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GLOTTODIDATTICA

di Renzo Titone - Enciclopedia Italiana - IV Appendice (1979)
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GLOTTODIDATTICA

Renzo Titone

. Natura e ambito. - Il termine g., di derivazione greca, è stato saltuariamente usato in alcune pubblicazioni europee (di paesi mitteleuropei ed est europei) del nostro secolo, e dal 1961 da R. Titone (1961, 1966 segg.), per indicare la didattica della lingua in generale, comprendendo sia il campo della lingua prima (nativa e ufficiale) sia il campo delle lingue seconde (nazionali e/o straniere). La g. tratta in generale, pur con variazioni secondo gli autori, dello sviluppo delle abilità linguistiche fondamentali (capire, parlare, leggere, scrivere) e dell'apprendimento dei mezzi di espressione e comunicazione verbale a livello fonetico-fonologico, morfosintattico, semantico-lessicale e stilistico. In numerose nazioni, la g. è disciplina universitaria e materia di specializzazione in vista della professione docente; frequentemente essa fa parte dei programmi speciali di linguistica applicata (SUA, Gran Bretagna, Francia, URSS).

Storia. - Mentre il problema dell'insegnamento efficace della lingua prima e, in parte, anche delle lingue seconde risale alla remota antichità classica (Sumeri, Egiziani, Romani: v. R. Titone, Teaching, ecc.; L. G. Kelly, 25 centuries, ecc.), il problema della fondazione di una metodologia glottodidattica su basi teoriche emerge esplicitamente nei secoli 16° e 17° (ad opera soprattutto di Comenio: v. spec. Janua linguarum reserata aurea, 1631; Methodus linguarum novissima, 1649; Orbis sensualium pictus, 1654; Didactica magna, 1658). Il principio del metodo intuitivo e intensivo (Linguae usu potius discantur quam praeceptis) è saldamente stabilito nella g. comeniana; mentre da altri si metterà in evidenza, con vario accento, o la priorità dell'uso pratico sulla grammatica (Locke) o il valore della comparazione interlinguistica (Du Marsais, Chompré, Weitenauer, Hamilton, ecc.) o la fecondità dei procedimenti induttivi (nella Méthode de l'enseignement universel di Jacotot, 1823, 1830). Prevalgono fino all'inizio del sec. 19° i metodi generalmente chiamati "diretti" (uso diretto della lingua attraverso la conversazione con l'esclusione dello studio teorico della grammatica). E, dopo la parentesi segnata specialmente dall'apparire delle grammatiche scolastiche di tipo deduttivistico ad opera del Seidenstücker (1785-1817) e del Plötz (1819-1881), i metodi diretti riprenderanno il sopravvento dalla fine del sec. 19° ad opera soprattutto del Movimento di Riforma (Heness, Sauveur, Marcel negli Stati Uniti; Gouin, Viëtor, Ripman e altri in Europa). Nel corso della prima metà del nostro secolo sono tre le grandi tappe, che rivoluzionano profondamente l'insegnamento linguistico: 1) l'opera teorica e pratica di linguisti e metodologi di grande valore, e specialmente dei "Tre Grandi": H. Sweet, O. Jespersen e H. E. Palmer (cfr. R. Titone, Teaching, capp. 4, 5, 6); 2) l'apporto massiccio delle nuove (o rinnovate) scienze della comunicazione (in primis, la nuova linguistica strutturale e generativistica, a cui si affiancano la psicolinguistica, la socio- e antropolinguistica, la semiologia, la cibernetica con la teoria dell'informazione, recentemente inserite nel quadro della teoria generale dei sistemi); 3) le nuove tecnologie didattiche (New Instructional Technologies), che si valgono del concetto di autogestione dell'apprendimento e operano spesso mediante apparati tecnici molto sofisticati (elaboratori elettronici linguisticamente programmati come nei progetti CAI [Computer Assisted Instruction], laboratori linguistici, videoregistratori e televisione a circuito chiuso, dispositivi e testi d'istruzione programmata).

