Il contributo è tratto da Storia della civiltà europea a cura di Umberto Eco, edizione in 75 ebook
Nella Germania di fine Trecento si assiste a una progressiva rinascita del pensiero tecnico che in breve tempo conduce alla realizzazione di codici manoscritti finemente illustrati. In queste opere è evidente l’influenza della tradizione tardo -antica dei trattati di macchine belliche, accanto alle quali si cominciano a intravedere sprazzi di modernità rappresentati dalle artiglierie.
L’opera più importante dalla quale ha origine la tradizione tedesca di scritti sulla tecnica militare, è il Bellifortis del medico militare di origine bavarese Konrad Kyeser; si tratta di un trattato sulla tecnologia della guerra (tattica e poliorcetica), compilato probabilmente tra la fine del XIV e l’inizio del XV secolo e dedicato all’imperatore Roberto del Palatinato. Con questo manoscritto i trattati sulla tecnica compiono un notevole salto qualitativo e, se si esclude il Taccuino di Villard de Honnecourt, siamo in presenza del primo libro basato esclusivamente sul linguaggio visivo, nel quale la descrizione verbale è relegata a svolgere una funzione esclusivamente didascalica. L’opera di Kyeser inaugura uno stile letterario che in Germania dà origine a una tradizione che si distingue per l’alto grado di omogeneità del proprio corpus iconografico. I manoscritti di questa tradizione in nostro possesso risalgono in maggioranza al XV secolo e provengono quasi esclusivamente dall’area tedesca; curiosamente nessuno di questi è conservato in Italia, dove sembra che Kyeser, nonostante nel prologo ci informi di suoi viaggi in Sicilia, Campania, Toscana e Lombardia, non abbia avuto molto successo. Da un confronto del Bellifortis con le opere della tradizione italiana, infatti, sembra che soltanto nel De re militaris di Roberto Valturio siano rintracciabili elementi riconducibili all’opera di Kyeser.
Le notizie biografiche relative a Kyeser sono molto scarse, sappiamo soltanto che dopo un periodo di attività nella città di Eichstätt, nella Franconia bavarese, per circostanze politiche e militari avverse, nel 1396 è costretto all’esilio nei monti della Boemia dove, molto probabilmente, inizia la stesura del suo trattato. Le copie più complete del Bellifortis si compongono di dieci libri che trattano: carri da guerra, macchine da assedio, macchine idrauliche, macchine elevatrici, armi da fuoco, armi per la difesa, segreti meravigliosi, pirotecnica (militare e civile) e attrezzi da lavoro. L’arsenale di Kyeser mostra chiaramente un’influenza di Guido da Vigevano, ma presenta anche significativi segni di originalità, come nel caso di due carri da assalto equipaggiati con armi da fuoco che, insieme ad altre spaventose macchine incendiarie, valgono all’autore una fama duratura e l’appellativo di emissario del diavolo. Accanto ai carri da assalto tradizionali, dotati di armi da taglio come falci, picche, lance e uncini, sono presenti anche alcuni progetti fantastici di macchine belliche con parti antropomorfe o zoomorfe; queste fanno pensare che si trattasse di dispositivi destinati ad avere più un effetto psicologico sugli avversari che un’effettiva capacità bellica. Particolarmente interessanti sono il disegno di uno scoppietto e l’attribuzione ad Alessandro Magno dell’invenzione di uno dei due carri armati di bombarde descritti nel trattato. Tra i disegni classificabili come di ingegneria civile spiccano quelli di alcune macchine curiose, come un mulino idraulico con la ruota alimentata dall’alto e una rara rappresentazione di combattimento sottomarino tra due palombari che indossano scafandri e respiratori dotati di serbatoi dell’aria ricavati da vesciche animali gonfiate.
