POMPEO Strabone, Gneo (Cn. Pompeius Sex. filius Cn. nepos Strabo)
Generale romano, console nell'89 a. C., padre del triumviro Pompeo Magno. Di famiglia di latifondisti con vasti possedimenti nel Piceno, fece una normale carriera: questore nel 104 in Sardegna; pretore al più tardi nel 92. Un suo governo in Sicilia è dubbio. Accusato nel 91 o al più tardi nel 90 con molti altri di aver favorito la ribellione degl'Italici, fu tra gli assolti. La notizia, che potrebbe significare una sua accentuata ostilità verso la classe dei cavalieri, da cui partirono le accuse, non basta a determinarne meglio la posizione politica: conferma però quello che si scorge da tutta la sua successiva attività, che egli era favorevole all'estensione della cittadinanza romana. Ciò non gli impedì - ed è caratteristico - di essere nel 90 legato nella guerra sociale sotto gli auspici del console P. Rutilio Rufo. È verosimile che, dopo la morte del console, ottenesse, come altri legati suoi colleghi, l'imperio proconsolare, che lo autorizzava a comando autonomo, e che in tale condizione battesse gl'Italici presso Fermo e ne guadagnasse una proclamazione a imperatore. L'anno dopo era nominato console. Cicerone, che era al suo seguito, ci ha lasciato il ricordo di un suo colloquio, rimasto infruttuoso, con uno dei capi degl'Italici, P. Vettio. A P., per le sue ripetute vittorie sui Marsi, Peligni e Vestini, e infine per l'espugnazione di Ascolo, tocca il merito principale nella conclusione della guerra. Dell'abilità con cui seppe accompagnare le operazioni militari con il risollevamento del morale dell'esercito è testimone la concessione della cittadinanza romana a una torma di cavalieri spagnoli al suo servizio, valendosi probabilmente di una disposizione della lex Iulia del 90 sulla concessione della cittadinanza romana, che doveva riguardare senza distinzione i combattenti dell'esercito romano. Trionfò alla fine dell'89. A questo estremo periodo del suo consolato risale pure un provvedimento di grande importanza, ma insufficientemente noto, per la romanizzazione dell'Italia transpadana. Una sua legge (lex Pompeia) divideva questa regione in un certo numero di circoscrizioni urbane, dando alle città il diritto latino, assegnando a ciascuna le tribù celtiche del suo territorio come attributae, con diritto di connubio e commercio, per quel che sembra, ma senza accesso alla curia municipale. Nell'88 il senato in mano ai sillani lo sostituì nel comando; ma le sue truppe si ribellarono, e Silla gli concesse di rimanere al suo posto. La riconciliazione con Silla dovette essere ritenuta totale, se il senato nell'87, dopo che Silla era partito per l'Oriente, lo chiamò a combattere contro L. Cinna. Si scontrò pertanto presso la Porta Collina con Sertorio in una battaglia indecisa. Poco dopo, una congiura contro di lui organizzata nel suo campo fu scoperta e repressa con sangue freddo dal figlio Gneo. Ma P. moriva quasi subito o colpito dal fulmine o piuttosto da febbre fulminea.
Bibl.: I dati in W. Drumann-P. Groebe, Geschichte Roms in seinem Übergange von der republikanischen zur monarchischen Verfassung, 2ª ed., Lipsia 1908, pag. 325 segg. Della guerra sociale la più recente esposizione è in Cambridge Ancient History, IX (1932), con la relativa bibliogr. La scoperta di due decreti di P. nel 1908 ha provocato un'intera letteratura. L'editio princeps è G. Gatti, Lamina di bronzo con iscrizione riferibile alla guerra dei socii italici, in Bull. Comm. Arch. Comun., XXXIII (1908), p. 169 segg., integrata da un nuovo frammento, ibid., XXXV (1910), p. 273 segg. Si cfr. Corpus Inscr. Lat., I, 2ª ed., p. 709 e Dessau, Inscr. Lat. Selectae, n. 8888. Inoltre E. Pais, Studî storici antich. class., II (1909), p. 113 segg.; III (1910), p. 54 segg., e in Rend. Accad. Lincei, s. 5ª, XV (1910), p. 72 segg.; G. De Sanctis, Atti Acc. scienze Torino, XLV (1909), p. 144 segg.; XLVI (1910), p. 727 segg.; E. Costa, Rend. Accad. scienze Bologna, 1908-09, p. i seg.; C. Cichorius, Röm. Studien, Lipsia e Berlino 1922, p. 130 segg.; A. Momigliano, Bull. Comm. Arch. Comun., LVIII (1930), pp. 45-47. Per la lex pompeia v. tra gli altri Th. Mommsen, Röm. Staatsrecht, III, 3ª ed., p. 640 e J. Marquardt, Röm. Staatsverwaltung, I, 2ª ed., p. 56.