GOBERTO
Non si hanno notizie sulle sue origini; di lui si sa soltanto che proveniva da Saint-Quentin, in Francia (attuale dipartimento dell'Aisne), dal momento che nei registri angioini si incontra un Goberto, la cui indicazione toponimica rimanda a quella città. Infatti, in un documento di re Carlo I d'Angiò (I registri della Cancelleria angioina, XII, p. 227), Goberto di Saint-Quentin, "clericus et consiliarius domini Regis", viene definito "decanus Agrigenti": dal momento che più tardi G. fu eletto vescovo di quella stessa diocesi e che il suo nome appare spesso tra quelli dei consiglieri dei sovrani angioini, è molto probabile l'identificazione di G. con quel personaggio. Basandosi sulla cronologia delle tappe della carriera ecclesiastica da lui compiuta si può forse ipotizzare che sia nato nel secondo o nel terzo decennio del XIII secolo.
Nei documenti angioini il suo nome viene talvolta accompagnato dal titolo di magister, che potrebbe essere indicativo del conseguimento di un elevato grado di istruzione, probabilmente di tipo giuridico. Tuttavia bisogna dire che quel titolo, in quell'epoca, spesso sta semplicemente a testimoniare l'acquisizione di una comprovata esperienza e competenza in certe branche del sapere, acquisita anche empiricamente, o comunque al di fuori degli studia o delle università.
Le prime menzioni documentarie a lui relative risalgono al 22 settembre e al 17 dic. 1272 quando, dopo aver compiuto una missione regia a Venezia, gli fu concesso dal re Carlo I di restare per un mese presso la Curia pontificia. I suoi rapporti col sovrano angioino continuarono a rimanere stretti, e comunque tali da ottenere la fiducia necessaria per essere incaricato, nell'aprile 1278, di una missione diplomatica presso l'emiro di Tunisi.
È menzionato più frequentemente a partire dal momento in cui venne nominato vescovo di Agrigento; ma anche sui precisi termini di tale questione non mancano problemi.
Infatti, secondo Eubel, la sede episcopale di Agrigento, tra il 1273 e il 1286, fu occupata da due vescovi: Guido, nominato da papa Gregorio X il 2 giugno 1273, e, appunto, G., nominato nel 1275. Ma Collura e soprattutto Laurent rettificano tale notizia basandosi sulle indicazioni fornite dal libro delle Rationes decimarum compilato da Marco d'Assisi. Così, collocando la morte del vescovo Guido posteriormente al 24 giugno 1276, Laurent afferma che la diocesi di Agrigento rimase priva di vescovo per almeno un anno, dal momento che le due rate della decima, in scadenza il 24 dic. 1276 e il 24 giugno 1277, furono pagate a Peregrino di Messina, collettore diocesano, non dal vescovo ma dal capitolo della chiesa. Quindi fu papa Niccolò III (eletto il 25 nov. 1277), nei primi mesi del suo pontificato, a provvedere la sede di Agrigento di un titolare, il cui nome, tuttavia, non si trova nelle serie dei vescovi siciliani di Pirri e di Gaglio, ma solo nel Liber rationis di Marco d'Assisi: il successore di Guido, quindi, sarebbe stato Gualterio. Egli avrebbe provveduto a pagare ai commissari del vescovo di Cassano le somme dovute per gli ultimi tre anni di decima, e il suo vescovato sarebbe durato almeno fino al 24 giugno 1280, data dell'ultima rata del pagamento del sesto anno di decima. Infine, Laurent conclude che non è possibile determinare a quale epoca risalga il periodo di pontificato di Goberto.
Più di recente, tuttavia, Kamp ha effettuato una nuova ricognizione sui documenti ed è giunto a conclusioni diverse. Infatti, sulla base delle notizie riportate da quanto rimane dei documenti dei registri angioini, purtroppo, come noto, andati distrutti nel 1943, è possibile determinare che il Gualterio che, secondo Laurent, era succeduto al vescovo Guido, era in realtà un sostituto dell'effettivo vescovo G., e che Gualterio pagò le rate delle decime del periodo compreso tra il dicembre 1277 e il giugno 1280 solo come rappresentante di G., che spesso dovette essere assente dalla sua diocesi a causa di altri e più importanti incarichi.
Dunque G., che in precedenza era stato decano di Agrigento, dovette essere nominato successore del vescovo Guido tra il 20 apr. 1278 e il 23 genn. 1279, data di un mandato, a lui indirizzato, per l'esazione delle decime. Comunque, nel maggio del 1280 Carlo I d'Angiò ordinò ai secreti di Sicilia di pagare le decime dovute a G., vescovo di Agrigento. E l'8 marzo 1282 G., nella sua diocesi, dedicò una cappella ai Ss. Eligio, Nicola e Giovanni Evangelista.
