NATURANI, Giuseppina
– Nacque a Ritorbido, nell’Oltrepò pavese, nel 1743, seconda figlia di Andrea, mercante di modeste condizioni, e di Maria Teresa, donna colta e di famiglia agiata.
La sorella maggiore, Archilde, allieva del tenore lucchese Michele Caselli, entrò in monastero giovanissima, a S. Caterina in Brera, nel 1752. Carl’Antonio Tanzi pubblicò in quell’occasione una raccolta di Poesie (Milano 1753) e promosse una nuova raccolta di Versi per la professione religiosa di Archilde l’anno successivo.
Fin da giovanissima, Naturani trascorse buona parte dell’anno ospite nella casa milanese di Tanzi, segretario dell’Accademia dei Trasformati e amico di famiglia, che così scrisse di lei a Giambattista Chiaramonti il 5 agosto 1761: «Ella è cresciuta sempre inclinata e applicata agli studi e per aver agio di essere ne' medesimi erudita, si è trasportata colla licenza di suoi parenti dalla sua alla mia casa dove coll'occasione che vengono da me vari amici letterati ha si comodo di venire da essi ammaestrata. È diventata come sorella d'una mia sorella colla quale dorme [...]. Non è da potersi facilmente spiegare l'illibatezza de' suoi costumi e il basso sentimento che ha di se stessa» (Trento, Biblioteca comunale, Lettere autografe a Giambattista Chiaramonti cittadino bresciano, Mss., 937, c. 11).
Sotto la guida di Tanzi e degli amici che frequentavano la sua casa si applicò con rara costanza e profitto alle lettere. Notizie sui suoi studi si trovano in una lettera di Tanzi al conte Giammaria Mazzuchelli del 15 luglio 1761 (Biblioteca apostolica Vaticana, Vat. Lat., 9276, c. 811). Dopo aver appreso il latino da Giacomo Baillou e perfezionato il francese con Carlo Canetta, nipote di Tanzi, imparò il greco dal padre cistercense Angelo Fumagalli, al punto da tradurre in toscano due opuscoli di Plutarco, il Della virtù delle donne e L’educazione de’ figliuoli. Attese quindi allo studio del tedesco con l’ex gesuita Giacomo Sassone e della filosofia con il padre Stefano Fumagalli.
Fungeva da segretaria a Tanzi ed ebbe modo di farsi stimare dagli altri accademici Trasformati: i nomi di Giuseppe Candido Agudio, Domenico Balestrieri, Giuseppe Casati, Francesco Fogliazzi, Remigio Fuentes, Angelo Fumagalli, Gaetano Guttierez, Giovanni Andrea Irico, Pier Domenico Soresi, Francesco Tosi, Francesco Saverio Vai, Angelo Teodoro Villa si trovano spesso menzionati nella corrispondenza intrattenuta con gli eruditi amici bresciani Giambattista Chiaramonti, Ludovico Ricci e Baldassarre Zamboni. Nel 1759 in casa di Tanzi conobbe il giovane conte bresciano Giambattista Corniani degli Orci, mandato a Milano a studiare matematica e giurisprudenza, che la corteggiò assiduamente e promise di sposarla. Ritornato in patria, Corniani intrattenne con lei un carteggio clandestino per mezzo di Tanzi e Zamboni, ma finì per ritrarsi da ogni impegno, deludendola profondamente.
Sulla vicenda informano alcune lettere di Tanzi al conte Antonio Greppi della fine del 1760. Scriveva Tanzi che Corniani si era ritratto adducendo come motivo, con «un discorso patetico e sciocco», l’opposizione dei genitori, che minacciavano di cacciarlo di casa e diseredarlo. Naturani aveva inoltre ricevuto la notizia della morte del tenente dei granatieri che era stato il suo primo amore, il quale «andato all’Armata […] aveva promesso di prenderla in moglie al suo ritorno in Italia se l’avesse tuttavia ritrovata in libertà e l’aveva pregata di non passare a contrarre matrimonio con alcuno se non le si presentava un’occasione assai vantaggiosa e migliore della sua» (Giulini, 1933, p. 194).
