Il contributo è tratto da Storia della civiltà europea a cura di Umberto Eco, edizione in 75 ebook
Il Quattrocento è per gli ordini religiosi un secolo di riforme. Il processo di rinnovamento risponde a esigenze diverse, ma l’aspirazione comune rimane il ravvivamento dello slancio spirituale di cui sono depositarie le comunità religiose. Di questo fervore, al volgere del secolo, il drammatico episodio del Savonarola rappresenta certamente l’esempio più intenso.
La vicenda della Chiesa di Roma, nei secoli XIV e XV, è connotata da una costante aspirazione alla riforma e dai tentativi intesi a realizzarla. Il processo di rinnovamento, sostenuto nel concilio di Costanza, riduce soltanto in minima parte la turbolenza dell’autorità pontificia, lungamente alimentata dal Grande Scisma fino alla metà del Quattrocento.
La crisi del monachesimo si acuisce. In particolare per gli ordini antichi, al declino disciplinare, all’isolamento e all’opulenza dei monasteri, si aggiunge il funesto istituto della commenda, che ancor più aggrava la già considerevole decadenza degli ordini. Il pontefice o il sovrano laico nominano abati commendatari, talora estranei all’ordine e interessati soltanto a sfruttare il patrimonio dei monasteri. Essi ignorano spesso la regola dell’ordine e i vincoli di obbedienza propri della vita monastica.
D’altronde, questa profonda crisi di autorità è anche dovuta al più generale scadimento del prestigio della Chiesa d’Occidente. Durante il Grande scisma, ciascun ordine ha infatti anche più di un superiore. La confusione è dunque notevole e si fa sempre più necessaria una modernizzazione dell’organizzazione costituzionale degli ordini antichi.
In questo processo, un ruolo di primissimo piano svolge la formazione delle congregazioni di monasteri. Presso l’ordine benedettino, grande rilievo assume la congregazione italiana intitolata a santa Giustina da Padova. Fondata nel 1412, la congregazione è articolata in forma federativa e ha un’organizzazione accentrata: l’autorità è di fatto racchiusa nel capitolo generale, cui è affidata la nomina degli abati, mentre il pericolo della commenda è scongiurato dalla soppressione del carattere vitalizio dell’ufficio abbaziale. La struttura organizzativa della congregazione italiana viene imitata in Spagna, in Francia e in Inghilterra, ma famose per il loro prestigio sono soprattutto la congregazione di Melk, e quella di Bursfelde. Sull’esempio delle congregazioni benedettine, alla metà del Quattrocento viene poi fondata presso l’ordine cistercense la congregazione di Castiglia, in Spagna, cui segue alla conclusione del secolo la formazione in Italia della congregazione di san Bernardo.
Per gli ordini antichi, di ispirazione benedettina, la riforma nasce soprattutto dall’esigenza di una migliore organizzazione strutturale. Ben diverse sono invece le aspirazioni degli ordini mendicanti, in specie dei Minori, per i quali la riforma, così come in passato, è connessa principalmente al sempre vivo desiderio di un ritorno alla povertà originaria delle comunità monastiche.
I Domenicani non tardano ad avviare riforme analoghe a quelle realizzate dagli ordini antichi. Dopo alcuni tentativi di riforma su scala regionale, all’aprirsi del nuovo secolo si giunge finalmente alla fondazione di alcune congregazioni, in Lombardia, in Francia, in Spagna e in Olanda. Ciascuna è retta da un vicario generale confermato dal Maestro generale, che rimane la massima autorità dell’ordine. La riforma viene poi diffusa con un certo successo nel corso del Quattrocento.
Le riforme pretese da una parte dei Francescani, cosiddetti osservanti, sono molto più radicali. Piuttosto che costituire una novità sono il prolungamento di un conflitto tutto interno alle comunità, che risale alle origini stesse dell’ordine e che si sviluppa soprattutto in Italia e in Francia, dove assume un vigore assai efficace. L’Osservanza francese, infatti, ottiene dal concilio di Costanza il diritto di eleggere tre vicari provinciali e un vicario generale, che devono essere confermati dal Maestro generale dell’ordine. In seguito, Eugenio IV divide l’Osservanza in due gruppi, i cismontani e gli ultramontani, governati ciascuno da un vicario generale e da vicari provinciali eletti direttamente dal movimento. Questo processo di disgregazione dell’ordine giungerà finalmente a compimento soltanto nel 1517, quando Leone X conferirà agli osservanti anche il diritto di eleggere un proprio ministro generale, sancendo così definitivamente la scissione tra le due correnti, osservante e conventuale, in due ordini distinti.
Oltre agli sforzi profusi nel processo di rinnovamento della loro organizzazione costituzionale, gli ordini mendicanti continuano la loro attività di predicazione. Il drammatico episodio che ha per protagonista Girolamo Savonarola ne costituisce un folgorante esempio. La predicazione del celebre frate domenicano è la più compiuta espressione di quel rigorismo morale, professato dagli ordini mendicanti sin dalle loro origini, che aspira a una sostanziale rivoluzione spirituale della società e, prima ancora, delle istituzioni ecclesiastiche. Quando egli sale alla guida del governo di Firenze fa della predicazione l’esercizio stesso del potere, sostenuto da schiere di proseliti conquistati dai suoi appassionati ideali. I suoi strali accusatori non risparmiano nemmeno l’autorità pontificia, rappresentata da Alessandro VI, che gli intima di sospendere immediatamente la predicazione. Caduto nelle mani dei suoi oppositori fiorentini, viene consegnato a un tribunale ecclesiastico che lo condanna al rogo come eretico.
La più avveduta critica storica ha voluto scorgere nel Savonarola un precursore dell’età del Rinascimento e l’ultimo rappresentante della rivolta contro un’istituzione ecclesiastica spogliata della sostanza spirituale delle origini: una Chiesa, insomma, le cui uniche finalità sono ormai l’organizzazione delle sue gerarchie e la cura del ruolo dichiaratamente monarchico dell’autorità pontificia, assurta sempre più a semplice potenza sovrana, indifferente rispetto alla sua missione spirituale di liberazione e di redenzione dell’uomo. Alle soglie dell’era moderna, a questa formidabile impresa si dedicherà la società rinascimentale che prelude alla grande riforma protestante.