GLYKON (Γλύκων)
1°. - Scultore ateniese (all'incirca dei primi anni del III sec. d. C.), ha inscritto il proprio nome sulla roccia del piedistallo dell'Eracle Farnese in Napoli proveniente dalle Terme di Caracalla, in Roma.
La statua di dimensioni colossali (alta m 3,17) rappresenta Eracle appoggiato alla clava in atto di riposo: nudo, ha masse muscolari assai robuste, pur nelle svelte proporzioni generali. Colpisce in modo singolare l'esagerazione portata al massimo grado dei particolari anatomici, per cui non soltanto vene, tendini ed altri elementi di superficie sono resi con grande evidenza, ma le masse dei volumi (caratteristica di tarda epoca ellenistica) appaiono come somma complicata di piccole frazioni muscolari separate con precisione profonda le une dalle altre.
La lontana derivazione da Lisippo è assicurata, oltre che dalla ponderazione della statua e dalle caratteristiche del volto, dalla esistenza di altra copia (Firenze, Uffizî) con l'iscrizione di Lisippo. Esistono altre numerose repliche, sia in marmo che in bronzo (la più grande in bronzo è a Villa Albani), e di piccolo formato in terracotta. La Bieber ammette che l'originale potesse essere ad Atene (ciò dalla rappresentazione su alcune monete ateniesi e dall'etnico di G.); il Lippold invece a Sicione.
Bibl.: C. Robert, in Pauly-Wissowa, VII, i, 1912, c. 1471, s. v., n. 5; H. Brunn, Gesch. gr. Künstler, Stoccarda 1889, I, 559; I. G., XIV, 1238; A. S. Murray, Gr. Sculpt., Londra 1880, II, 351; M. Collignon, Sculpt. gr., Parigi 1892-1897, II, pp. 425, 634 s.; W. Klein, Gr. Kunstgeschichte, Lipsia 1904-1907, c. 368 ss.; W. Amelung, in Thieme-Becker, XIV, 1921, p. 272, s. v.; G. Becatti, in Riv. Ist. Arch. St. Arte, VII, 1938, p. 113, nota 361; G. Lippold, Handbuch, III, i, Monaco 1950, p. 281; M. Bieber, The Sculpture of the Hellenistic Age, New York 1955, p. 37; G. A. Mansuelli, Galleria degli Uffizi (Le sculture), Roma 1958, p. 58 s.