Il 23 ag. 1286 papa Onorio IV lo nominò vescovo di Capaccio. Mentre ricopriva quella carica fu investito di importanti e delicati compiti da re Carlo II, cosa che ci fa consapevoli, ancora una volta, dello stretto legame che lo univa alla corte angioina. Già durante la reggenza del cardinale Gerardo Bianchi da Parma e di Roberto d'Artois esercitò le funzioni di tesoriere regio, ma, successivamente, Carlo II, dovendosi nuovamente allontanare dal Regno, l'11 sett. 1289, al momento di nominare suo figlio Carlo Martello vicario generale del Regno e Roberto d'Artois suo luogotenente, creò anche un Consiglio di reggenza, nel quale G. ebbe l'incarico di amministrare il sigillo della Vicaria del Regno. Del resto, molto spesso G. viene menzionato, nei documenti regi, nell'atto di svolgere funzioni di maestro razionale e il 27 maggio 1292 fu nominato anche percettore, conservatore e distributore dei proventi fiscali (I registri della Cancelleria angioina, XL, p. 45): incarichi che G. conservò fino alla morte.
Notevole fu il suo impegno come sostenitore della causa angioina durante la guerra del Vespro. Anzi il suo nome appare quasi sempre in connessione con le mansioni amministrative da lui svolte; solo sporadicamente, invece, è menzionato in qualità di rappresentante della gerarchia ecclesiastica. Nei registri papali appare raramente, e anche lì viene nominato soprattutto in relazione con le vicende politiche del Regno: così accadde, infatti, il 7 luglio 1291, quando papa Niccolò IV lo incaricò di prendere il posto del cardinale vescovo di Palestrina come collettore delle decime da impiegare per la difesa del Regno di Sicilia.
Frequenti, del resto, sono i documenti che lo menzionano nell'atto di svolgere mansioni fiscali durante la guerra del Vespro. Nel giugno 1290 risulta che abbia ricevuto 50 once d'oro per provvedere al pagamento degli stipendi dei soldati stanziati in Calabria. Il 25 luglio 1292, poi, Carlo Martello ordinò di consegnare 100 once d'oro a G., perché provvedesse alle spese necessarie a un attacco che si era deciso di sferrare presso Eboli. Già nel dicembre 1290, comunque, G. risulta anche in possesso del castello di Agropoli, perché in quella data gli fu richiesto di cedere quella fortezza alla regia curia per tutto il tempo in cui si sarebbe protratta la guerra; non sappiamo, però, a che titolo G. godesse di quel possesso, dal momento che nel luglio dello stesso anno, pur venendogli imposto di contribuire al suo restauro, quell'edificio risulta affidato ad altri.
Le ultime notizie a lui relative risalgono al 1293, anno in cui morì. Infatti, il 4 settembre di quello stesso anno, in sostituzione del già defunto G., Carlo II nominò Guglielmo di Poncy maestro razionale e guardasigilli della Vicaria generale di Sicilia.
Fonti e Bibl.: Les registres de Nicolas IV, a cura di E. Langlois, Paris 1886, nn. 6730 s.; Cod. dipl. salernitano del secolo XIII, a cura di C. Carucci, II, La guerra del Vespro siciliano nella frontiera del Principato, Subiaco 1934, pp. 222, 231 s., 236, 258 s., 281 s., 304, 323; I registri della Cancelleria angioina, a cura di R. Filangieri et al., IX, Napoli 1957, pp. 119, 135; X, ibid. 1957, pp. 30, 161, 250; XII, ibid. 1959, p. 227; XIX, ibid. 1964, pp. 9, 190, 264 s.; XXI, ibid. 1967, pp. 14, 178, 180, 271; XXIV, ibid. 1976, p. 128; XXVII, ibid. 1979, pp. 55, 60, 156, 338; XXVIII, ibid. 1969, pp. 92 s.; XXX, ibid. 1971, pp. 20, 43, 71; XXXI, ibid. 1980, pp. 117, 124, 126, 128; XXXII, ibid. 1982, pp. 98, 103, 105 s., 118, 208, 235, 237, 239, 259; XXXIII, ibid. 1984, p. 18; XXXV, ibid. 1985, pp. 71, 207, 271; XXXVI, ibid. 1987, pp. 52 s., 70 s.; XXXVIII, ibid. 1991, pp. 11, 31, 50, 77, 79, 161, 174, 210, 217, 235, 255 s., 315, 334, 336; XXXIX, ibid. 1992, pp. 20-23, 26, 40; XL, ibid. 1993, pp. 35, 45, 51; XLIII, ibid. 1996, pp. 34, 36, 59; P. Collura, Le più antiche carte dell'Archivio capitolare di Agrigento, Palermo 1961, pp. XIV, 239, 243, 250 ss., 254-257; R. Pirri, Sicilia sacra, I, Panormi 1644, p. 706; L. Cadier, Essai sur l'administration du Royaume de Sicile sous Charles Ier et Charles II d'Anjou, Paris 1891, pp. 199, 242, 244, 300; R. Gaglio, Serie cronologica dei vescovi, in La Sicilia sacra, III (1901), p. 826; M.H. Laurent, I vescovi di Sicilia e la decima pontificia del 1274-1280, in Riv. di storia della Chiesa in Italia, V (1951), pp. 83 s.; N. Kamp, Kirche und Monarchie im staufischen Königreich Sizilien, III, München 1975, pp. 1163, 1180; C. Eubel, Hierarchia catholica, I, Monasterii 1913, pp. 78, 165; Dict. d'hist. et de géogr. ecclésiastiques, XI, col. 826 (s.v. Capaccio).