GODERANNUS
Monaco attivo come calligrafo e miniatore negli scriptoria delle abbazie benedettine di Lobbes e di Stavelot, in Belgio, tra la fine del sec. 11° e il principio del successivo.Secondo quanto riportato nel colofone della Bibbia detta di Lobbes (Tournai, Grand Séminaire, 1, c. 276r) e nei Gesta abbatum Lobbiensium, del 1162 (MGH. SS, XXI, 1849, p. 312), nel 1084 un monaco G. realizzò e donò all'abbazia un codice contenente alcuni libri dell'Antico Testamento. Il nome di G. compare anche nei colofoni dei due volumi della Bibbia detta di Stavelot (Londra, BL, Add. Ms 28106-28107, I, c. 228r; II, c. 240r), in cui si legge che il monaco realizzò l'opera nel 1097, sotto l'abate Rodolfo e con l'aiuto del frater Ernesto, dopo un lavoro durato quattro anni.Nello stesso scriptorium G. copiò - secondo quanto riportato nel colofone (c. 255r), che ricorda accanto al suo nome quello di frater Cuno, procacciatore o preparatore della pergamena - anche un codice contenente la traduzione latina delle Antichità giudaiche e sette libri della Guerra giudaica di Giuseppe Flavio (Bruxelles, Bibl. Royale, II.1179), realizzato prima del 1105, data in cui è ricordato nell'inventario della biblioteca abbaziale.In sede critica a G. sono state attribuite la copiatura in minuscola carolina e, probabilmente, almeno una parte dell'apparato decorativo delle bibbie di Lobbes e di Stavelot, nonché del manoscritto con i testi di Giuseppe Flavio. Quasi concordemente è stato riconosciuto il limitato valore della sua attività di miniatore, mentre ne sono stati sottolineati i grandi meriti di esperto calligrafo. Usener (1953) e Masai (1960) hanno considerato la Bibbia di Lobbes opera realizzata dal solo G., soprattutto sulla base delle affinità riscontrate da un lato tra le iniziali non figurate, a racemi e intrecci, e quelle presenti nel codice di Bruxelles e dall'altro tra le lettere istoriate e alcuni esempi analoghi nella Bibbia di Stavelot. Secondo Euw (1973) la Bibbia di Lobbes farebbe parte di un gruppo di manoscritti realizzati nella seconda metà del sec. 11° nello Hennegau e nella regione della Mosa, in cui compaiono influssi anglonormanni (Salterio di Soignies, Lipsia, Universitätsbibl., 774; Salterio di Hastière, Monaco, Bayer. Staatsbibl., Clm 13067). Alcune diversità di stile riscontrate tra le iniziali a racemi e quelle istoriate troverebbero una giustificazione nell'impiego da parte di G. di due differenti modelli: da un lato un esemplare delle grandi bibbie di Echternach, dall'altro un codice proveniente dal Nord della Francia, forse proprio lo stesso Salterio di Soignies (Euw, 1973).Per quanto riguarda la Bibbia di Stavelot, conservatasi mutila, l'apparato decorativo si presenta più complesso; sono state riconosciute mani diverse di miniatori: oltre a quella di G., o Maestro di Michea (Masai, 1960, p. 182) o Maestro dei Profeti minori (Dynes, 1978, p. 73), sono identificabili quelle dei Maestri detti del Pentateuco, di S. Luca, di Geremia (Dynes, 1978) e della Maestà, quest'ultimo identificato da Usener (1953), seppure in via ipotetica, come il collaboratore Ernesto. Dynes (1978), pur non volendo considerare come definitiva l'identità di G. con il Maestro dei Profeti minori, tuttavia ha attribuito a questa mano ben cinquantatré miniature; il fatto che il loro numero superi quello