Bàrberi Squarotti); così G. viene qualificato soltanto come 'l duca Gottifredi; non una parola di più; sarebbe inutile enumerare le sue imprese: il solo nominarlo è già un glorificarlo.
L'esaltazione del Buglione sottintende un giudizio positivo circa la crociata, vista non come guerra di espansione, ma come una giusta guerra destinata tanto a riconquistare i luoghi santi quanto, secondo il sogno di s. Bernardo, ad allargare i confini della cristianità; tale giudizio positivo trova conferma anche nell'ammirazione che D. dimostrò nei riguardi di Enrico VII, il cui programma politico prevedeva come punto saliente la guerra contro gl'infedeli. Nel 1291 anche San Giovanni d'Acri era caduta e il fatto aveva commosso tutto l'Occidente; si meditarono progetti di nuove spedizioni; molti principi si proposero di partire, ma iI più delle volte le intenzioni restavano tali. Questa situazione naturalmente non faceva che accrescere agli occhi di D. la grandezza e il prestigio del Buglione: il personaggio apparteneva ormai a un passato quasi mitico e irrepetibile; ma forse anche un'altra ragione lo rendeva interessante e pieno di fascino al poeta: nella vita del crociato poteva infatti ritrovare le sue personali vicende, le rinunce, i sacrifici, e poteva scorgervi il triste destino di morire lontano dalla propria terra natale. G. morì infatti a Gerusalemme il 18 luglio 1100.
Bibl. - E.G. Parodi, L'Ideale politico di D., in D. e l'Italia, Roma 1921, 75-131; C. Steiner, Il canto XIV del Paradiso, in Lett. dant.1939 e passim; E. Donadoni, Il canto XV del Paradiso, ibid. 1647 e passim; G. Bàrberi Squarotti, Il canto XVIII del Paradiso, ibid. 1717-1718 e passim.