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MARZIO, Gneo

di Massimo Lenchantin De Gubernatis - Enciclopedia Italiana (1934)
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MARZIO, Gneo (Cn. Martius)

Massimo Lenchantin De Gubernatis

Da Tito Livio (XXV, 12), sono conservati due Vaticinia Marciana. Nell'uno è predetta la sconfitta di Canne, nell'altro si raccomanda l'istituzione di ludi Apollinares (inaugurati nel 212) per ottenere la vittoria. Sebbene citati come prosa, i due vaticinî si possono restituire facilmente in esametri dattilici. Si pensò quindi a una tarda falsificazione. Ma versi esametri ricorrono già in età anteriore nei frammenti dell'Odissea di Livio Andronico (versi 25, 32, 35 Morel). Secondo alcune fonti i Vaticinia sarebbero stati scritti dai fratres Marci; secondo altre (per es., Tito Livio) da un solo vates Marcius. Il prenome è dato unicamente da l'esto. A un solo Marcius vengono anche attribuiti i praecepta Marciana che sono sentenze di contenuto etico. I frammenti in W. Morel, Fragmenta poetarum Latinorum, Lipsia 1927, pp. 6, 63 e segg.

Bibl.: H. Diels, Sibyllinische Blätter, Berlino 1890; G. De Sanctis, Storia dei Romani, III, 2, Torino 1917, p. 369.

Vocabolario
màrzio
marzio màrzio agg. [dal lat. Martius, der. di Mars Martis «Marte»]. – 1. Del dio Marte (v. Marte); quasi soltanto nella locuz. storica campo m., con cui s’indicò la piazza d’armi nell’antica Roma e in altre città d’Italia (anche campo di...
marza
marza s. f. [der. di marzo, perché gli innesti si fanno in primavera]. – In agraria, porzione di ramo, o gemma isolata che, staccata dalla pianta madre, si fa sviluppare sul soggetto (o selvatico) nell’operazione d’innesto.
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