Nell’estate 1761, su richiesta del canonico Ludovico Ricci, appoggiata da Giambattista Chiaramonti, appena diciannovenne fu ascritta all’Accademia roveretana degli Agiati col nome di Letilia. L’anno successivo Giuseppe Baretti le indirizzò una lettera (poi pubblicata su La frusta letteraria, n. 11 del 1° marzo 1764, con lo pseudonimo di Lovanglia) con consigli sull’educazione, per suggerirle di non affidarsi soltanto ai libri.
Alla morte di Tanzi, nel maggio 1762, accolse nella sua casa la sorella del poeta, Felice, e si occupò della vendita della vasta biblioteca dello scomparso (lettera a Ricci, 2 giugno 1762), poi ceduta in parte a Giuseppe Casati. Rimasta senza la guida di Tanzi, fu destinata in sposa dai genitori a un gentiluomo pavese, Gaetano Perez Rosa, con sorpresa degli amici bresciani (Zamboni a Ricci, 24 gennaio 1763). L’unione non ebbe esito fortunato, anche per l’aspro e geloso carattere del marito. Nei primi anni del matrimonio, Naturani continuò invece a pensare con affetto e nostalgia al giovane Corniani, chiedendo insistentemente notizie su di lui a Zamboni. Intanto, così come aveva fatto per conto di Tanzi, proseguì con zelo le ricerche erudite per Zamboni e Mazzuchelli, ricercando e trascrivendo notizie e documenti di biblioteche milanesi e lombarde, talora procurando i libri rari richiesti tramite lo stampatore e libraio Giuseppe Galeazzi. In quegli stessi anni ebbe tra i letterati lombardi un rapporto privilegiato con Giuseppe Parini, per il quale interessò i corrispondenti Giambattista Rodella e Zamboni, in vista di una possibile stampa e diffusione a Brescia del Mattino. Nel 1766 Corniani si sposò con la bresciana Caterina Brocchi e da allora il suo nome scompare dall’epistolario. L’anno successivo Naturani confidò a Ricci il cattivo stato della sua salute e la sua inattività (lettera del 24 giugno 1767). In un’altra lettera, probabilmente successiva, gli confessò: «vivo in Milano come in un romitorio e vivo come non vivessi. Il cuore per altro è sempre uguale, né per più lungo silenzio dovrete temere dimenticanza» (23 settembre, s.a.). Aggravandosi i dissidi con il marito, fu costretta a implorare la protezione del duca di Modena Francesco III d'Este, governatore di Milano, per ottenere il permesso di ritornare alla casa paterna, a Ritorbido, dove trascorse il resto della sua esistenza. La corrispondenza con Ricci si interruppe con la lettera del 21 marzo 1770, scritta dopo che il canonico le aveva comunicato di aver finito di scrivere la vita del conte Giuseppe Maria Imbonati: «Se non si vuol chiamare studio il leggere, come fa qualsiasi Donna per goder dolcemente qualche ora, che potrebbe essere di nojoso ozio, non attendo a studio veruno». Dall’Inghilterra Baretti continuò a chiedere ripetutamente sue notizie a Francesco Carcano, nuovo segretario dei Trasformati, ricevendone solo vaghi riscontri.
Un’ultima volta, con un addio, è ricordata nella lettera di Baretti del 12 marzo 1785. Morì nello stesso anno a Ritorbido.
Nessuna delle poche iniziative autoriali intraprese da Naturani fu portata a termine. Se le traduzioni da Plutarco non furono mai date alle stampe, la vagheggiata redazione di una vita di Tanzi che potesse supplire all’inadeguatezza dell’elogio funebre composto da Pierantonio Serassi fu probabilmente giudicata superflua in seguito alla pubblicazione del bel ricordo del poeta scritto da Parini nell’A chi legge di Alcune poesie milanesi, e toscane di Carl’Antonio Tanzi (Milano 1766), né si concretizzò l’idea di un’edizione di lettere di Francesco Saverio Quadrio, a causa delle difficoltà opposte dallo stampatore, timoroso di possibili censure. Della produzione poetica, assai parca e che Tanzi giudicava troppo filosofica e seria, restano scarse testimonianze, reperibili nell’epistolario: la menzione di un sonetto per la morte di un amico, un epigramma latino diretto a Ricci e un sonetto in data 11 giugno 1760. Nel 1765, invitata da Zamboni a collaborare a una raccolta per nozze, gli inviò il sonetto Sorte, che per mio strazio, e torti e danni, il cui tono sembrerebbe confermare il cauto parere di Tanzi.
