ZOLA, Giuseppe.
– Nacque a Concesio, presso Brescia, il 29 agosto 1739 da Girolamo e da Maddalena Carlini (Concesio, Archivio parrocchiale, Registro dei battesimi).
Fu avviato allo studio in famiglia, cominciò a studiare latino a Concesio, passò poi a Gussago e infine a Brescia, dove compì gli studi superiori con Pier Antonio Barzani e Antonio Balzani, mentre con Giovanni Battista Scarella studiò scienze e filosofia, di cui diede pubblico saggio nel 1757. Fu assiduo frequentatore dell’oratorio dei padri della Pace, dove conobbe padre Giuseppe Rosa.
All’età di vent’anni, per la cultura che gli veniva riconosciuta, fu nominato bibliotecario della Biblioteca Queriniana (1759). Dedicatosi agli studi teologici, fu ordinato sacerdote nel 1765 da Alessandro Fè d’Ostiani, vescovo titolare di Modone e ausiliare del cardinale Angelo Maria Querini (Brescia, Archivio diocesano, Registri delle ordinazioni, 13, cc. 9r, 22v, 28v). Dal cardinale Giovanni Molino fu chiamato a insegnare teologia morale in seminario e a ricoprire l’incarico di vicerettore.
Diede alle stampe quelle prime lezioni (Theologicarum praelectionum quas habuit in Seminario Brixiano..., I-II, Brixiae 1775, Ticini 1785-1786), che dedicò al generale degli agostiniani Francesco Saverio Vázquez e al cardinale Mario Compagnoni Marefoschi. A questi ricorse nel 1772, quando fu licenziato dal seminario insieme all’amico e collega Pietro Tamburini per le posizioni teologiche assunte. Trovò così accoglienza a Roma, presso i sacerdoti missionari di S. Giovanni Battista.
Dal 1773 fu alla guida del Collegio Fuccioli e poi del Collegio irlandese. Entrò in contatto con i giansenisti romani che si ritrovavano in casa del conte Fabio De Vecchi e presso gli oratoriani della Chiesa Nuova con Giovanni Gaetano Bottari. Segnalato dal cardinale Marefoschi al conte Carlo Giuseppe di Firmian, nel settembre del 1774 fu chiamato a insegnare storia ecclesiastica nell’Università di Pavia.
Il 9 dicembre 1776 aprì le lezioni con l’orazione De vitanda in historia calamitatum Ecclesiae dissimulatione (Ticini Regii 1777), cui seguirono altri volumi, come il Commentariorum de rebus Christianis ante Const. Magnum (I-II in 3 tomi, Ticini 1778-1780), il De Locis theologiae moralis (I-II, Ticini 1785-1786) e il trattato De Ratione et auctoritate praecipue Sancti Augustini in rebus theologicis ac speciatim in tradendo mysterio praedestinationis et gratiae dissertatio cum prologo galeato (Ticini 1788).
Dell’ateneo pavese fu rettore per un biennio (1778-79), mentre dal 1782 al 1794 diresse il Collegio germanico-ungarico fondato da Giuseppe II. Fu consigliere di Giovanni Bovara nella stesura del piano di studi teologici del 1786, modificato poi a partire dal promemoria che Zola inviò al Consiglio di governo il 21 gennaio 1788. Con Tamburini, Giovanni Battista Guadagnini e il gruppo bresciano di giansenisti, Zola partecipò attivamente al sinodo di Pistoia del 1786. A Pavia uscì il Compendio del trattato storico-dogmatico-critico delle indulgenze (1789), mentre l’anno successivo pronunciava per i collegiali del Collegio germanico-ungarico l’orazione funebre per Giuseppe II.
Godette della stima degli imperatori d’Austria, ma con l’avvento al trono di Vienna di Francesco II crebbe la pressione degli avversari, che lo accusavano di contrastare i diritti della Chiesa e la potestà papale. Nel 1794 fu obbligato dal plenipotenziario austriaco Johann Joseph von Wilczek ad accettare la giubilazione e lasciare l’insegnamento universitario. Rinunziò all’ufficio di parroco di S. Ambrogio a Milano e si ritirò a Brescia con un vitalizio annuo di 430.000 zecchini per seguire gli affari della famiglia e provvedere ai sei nipoti, rimasti orfani per la recente scomparsa del fratello; dal suo ritiro proseguì la pubblicazione dei Commentari. Monsignor Giovanni Nani lo sospese a divinis il 16 maggio 1796, misura poi revocata dal tribunale di Venezia.