complessivo delle realizzazioni di tutti gli altri quattro miniatori ha suggerito l'ipotesi che G. possa essere stato anche l'ideatore dell'intero programma dell'opera (Dynes, 1978). Sebbene le miniature ascrivibili al Maestro dei Profeti minori risentano in modo evidente degli influssi dei suoi collaboratori, dal punto di vista stilistico, secondo Dynes, esse si distinguono sempre per il tratto marcato che irrigidisce le figure, forzandole in una resa appiattita. Le miniature attribuibili a G. sarebbero riconoscibili inoltre per una serie di tratti morelliani, come le bocche realizzate con un unico segno, le mani simili ad artigli, le pieghe degli abiti dall'andamento 'parabolico' che converge sui fianchi (Dynes, 1978, p. 82). Come già per la Bibbia di Lobbes, anche per queste miniature, distinguibili per il loro carattere di vigorosa rudezza, sono stati chiamati in causa confronti con la produzione delle Fiandre e della Francia settentrionale, come per es. i Vangeli di Arras (Colonia, Erzbischöfliche Diözesan- und Dombibl., 141; Dynes, 1978).Nel codice con i testi di Giuseppe Flavio sono state attribuite a G. anche alcune miniature: secondo Masai (1960) e Stiennon (in Collon-Gevaert, Lejeune, Stiennon, 1962, pp. 156-158) spetterebbero a G. solo le iniziali puramente ornamentali, mentre Euw (1972c) ha ascritto al copista anche alcune di quelle istoriate, come per es. la grande I dell'In principio (c. 2v), in cui compaiono, in un'alternanza di figure stanti e medaglioni, le personificazioni della Terra e dell'Acqua, la Cacciata dal Paradiso e il Peccato originale, oppure l'H iniziale con il ritratto di Giuseppe Flavio (c. 1v).
Bibl.: J. Warichez, L'abbaye de Lobbes, depuis les origines jusqu'en 1200, Tournai-Louvain-Paris 1909, pp. 304-312; s.v. Goderannus, in Thieme-Becker, XIV, 1921 pp. 293-294; M. Laurent, Art rhénan, art mosan et art byzantin. La Bible de Stavelot, Byzantion 6, 1931, pp. 75-98; C. Gaspar, F. Lyna, Les principaux manuscrits à peintures de la Bibliothèque Royale de Belgique, Paris 1937, pp. 66-69, nr. 19; P. Faider, P. Van Sint-Jan, Catalogue des manuscrits conservés à Tournai (Bibliothèques de la Ville et du Séminaire), Gembloux 1950, pp. 207-210; K.H. Usener, Les débuts du style roman dans l'art mosan, in L'art mosan, "Journées d'études, Paris 1952", a cura di P. Francastel, Paris 1953, pp. 103-112; D. Diringer, The Illuminated Book: its History and Production, London 1958 (19672), pp. 433-434; F. Masai, Les manuscrits à peintures de Sambre et Meuse aux XIe et XIIe siècles, CahCM 3, 1960, pp. 169-189; S. Collon-Gevaert, J. Lejeune, J. Stiennon, Art roman dans la vallée de la Meuse aux XIe et XIIe siècles, Bruxelles 1962; A. von Euw, Die Goderannusbibel von Lobbes, in Rhein und Maas. Kunst und Kultur 800-1400, cat. (Köln-Bruxelles 1972), I, Köln 1972a, pp. 230-231; id., Die Bibel von Stavelot, ivi, 1972b, p. 232; id., Flavius Josephus, ivi, 1972c, pp. 232-233; id., Zur Buchmalerei im Maasgebiet von den Anfängen bis zum 12. Jahrhundert, ivi, II, 1973, pp. 343-360; W. Dynes, The Illuminations of the Stavelot Bible, New York-London 1978; F. Avril, X. Barral i Altet, D. Gaborit-Chopin, Le monde roman. 1060-1220, I, Les temps des Croisades, Paris 1982 (trad. it. Il mondo romanico. 1060-1220, I, Il tempo delle Crociate, Milano 1983, pp. 201-203).C. Ghisalberti