Le numerose lettere di Naturani, di compita e disinvolta grazia anche quando affrontano temi eruditi, costituiscono invece un prezioso documento per la conoscenza dell’ambiente letterario lombardo negli anni Sessanta del secolo. Tuttavia, dalla lettura dell’epistolario non emergono, al di là di interessi eruditi, particolari simpatie per le idee illuministiche. Così si apprende dalle lettere a Ricci e Zamboni che ella lesse, con cautela, l’Émile di Rousseau, trovando nel carattere del protagonista qualcosa dell’amato Corniani, ma non apprezzò il Caffè dei fratelli Verri, preferendogli il secondo volume del Museum Mazzuchellianum (Venezia 1761-63) il libro di medaglie della collezione del conte Mazzuchelli. Dopo la morte di Tanzi, intrattennero con Naturani relazioni epistolari e personali, a Brescia, oltre a Zamboni, Ricci e Chiaramonti, anche Mazzuchelli con il suo segretario, Giambattista Rodella; a Milano il canonico Gianandrea Irico, Baldassarre Oltrocchi, Giuseppe Parini e, attraverso Francesco Carcano, Giuseppe Baretti.
L'epistolario di Naturani è conservato a Brescia, Biblioteca Queriniana, Carteggio Zamboni - Tanzi, E.V.1.1.1-2, cc. 282-373 (una cinquantina di lettere dal 1759 al 1765); Chiari, Biblioteca Morcelliana, Arm. Mss. A.I, n.n.: Lettere di nessuna importanza scritte al canonico Ricci Lodovico; Arm. Mss. A.I 1-8 e A.II.1-2: Lettere di vari scrittori al canonico Ricci (3 novembre 1759 - 31 marzo 1770); Arm. Mss. A.II.5 (risposte di Ricci).
Fonti e Bibl.: Roma, Biblioteca apostolica Vaticana, Vat. Lat., 9276: [G.Rodella], Avviso circolare agli amatori degli uomini letterati e onesti, c. 523; Milano, Biblioteca di Brera, Mss., AH.XIII.3-2b: F. Cherubini, Scrittori milanesi omessi dall’Argellati abbenché morti prima del 1744, c. 341; A.T. Villa, Addizioni e correzioni...alla Biblioteca degli volgarizzatori del segretario Filippo Argellati bolognese, IV, Milano 1767, p. 632; I. Gussago, Memorie intorno alla vita e agli scritti di Baldassarre Zamboni arciprete di Calvisano, Brescia 1798, p. 11 s.; G. Baretti, Epistolario, Bari 1936, I, pp. 120 s., 148, 193, 195, 246, 266, 306, 400 s., 407; II, pp. 13, 25, 68, 216, 237, 274 s., 280; Id., La scelta delle lettere familiari, Bari 1912, p. 369; Id., La frusta letteraria, Bari 1932, pp. 304-308; Discorrere per lettera… Carteggio Giuseppe Valeriano Vannetti - Giambattista Chiaramonti (1755-1764), a cura di L. De Venuto, Trento 2007, pp. 433, 436, 439, 449, 451 s., 454, 460; A. Foresti, La Peppina, in Il Marzocco, 13 gennaio 1924, pp. 3 s.; C.A. Vianello, Giovinezza di Parini, Milano 1933, pp. 80, 91; A. Giulini, La “Peppina” del Tanzi, in Id., Curiosità di storia milanese, Milano 1933, pp. 189-194; R. Martinoni, «La stella più luminosa dell’ausonio cielo…». Erudizione al femminile: Peppina Naturani, in Annali Queriniani, I (2000), pp. 155-179 (con il sonetto Sorte, che per mio strazio, e torti e danni); Id., Una vita settecentesca di Francesco Cicereo, in Musaico per Antonio. Miscellanea in onore di Antonio Stäuble, a cura di J.J. Marchand, Firenze 2003, pp. 160 s.