godere (gaudere; godi, in rima, cong. pres. II singol.; godesse, cong. imperf. I singol.)
In rima è presente il latinismo gaude, in Pd XIX 39 e Rime dubbie V 7 (vedi congaudete, in Pg XXI 78); ma sempre in rima torna anche la forma gode, in Cv IV Le dolci rime 134, If VII 96, Pg XXI 73, Pd X 124.
Come intransitivo, nel senso di " provare il godimento d'intima soddisfazione " che viene dal possesso di un bene che appaga l'animo: If VIII 57 di tal disïo convien che tu goda, e XXIV 140 perché di tal vista tu non godi. Con riferimento alla felicità celestiale, in Pd X 124 Per vedere ogne ben dentro vi gode / l'anima santa, XIX 39 canti quai si sa chi là sù gaude, e XXXIII 93 La forma universal di questo nodo / credo ch'i' vidi, perché più di largo, / dicendo questo, mi sento ch'i' godo. Il verbo è preceduto dal ‛ si ' pleonastico, in If VII 96 con l'altre prime creature lieta / volve sua spera e beata si gode, " gode, si appaga in sé, di sé stessa " (Sapegno) e in Pd XVIII 1 Già si godeva solo del suo verbo / quello specchio beato. In forma impersonale, con uso pleonastico del pronome el, in Pg XXI 73 el si gode / tanto del ber quant'è grande la sete; ancora in Pd XXIII 133 Quivi si vive e gode del tesoro / che s'acquistò piangendo ne lo essilio / di Babillòn, ove si lasciò l'oro. Il Lombardi, però, lesse al v. 135 elli in luogo di si, e propose d'intendere i vv. 133-139 come " un solo periodo... Quivi... san Pietro ‛ si gode ', ‛ se la gode e vive ' del tesoro celeste ".
Figuratamente, in Pg I 25 Goder pareva 'l ciel di lor fiammelle, e VI 87, nell'apostrofe alla serva Italia: ti guarda in seno, / s'alcuna parte in te di pace gode.
Per " fruire di un possesso materiale ", in Cv IV XXVIII 12 Se io non fosse per cotal cammino passato, questo tesoro non avre' io, e non avrei di ch'io godesse ne la mia cittade.
Per " esultare ", " rallegrarsi ", in If XXVI 1 Godi, Fiorenza, poi che' se' sì grande / che ..., e Pg XV 39 Godi tu che vinci! (cfr. Matt. 5, 12 " gaudete et exultate, quoniam merces vestra copiosa est in coelis "). In espressione sarcastica, in Rime dubbie V 7 Tu sai ben come gaude / miserum eius cor qui praestolatur.
Transitivo, nel senso di " gustare la dolcezza di un bene ", in Pd XXX 21 La bellezza ch'io vidi si trasmoda / non pur di là da noi, ma certo io credo / che solo il suo fattor tutta la goda. Seguito dalla proposizione infinitiva, in Cv IV Le dolci rime 134 [l'anima] 'n se medesma gode / d'udire e ragionar de l'altrui prode.
Il participio presente ‛ Godenti ' è in If XXIII 103 (vedi FRATI GAUDENTI).