Con l’arrivo degli eserciti francesi fu reintegrato nell’insegnamento pavese (ottobre 1796), ma per un solo anno accademico, perché, quando la facoltà di teologia fu soppressa, dovette far ritorno a Brescia (1797). Là, sebbene contrastato dal vescovo, fu invitato dalle autorità cittadine a insegnare eloquenza sublime e storia delle leggi e dei costumi nel locale pubblico liceo. Compilò l’opera Acroasis de primis duabus rerum Christianarum epochis ab adventu Christi Servatoris ad Constantinum Magnum atque hinc ad tempora Mahumetis (Pavia 1797) e il trattato Della vana pretensione di alcuni filosofi di separare la religione dal sistema politico (Pavia 1797). In quell’anno, mentre il vescovo era esule a Padova, rifiutò l’ufficio di vicario generale. Fece lezione a Brescia per due anni, fino alla primavera del 1799.
Durante la successiva breve restaurazione austriaca si ritirò a Concesio, dove concorse alla costruzione di una nuova scuola e sostenne l’opera delle suore dimesse a vantaggio delle ragazze povere.
Con la ricomparsa dei francesi a Pavia, egli tornò per la terza volta in cattedra (1802), per dettare stavolta lezioni di storia delle leggi e di diplomazia, pubblicate postume (Lezioni di storia delle leggi e de’ costumi de’ popoli sino alla Repubblica di Roma, Milano 1809).
Ritiratosi dall’insegnamento, rimase a Pavia come membro del Collegio elettorale dei dotti e direttore (senza stipendio) della Biblioteca universitaria (1803-06).
Insieme a Tamburini, Guadagnini, Giovanni Battista Rodella, Filippo Mazzucchelli e vari altri, che Arturo Carlo Jemolo ha definito «i ribelli» (Il giansenismo in Italia prima della Rivoluzione, Bari 1928, pp. 263-347), fece parte di quel gruppo di giansenisti bresciani che gravitarono intorno agli oratoriani della Pace, appoggiati dal capitolo della cattedrale. Il suo principale contributo al movimento giansenistico fu l’introduzione del metodo storico in un dibattito teologico condotto fino ad allora esclusivamente con metodo speculativo.
Morì per un’affezione bronchiale il 5 novembre 1806, a Concesio, dove si tratteneva per riposo e trovò sepoltura nella parrocchiale di S. Antonino martire. L’orazione funebre fu tenuta dal curato di Carcina, Giuseppe Pelizzari, che gli era stato discepolo. Una commemorazione pubblica si tenne anche a Brescia, nella chiesa di S. Domenico, per il trigesimo della morte.
Nel cortile dell’ateneo pavese, su iniziativa del sindaco Camillo Campari, Zola fu celebrato da una lapide, che ne ricordava il trentennale insegnamento, l’incredibile dottrina e la singolare modestia. Il pittore bresciano Pietro Anderloni lo ritrasse a mezzo busto in un’incisione fatta stampare nel 1793 dal Collegio germanico-ungarico. Un suo ritratto è presente nel soffitto della sala lauree del cortile di Volta dell’ateneo pavese. Un altro, inciso da Faustino Anderloni, è allegato alla copia della sua Defensio Christianae ethices (Ticini Regii 1778), nella Biblioteca universitaria di Pavia.
Opere. Pubblicò una ventina di libri, di cui offrì l’elenco completo Germano Jacopo Gussago (1825), segnalandone anche diciotto lasciati manoscritti.
