GLOZEL
L. Nome corrotto e divulgato di Le Closet, borgata francese nel dipartimento dell'Allier, non lungi da Vichy, resosi famoso per i ritrovamenti di oggetti preistorici (pietre, ciottoli incisi, ossi lavorati, vasi di rozzo impasto, idoli di terracotta, mattoni e tavolette con segni alfabetiformi, ecc.), avvenuti in seguito a scavi operati da un medico appassionato di studi preistorici, il dottor A. Morlet, in un ristretto campo di proprietà di certi Fradin, tra il 1925 e il 1927. L'autenticità dei reperti, numerosissimi e stranissimi, fu sostenuta con calore, oltre che dallo scavatore, da S. Reinach e da altri, che avrebbero voluto scorgere in quel deposito uno strato di transizione fra il Paleolitico e il Neolitico, con estremi riflessi dell'arte magdaleniana, e con la prima comparsa di scrittura. Ma la stranezza dell'escavazione e dei reperti indusse altri paleoetnologi, come il Vayson e l'orientalista R. Dussaud, a ritenere le scoperte come frutto di una straordinaria mistificazione, compiuta da un contadino appena ventenne. La polemica si accese viva e anche aspra, creandosi così una complicata vertenza, finché una Commissione internazionale di archeologi, mediante azione diretta sul terreno, avvalorata dall'esame chimico, poté dimostrare la tecnica e la storia del trucco. Tuttavia si continuò da alcuni a credere in questo nuovo strato preistorico glozeliano e l'affaire ebbe perfino strascichi giudiziarî.
Bibl.: S. Reinach, Éphémérides de Glozel, Parigi [1928]; R. Dussaud, Autour des inscript. de Glozel, Parigi 1927; A. Vayson de Pradeune, L'affaire de Glozel, Parigi 1928; A. Morlet, La civilisation glozélienne hors de G., Parigi 1928; Revue anthropologique, 1927, nn. 10-12 (Relazione della Commissione intern.); id., 1928, nn. 1-3 (Relaz. del chimico Champion); Bulletin de la Société préhistor. franç., 1932, p. 166 (processo Fradin-Dussaud); cfr. anche U. Antonielli, in Emporium, marzo 1928, pp. 163-172.