Ampio spazio è dato al tema dei dispositivi incendiari, tra i quali sono degni di nota alcuni sistemi per l’illuminazione, il cavallo porta fuoco, i razzi volanti, i petardi, e alcune tecniche per l’uso del fuoco nelle cucine e nel riscaldamento delle stanze da bagno. Particolarmente interessante è il disegno di quello che sembra essere un aquilone a forma di drago, che ha suscitato alcune ipotesi interpretative alternative, tra le quali quella di Pierre Duhem (1861-1916), che vede nel dispositivo di carta uno dei primi aerostati, e quella di Marcelin Berthelot, per il quale, invece, si tratterebbe di una carcassa incendiaria. L’ultimo capitolo del Bellifortis è dedicato alle armi e agli strumenti da assalto, tra i quali, oltre a un corredo di flagelli in ferro, uncini e scudi, è presente una singolare macchina elevatrice a cavi, integrata con quattro mulini a vento. Diversamente dalla tradizione tecnica italiana, l’opera di Kyeser non dedica spazio all’architettura e i disegni di castelli, pur numerosi, sono sempre funzionali all’illustrazione di macchine o tecniche militari. Sul piano dei contenuti tecnologici il Bellifortis si differenzia dalla tradizione precedente principalmente per l’attenzione prestata alle armi da fuoco e per alcuni dispositivi di trasmissione del moto, come l’alzo a vite per i cannoni, gli argani, i verricelli, le gru ruotanti e, nonostante non ci siano disegni chiari, probabilmente anche il sistema biella-manovella.
Tra i manoscritti che si rifanno all’opera di Kyeser il più importante è certamente il cosiddetto Manoscritto anonimo della guerra ussita, così chiamato per i numerosi riferimenti a macchine da guerra usate durante questo conflitto. Le scarne ma numerose citazioni di questo manoscritto, che possediamo in un’unica copia, sono in tedesco antico e i riferimenti a città come Monaco e Norimberga ci portano a supporre che l’autore provenisse dalla medesima regione di Kyeser e che il Bellifortis costituisca la sua principale opera di riferimento; anche se non viene mai citata, infatti, nel Manoscritto anonimo della guerra ussita sono presenti disegni di scale articolate, carri, ponti e imbarcazioni provenienti dall’opera di Kyeser.
Tuttavia, questo manoscritto si caratterizza anche per contenuti originali, come certi riferimenti a macchine inventate dagli ussiti, dai Veneziani e dai Catalani e, in generale, per una maggiore attenzione alle macchine per uso civile.
L’artiglieria è simile a quella presentata da Kyeser e l’elemento più innovativo è costituito da un cannone montato su affusto a due ruote. Anche in questo caso, però, come nel caso del Bellifortis, l’artiglieria è ancora accompagnata da torri da assalto, scale, ponti, che mostrano come le armi da fuoco non abbiano ancora sostituito le tecniche poliorcetiche tradizionali. Grande spazio è dedicato alle macchine elevatrici operate da carrucole, funi e argani mossi con giostre d’animali, la cui destinazione principale sembra essere il sollevamento dei cannoni; particolarmente interessante è una gru denominata “elevatore doppio di Norimberga”, mentre altre fanno pensare a macchine elevatrici per le miniere. Altri disegni di macchine sono relativi a dispositivi per uso civile, come lo scafandro da palombaro per il recupero dei carichi sommersi che doveva essere indossato con speciali calzature piombate per mantenere più facilmente in piedi sui fondali marini e lacustri.
Nel manoscritto sono presenti anche alcune macchine perforatrici tra le quali troviamo un trapano orizzontale per realizzare tubature modulari in legno e un’altra grossa macchina che lavora con l’asse in verticale e sembra essere un’alesatrice per l’allargamento dei pozzi che, opportunamente modificata, entra in seguito nel processo di produzione delle armi da fuoco per l’alesatura delle artiglierie. Sono presenti anche numerosi disegni di mulini a vento ad asse orizzontale e una curiosa macchina a manovella per la lucidatura delle pietre preziose. L’elemento più innovativo di questo trattato è il dispositivo di trasformazione del moto biella-manovella che qui, per la prima volta, viene illustrato in maniera chiara abbinato a un volano per rendere uniforme il moto rotatorio e consentire così il superamento dei punti morti superiore e inferiore. I disegni dell’anonimo della guerra ussita sono accompagnati da indicazioni scritte pertinenti, le quali mostrano come si fosse ormai superata la fase della mera immaginazione in favore delle macchine realmente esistite. Dopo questo manoscritto la scuola tedesca sembra perdere vigore e le produzioni successive non saranno altro che album nei quali si presentano i dispositivi già registrati da Kyeser e dall’anonimo ussita assieme a una crescente influenza di macchine della scuola italiana.