Tendenze metodologiche. - Si possono oggi classificare i principali metodi storicamente significativi nella tipologia seguente (R. Titone, Teaching, cap. 8): Approccio formale: 1. Metodo grammaticale-traduttivo. 2. Metodi della lettura (induttivo-formali). Approccio funzionale: 1. Metodi diretti (Berlitz; Metodo diretto-eclettico; Metodi di semplificazione). 2. Metodi intuitivi (audiovisivi). 3. Metodi intensivi. 4. Metodi strutturali (audio-orali). 5. Metodi clinici (ipnopedici, suggestopedici, paraterapeutici). Approccio integrato: 1. Metodi eclettici-situazionali. 2. Metodi modulari (comprendenti sia princìpi che procedimenti tratti da metodi diversi e unificati sulla base del criterio della comunicazione contestualizzata). La categoria dell'Approccio integrato raccoglie il meglio delle altre due in un sistema di apprendimento ampio e flessibile. Le giustificazioni scientifiche addotte a suffragio delle metodologie più recenti si possono ricondurre a tre orientamenti teoretico-sperimentali, e cioè: 1) Una teoria dell'apprendimento linguistico basata sul condizionamento operante di tipo comportamentistico (Skinner): una concezione oggi fortemente criticata per la sua inadeguatezza a spiegare gli elementi razionali e semantici del linguaggio umano. 2) Una teoria dell'apprendimento linguistico basata sulla postulata preesistenza nella mente umana di dispositivi innati di tipo cognitivo destinati all'acquisizione del linguaggio (Chomsky): una visione criticabile per la sua forte impronta neo-razionalistica e innatistica. 3) Una teoria dell'apprendimento linguistico fondata sulla psicologia dinamica della personalità del parlante (modello olodinamico di Titone): concezione integrale del linguaggio visto come sistema dinamico operante su più piani dell'organismo umano e unificato nell'Io del comunicante. Da queste tre visioni teoriche promanano proposte didattiche e ricerche sia sul piano scientifico che sul piano educativo.

Bibl.: R. Titone, L'insegnamento delle materie linguistiche, Roma 1961 (19632); W. F. Mackey, Language teaching analysis, Londra 1965; R. Titone, Le lingue estere: metodologia didattica, Roma 1966; id., Teaching foreign languages: an historical sketch, Washington 1968; G. L. Kelly, 25 centuries of language teaching, Rowley 1969; R. Titone, Psicolinguistica applicata: introduzione psicologica alla didattica delle lingue, Roma 1971; id., Introduzione alla metodologia della ricerca nell'insegnamento linguistico / Methodology of research in language teaching, ediz. bilingue, Bergamo 1974.

Vedi anche
didattica In generale, quella parte dell’attività e della teoria educativa che concerne i metodi di insegnamento. Si distingue una didattica generale, riferita ai criteri e alle condizioni generali della pratica educativa, dalle didattica speciali relative alle singole discipline d’insegnamento o alle caratteristiche ... sociolinguistica Settore della linguistica che studia i fenomeni linguistici in specifico rapporto con le diverse situazioni sociali. ● F. de Saussure fu il primo ad attribuire un posto centrale al carattere sociale del linguaggio e ne fece dipendere principi come quello di segno o di sistema (struttura), fondamentali ... linguaggi settoriali Varietà di una lingua utilizzate nell’ambito di determinati settori della comunità linguistica e caratterizzate dall’uso di una terminologia più o meno specializzata rispetto al lessico comune e dal ricorrere di strutture morfosintattiche peculiari. Nell’uso recente, la locuzione è sempre più spesso ... Tullio De Màuro De Màuro, Tullio. - Linguista e filosofo del linguaggio italiano (n. Torre Annunziata, Napoli, 1932), si è occupato soprattutto di linguistica generale, con attenzione al rapporto tra lingua e società. Vita. Laureatosi in Lettere classiche con A. Pagliaro nel 1956,  ha insegnato nelle univ. di Napoli, ...
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glottodidàttico
glottodidattico glottodidàttico agg. [der. di glottodidattica] (pl. m. -ci). – In linguistica, inerente alla glottodidattica, cioè allo studio dei modi di apprendere le lingue straniere: metodologia glottodidattica.
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