GIUSTINIANI (XVII, p. 384)
La famiglia Giustiniani genovese (Longo) era costituita in consorzio o albergo, col nome di Giustiniani e componeva la Maona di Scio derivata dalla spedizione di Simone Vignoso (v., XXXV, p. 347) nel 1348. Questo gruppo consorziale, che ebbe il dominio utile dell'isola, e per qualche tempo anche di altre isole dell'Egeo e di Focea sulle coste dell'Asia Minore, e trasse dal commercio del mastice di Scio (v. lentisco, XX, p. 852), non dell'allume come è detto in XVII, p. 384 (l'allume si trova invece a Focea), considerevoli ricchezze, seppe destreggiarsi tra Greci, Veneziani e Turchi mantenendo per oltre due secoli un piccolo principato genovese autonomo circondato da elementi costantemente ostili. Anche dopo la caduta di Costantinopoli, Scio costituì per 120 anni un piccolo stato libero, sebbene tributario dei Turchi.
I G., che avevano anche un proprio ambasciatore a Costantinopoli, considerarono il proprio possesso quasi sentinella avanzata del cattolicismo, qualche cosa - in minori proporzioni - come Rodi e Malta. Ma questo atteggiamento, i rapporti col papato, il costante favore agli elementi cristiani finirono con accrescere i sospetti e l'avversione dei Turchi. Solimano, attribuendo il fallimento della spedizione su Malta agli avvertimenti partiti da Scio, ne ordinò l'occupazione che avvenne senza possibilità di resistenza e con orrendo saccheggio nel 1566. Furono presi prigionieri il podestà Vincenzo G. e i dodici governatori; generosa la condotta del vescovo Timoteo G. che con grande energia riuscì a scongiurare più gravi sacrilegi da parte dei conquistatori; eroica la fermezza (rievocata dal D'Annunzio nella "Canzone del Sangue") dei diciotto giovanetti Giustiniani, oggi canonizzati dalla Chiesa, che preferirono una morte atroce all'abiura della fede cristiana.
Dinasti a Scio e cittadini a Genova, i G. ebbero uomini notevoli nelle armi, nella politica, nel commercio, nelle arti. Oltre ai già ricordati (XVII, p. 384) e a Giovanni (v. appresso) sono notevoli: Jacopo G. che comandò una delle dodici grandi navi alla battaglia di Ponza nel 1435 e appunto a lui, come a sovrano di Scio, volle arrendersi Alfonso d'Aragona. Fabrizio o Brizio G. Longo, detto il Gobbo, fu insigne ammiraglio al servizio della repubblica e poi di Carlo V. Ebbero fama come scrittore Agostino (1470-1546), vescovo di Nebbio in Corsica, autore degli Annali genovesi dal 1100 al 1528 e di una descrizione dell'isola di Corsica; Angelo (1520-1596) teologo; Fabiano (sec. XVII) commentatore dei libri sacri, e parecchi altri, per lo più ecclesiastici. Nella riforma doriana del 1528 l'albergo dei G., comprendente numerose famiglie, assunse funzione politica come uno degli alberghi popolari, ma anche quando gli alberghi furono aboliti conservarono il nome comune. Ebbero cinque cardinali e numerosi diplomatici appartenenti ai diversi rami del consorzio; più notevoli Ansaldo, inviato ai papi Paolo IV e Pio V; Cesare a Filippo II e III di Spagna; Luca ambasciatore a Roma, a Milano, in Spagna nella prima metà del sec. XVII. Dei nove dogi maggiore importanza ebbe: Giovanni Antonio (1660-1735) che, doge dal 1713 al 1715, ottenne dall'impero l'acquisto del Finale. I rami attuali sopravviventi dei G. traggono origine dalle famiglie Campi, Recanelli e De Forneto.
Bibl.: (V. vol. XVII, p. 384). Sui G. signori di Scio: Fustel de Coulanges, Questions historiques, Parigi 1923, p. 339 segg.; cfr. anche G. Filippucci Giustiniani, La dominazione dei Giustiniani nell'Egeo, in Rassegna italiana, 1926. Su Giovanni G.: G. Heyd, Storia del commercio del Levante nel Medioevo, in Biblioteca dell'economista, X; Atti Soc. lig. di st. patria, X, fasc. 3°; E. Pears, The destruction of the Greeck Empire and the Story of the Capture of Costantinople by the Turcks, Londra 1903; G. Schlumberger, Le Siège, la Prise et le Sac de Costantinople par les Turcs en 1453, Parigi 1913; Su Iacopo: A. Giustiniani, Annali della Repubblica di Genova, II, p. 334; su Agostino: Archivio storico di Corsica, 1936, fasc. 2, p. 130 segg. Per i dogi: L. Levati, I dogi biennali di Genova, Genova 1930; id., I dogi di Genova e vita genovese dal 1700 al 1797, ivi 1917; per i diplomatici; V. Vitale, Diplomatici e consoli della Repubblica di Genova, in Atti Soc. lig. di st. patria, LXIII; per i cardinali: A. Remondini, I cardinali liguri, Genova 1879.