Fonti e Bibl.: Documentazione su Zola si conserva presso gli archivi diocesani di Brescia (nei fondi Archivio del seminario, Ordinazioni e in quelli relativi agli episcopati Molin e Nani) e di Pavia; nel fondo Studi p.a. dell’Archivio di Stato di Milano (cartt. 70, 78-81, 90-91, 128, 184, 367-368, 381, 428, 430); nel fondo Università dell’Archivio di Stato di Pavia; nell’Archivio apostolico Vaticano, Nunziatura Vienna, 200. Il resto dell’opera di Zola è conservato inedito in undici volumi presso la Biblioteca Queriniana di Brescia (le lezioni manoscritte tenute nel seminario di Brescia: M.IV.4: Apparatus ad theologiam moralem; M.IV.5: De virtutibus; M.IV.8: Explicatio decalogi; M.V.22: De praeceptis Ecclesiae ecc.).
In assenza di una recente monografia storico-critica, per le notizie biografiche di Zola si deve ancora attingere alle amichevoli e incerte pubblicazioni commemorative apparse in occasione della sua morte: G.B. V., Notizie storiche intorno alla vita ed agli studj dell’abbate G. Z., bresciano, Cremona [1806?]; O. Colombi, Elogio funebre di G. Z., Brescia 1807; Elogio dell’abate G. Z., professore di storia e di diplomazia nella R. Università di Pavia e membro del Collegio elettorale de’ dotti, Pavia [1807?]; S. Perondoli, De Josepho Zola presbytero Brixiensi [...] commentariolum, Brixiae 1807; Sentimenti in lode di G. Z., Pavia 1807; [P. Tamburini], Saggio storico degli studi e delle opere dello stesso autore, in G. Zola, Lezioni di storia delle leggi, I, Milano 1809, pp. XI-LIX; J.G. Gussago, Notizie istorico-critiche intorno alla vita, a’ costumi ed alle opere dell’abate don G. Z...., Brescia 1825; G. Corniani, I secoli della letteratura italiana dopo il suo risorgimento, II, Milano 1833, pp. 646 s.; Storia delle lettere e delle arti in Italia, IV, a cura di G. Rovani, Milano 1858, pp. 653-868; C. Magenta, L’Abate G. Z., Pavia 1878; Memorie e documenti per la storia dell’Università di Pavia e degli uomini più illustri che v’insegnarono, a cura di A. Corradi, I, Pavia 1878, pp. 499-504; C. Resegotti, Il Seminario generale di Pavia, Pavia 1925, passim; O. Márffy, Contributi alla storia del Collegio germanico-ungarico di Pavia in base a documenti conservati nell’Archivio di Stato di Milano, in Aevum, XIII (1939), 4, pp. 548-557; G. Mantese, Pietro Tamburini e il giansenismo bresciano, Brescia 1942, p. 67 e passim; M. Uricchio, Il Collegio germanico-ungarico di Pavia, in Bollettino della Società pavese di storia patria, LIII (1953), pp. 3-46; LV (1955), pp. 33-63; F. Gatti, Il periodo giansenista della Facoltà teologica di Pavia, in Scrinium Theologicum. Contributi di scienze religiose, II, Alba 1954, pp. 121-206; M. Vaussard, Un episodio della storia del giansenismo italiano: le lettere di G. Z. all’abate Mouton, in Rivista di storia e letteratura religiosa, II (1966), 3, pp. 485-498; M. Bernuzzi, La Facoltà teologica dell’Università di Pavia nel periodo delle riforme (1767-1797), Milano 1982, passim; A. Zambarbieri, G. Z., in «...parlano un suon, che attenta Europa ascolta». Poeti, scienziati, cittadini nell’ateneo pavese tra riforme e Rivoluzione, Pavia 2000, pp. 337-343; P. Stella, Il giansenismo in Italia, I-III, Roma 2006, ad vocem; A. Zambarbieri, Le goût de l’histoire. G. Z. agli esordi del suo insegnamento pavese, in Il giansenismo e l’Università di Pavia. Studi in ricordo di Pietro Stella, a cura di S. Negruzzo, Milano 2012, pp. 115-132; M. Bernuzzi, La Facoltà di teologia, in Almum Studium Papiense. Storia dell’Università di Pavia, II, 1, L’età austriaca e napoleonica, a cura di D. Mantovani, Milano 2015, pp. 183-210, passim.