ALBERTI, Goffredo (Gottifredus, Gottefredus, Gottifridus, Gotefredus, Gotifridus, Gotifredus)
Figlio di Alberto seniore e di Sofia, nacque verso il 1083. Fin dall'infanzia era stato destinato alla carriera ecclesiastica e la famiglia gli preparò la strada con donazioni alla Chiesa fiorentina; fu nominato vescovo di Firenze da Pasquale II, nel 1113, succedendo a Ranieri (supponendo, come fa il Davidsohn, che avesse appena l'età canonica di trent'anni, sarebbe nato circa nel 1083). Il suo governo della diocesi è documentato ampiamente, per quanto riguarda la trattazione degli interessi temporali, da numerosi negozi giuridici, nei quali l'A. fu attore e beneficiano; il contenuto di questi documenti (pergamene dell'Archivio arcivescovile, regesto detto Bullettone, ecc.) fu consultato e pubblicato integralmente o in regesto dal Cerracchini, dal Borghini e dal Lami, e, più recentemente, dallo Jaffé, dal Kehr, dal Davidsohn, dal Piattoli. Non furono facili i rapporti del vescovo con il suo gregge spirituale. Con la bolla Iam dudum, del 3 marzo 1116, Pasquale Il interveniva nella contesa tra l'A. ed il suo clero, privando delle dignità ecclesiastiche i preti Giovanni di S. Lorenzo, Pietro di S. Pietro, Rambaldo di S. Stefano e l'arcidiacono della diocesi, per aver accusato ingiustamente il presule di simonia, costringendoli a discolparsi dinanzi al tribunale del papa; qualche anno dopo, Callisto II (20 nov. 1124) ed Onorio Il (13 genn. 1125 con la bolla Grave satis) intervenivano ancora una volta nelle faccende della diocesi fiorentina, per risolvere una lite insorta tra il vescovo e il popolo, da una parte e le monache di Santa Felicita, dall'altra, ingiungendo ai primi di non turbare la quiete di quel monastero e di astenersi dal costruire una chiesa nei pressi di esso. Nel 1138 (13 ag.-13 nov.) l'A. lanciava un interdetto sulla città, mentre il popolo si doleva per balzelli ingiustamente imposti dal vescovo; né questi disdegnava, qualche tempo dopo, dal far ricorso ai suoi vassalli per tutelare gli interessi della famiglia di origine. Nel 1139, però, la calma era tornata, se l'A. poteva celebrare un sinodo diocesano in Firenze. La sua permanenza sulla cattedra fiorentina fu certamente un fattore della più vasta potenza della sua casa nella regione e di più ampia estensione della loro potenza feudale. Nella concessione di terre alla badia di S. Tommaso in Capraia (12 nov. 1142) l'A., rivolgendosi alla badessa Berta, sua cugina di primo grado, ne ricorda il padre Ildebrando, così come cita il proprio genitore, Alberto dei conti Alberti, ed in tal modo offre sicuri riferimenti biografici. Non altrettanto certa è la data della morte dell'A., che si può collocare tra il 1145 e il 1146.
In una bolla di Eugenio III (12 maggio 1145) al vescovo Azzone il papa ricorda Goffredo come già defunto. L'Ughelli ne data la morte al 1143, mentre il Cerracchini si limita a ricordare come ultimo documento noto e certo la donazione a Berta; il Lami, tuttavia, cita dal Bullettone della diocesi fiorentina due regesti, che si riferiscono ad alcune concessioni livellarie fatte da Goffredo nel 1146 ed a un atto con cui egli prende sotto la protezione dei vescovi di Firenze l'ospedale dei Calzaioli (16 mag. 1146). Il Gams, che però talvolta non è ben documentato, cita come data il 10 nov. 1142, facendo iniziare col 1143 (circa) l'episcopato di Azzone, ed in tal datazione si rifà, sembra, al Cerracchini. Anche il Davidsohn, il più sicuro biografo dell'A., si limita a citare le date già riportate, senza concludere per una di esse.
Fonti e Bibl.: Jaffé-Lowenfeld, Regesta Pontif. Rom., I, Lipsiae 1885, nn. 6508, 7175; 7182; II, Lipsiae 1888, nn. 8757, 8758; P. F. Kehr, Italia Pontificia, III, Berolini 1908, pp. 9-10, nn. 9-15; Le carte della canonica della cattedrale di Firenze (723-1149), a cura di R. Piattoli, Roma 1938, in Regesta Chartarum Italiae, XXIII, pp. 287, 425, 426, 441, 442, aggiunge altri documenti a quelli già studiati o pubblicati dagli eruditi del sec. XVIII e XIX; F. L. Del Migliore, Firenze città nobilissima illustrata, Firenze 1684, pp. 142, 143; L. G. Cerracchini, Cronologia sacra dei vescovi di Firenze, Firenze 1716, pp. 57-58 (pubbl. il testo della donazione a Berta); F. Ughelli-N. Coleti, Italia sacra, III, Venetiis 1718, coll. 89-94, che ne dà una biografia e pubblica il medesimo documento; V. Borghini, Discorsi, II, Firenze 1755, pp. 465-468 (Il Trattato della Chiesa e vescovi fiorentini): dà molte notizie tratte dai documenti conservati nell'archivio arcivescovile di Firenze, poi pubblicati, integralmente o in regesto, da G. Lami, Sanctae ecclesiae forentinae monumenta, I, II, III, Florentiae 1758, passim e cfr. Indice; R. Davidsohn, Storia di Firenze. Le origini, Firenze 1912, pp. 577 ss., 582 ss., 636 s., 650, 660, 677, e Forschungen, I, Berlin 1896, p.178, nn. 35 s. ne inserisce la biografia nella storia cittadina.