GNUDI
Famiglia di attori di origine bolognese, operante principalmente nel circuito teatrale centro-settentrionale, della quale si conoscono poche ma significative tracce. Numerosi furono i membri che dette all'arte per almeno un secolo, fra la seconda metà del Settecento e la prima metà dell'Ottocento.
Capostipite, allo stato attuale degli studi, fu forse Giacomo, attore oscuro, responsabile di una troupe che nel 1758 recitò nel teatro comunale di Forlì.
Maggiori notizie riguardano Elisabetta, vissuta nella seconda metà del Settecento, apprezzata servetta delle compagnie di Nicola Petrioli e di Onofrio Paganini. Seguendo gli spostamenti della compagnia Paganini, si trasferì in Spagna. Fermatasi a Cadice, dove visse con la sua famiglia, Elisabetta aprì un caffè, lasciando le scene. Il Bartoli, suo contemporaneo, ricorda "l'avvenenza del suo personale e […] qualche prontezza nel suo brillante carattere" (p. 269), doti essenziali per il ruolo di servetta. Elisabetta doveva essere ancora viva verso il 1780.
Nella frastagliata geografia degli attori della famiglia G., un posto speciale occupa Vincenzo, bolognese, di cui si ignorano gli estremi cronologici, noto finora tanto nelle maschere di Dottore, di Pantalone e di Brighella, quanto nei ruoli di padre nobile e di caratterista. Durante il suo imprevedibile percorso artistico, Vincenzo seppe adattarsi a ogni necessità, mostrando un alto grado di flessibilità professionale. Maschera e ruolo furono praticati con insolita scioltezza dall'attore, rispettosissimo delle esigenze interne delle compagnie di metà Settecento, la cui singolare vicenda artistica in qualche modo suggerisce pratiche sceniche e recitative in voga presso quella miriade di piccole formazioni, di immediata costituzione e di altrettanto improvviso scioglimento, che attraversava la penisola nel pieno secolo dei lumi. Per molti versi, Vincenzo incarnò il profilo dell'attore medio, aspirante alle novità più per necessità materiali che per convincimento artistico. Vincenzo fu il marito della primadonna Paolina Faccioli, al pari di lui disponibile a cambiare ruolo nel volgere di una sola stagione. Di Paolina, un illustre testimone coevo diceva: "recita con ponderato sentimento; ed è ben accolta fra le vaganti comiche truppe" (Bartoli, p. 270). Insieme con la moglie, impegnata nel ruolo di seconda donna, Vincenzo, con la maschera di Dottore, fece parte della compagnia di Francesco Panazzi nel 1777-78. Compiuto il giro a Modena (primavera), Guastalla (estate), Mantova (autunno), Bologna (carnevale), entrambi passarono nella primavera del 1778 nella troupe di Giovanni Foresti, con la quale furono in tournée a Rimini, Fiume e Capodistria. Si trasferirono poi nella compagnia di Antonio Brambilla, dalla quale si separarono dopo il carnevale del 1779. Nell'anno comico 1786-87, Vincenzo fu scritturato come Dottore dalla compagnia diretta da Gregorio Cicuzzi, al cui seguito recitò a Mantova in autunno e a Senigallia durante il carnevale. Come sempre, recitava al suo fianco Paolina, questa volta nel ruolo di serva. Nella compagnia Buratti Vincenzo fu contemporaneamente Padre nobile e Dottore durante l'anno comico 1793-94, mentre sua moglie meritò qui il ruolo di prima donna. Nel 1795-96, nella stessa formazione, Vincenzo prese a fare il caratterista e Pantalone, sostituendo Giovan Battista Graziosi.
Dall'unione di Vincenzo con Paolina non si è in grado di stabilire quanti figli scaturissero. Tuttavia, Amalia, scritturata nel 1796 come servetta della compagnia Buratti, fu forse loro figlia. Cambiando di ruolo, nella stessa compagnia tra il 1799 e il 1800 e in seguito in quella di Luigi Favre, fu scritturata come quarta donna, mentre Paolina ricopriva il ruolo di madre.
Francesco, fratello di Vincenzo, faceva il Brighella e le parti serie nella compagnia Buratti. Anche costui era in grado di recitare con e senza la maschera. Nell'anno comico 1799-1800, indossò persino la maschera di Pantalone. Altro Brighella fu Lorenzo, scritturato nello stesso anno nella formazione Buratti, insieme con Domenico, un amoroso; di entrambi si ignorano i legami di parentela. Si conosce anche Antonio, presente nella compagnia Buratti del 1793-94, da cui si divise nel 1795.
Appartenne forse allo stesso ramo anche Giuseppe, nato a Padova nel 1760. Dotato di possente statura, tanto da essere soprannominato "Gnudon", si specializzò nel ruolo del tiranno tragico, divenendo così l'interprete ideale delle maggiori tra le tragedie dell'Alfieri. Appartenne alle principali compagnie comiche del primo Ottocento, tra cui quelle condotte da Bazzi, Goldoni, Perotti, Dorati e Raftopulo. Si ignora la data di morte.
Contemporaneo di Giuseppe fu Carlo, conosciuto nel ruolo di primo attore e primo amoroso. Morì nel 1827.
Fonti e Bibl.: F.S. Bartoli, Notizie istoriche de' comici italiani che fiorirono intorno all'anno MDL fino a' giorni presenti, Padova 1781-82, pp. 269 s.; L. Rasi, I comici italiani. Biografia, bibliografia, iconografia, I, Firenze 1897, p. 1033 (per Vincenzo, Elisabetta, Giuseppe, Carlo); Uomini di teatro nel Settecento in Emilia e Romagna, a cura di E. Casini Ropa - M. Calore - G. Guccini - C. Valenti, I, Modena 1986, p. 363 n. 102 (per Giacomo); O. Giardi, I comici dell'arte perduta. Le compagnie comiche italiane alla fine del secolo XVIII, Roma 1991, pp. 11, 120 s., 124 s., 132, 159, 222 (per Vincenzo); pp. 120 s., 132, 154, 159, 222 (per Paolina); p. 154 (per Amalia); pp. 124 s. (per Francesco e Antonio); p. 126 (per Lorenzo e Domenico).