VECCHI, Giuseppe
VECCHI, Giuseppe. – Nacque a San Giovanni in Persiceto (Bologna) il 26 novembre 1912, in una famiglia di forti sentimenti religiosi e da sempre ascritta alla Partecipanza (associazione agraria del luogo e dei dintorni con personalità giuridica).
Il padre Antonio (1877-1959) era artigiano specializzato nella lavorazione del ferro e aveva bottega nel centro della cittadina; la madre, Ester Toschi, era nata a Sala Bolognese nel 1885. Ebbe tre fratelli: Maria Beatrice (1911-2008), in religione Nazarena, molto attiva nel sociale e cavaliere del Lavoro (1979); Cornelia (1915-1979), in religione Chiara; Tomaso (1918-1960), artigiano come il padre, emigrato in Argentina dopo il 1945.
Il cursus formativo di Vecchi, allievo del seminario, si svolse secondo una modalità di ascesa varia e graduale ma non programmatica. Conseguì due lauree all’Università di Bologna (in lettere nel 1939, in filosofia nel 1941); fra i suoi docenti gli ammirati Carlo Calcaterra, italianista, e Ugo Sesini, musicologo.
Dal 1944 al 1957 insegnò materie letterarie negli istituti magistrali, fra l’altro alle scuole Laura Bassi di Bologna. Intanto effettuava acconce e meritorie ricerche, che gli acquisirono due libere docenze all’Università: in letteratura latina medievale nel 1951 e in paleografia musicale nel 1955 (anni accademici, quindi abbraccianti anche il successivo). Presto assunse vari incarichi anche all’Università cattolica di Milano: dal 1953 al 1957 insegnò filologia romanza e dal 1955 al 1971 storia della musica a lettere; dal 1953 al 1955 filologia romanza e dal 1955 al 1971 e nel 1973 storia della musica a magistero. A Bologna, intanto, era divenuto professore di storia della musica a magistero, straordinario nel 1957 e ordinario nel 1960, confermandosi inoltre nel 1961 incaricato e poi ordinario di letteratura latina medievale in ambo le facoltà.
Simbolo e concentrato dei suoi interessi fu la pionieristica e longeva rivista Quadrivium, raccolta di «studi di filologia e musicologia medievale»: nata nel 1956, con Giovanni Battista Pighi e Virgilio Pini condirettori, durò fino al 1989 ammontando a trenta volumi (non di rado in due fascicoli annui). Una nuova serie, specificata come «studi di filologia e musicologia», sorse l’anno dopo per tredici volumi, con comitati direttivi e redazionali diversi. Nella premessa al primo numero Vecchi dichiarò che sarebbero state privilegiate tematiche inedite lungo il millennio del Medioevo, attorno a un’arte del quadrivio su tutte (la musica) ma anche alle sorelle del trivio, in ossequio alla concezione enciclopedica del sapere caratteristica dell’età medievale: autori e materiali minori e minimi ma prima sconosciuti o quasi, manoscritti di varia provenienza, centri provinciali, rapporti con altre discipline (poesia, teatro, pittura, scienza). La delimitazione iniziale non tardò a estendersi fino al Cinque-Ottocento. Notevoli, in particolare, gli omaggi a illustri colleghi come Federico Ghisi, Guido M. Gatti, Mario Medici.
Per oltre vent’anni, fino al 1983, Vecchi insegnò all’Università incorniciando l’insegnamento con una vasta attività direttiva, operativa, pubblicistica. Accademico filarmonico e delle scienze, diresse dapprima l’istituto di filologia latina e medievale, indi l’Istituto di studi musicali e teatrali, aperto nello storico palazzo Sanguinetti di strada Maggiore 34, dove, oltre a far lezione, costituì una biblioteca, organizzò concerti e convegni, attese a una multiforme azione di stampa e ristampa anastatica effettuata ora in proprio sotto la sigla AMIS (Antiquae Musicae Italicae Studiosi, associazione da lui fondata e ramificata in vari centri italiani), ora con tipografie ed editori locali, di frequente presso le edizioni Forni di Sant’Agata Bolognese (poi trasferita a Sala Bolognese), dell’amico, coetaneo e conterraneo Arnaldo Forni. Fra le tante pubblicazioni che Vecchi curò o fece curare presso Forni, accanto a ristampe anastatiche di antiche musiche bolognesi, la collana Bibliotheca Musica Bononiensis (continuata fino al 2015) comprende musiche, trattati, studi di Anton Francesco Doni, Adriano Banchieri, Alessandro Ademollo, Enrico Panofka, Leonida Busi, Oscar Chilesotti, Corrado Ricci, Luigi Torchi, Angelo Solerti, Francesco Vatielli, Giulio Bertoni.
Vecchi promosse convegni e pubblicazioni; fondò e diresse la Scuola di perfezionamento postlaurea in musicologia, insegnandovi paleografia musicale e storia della poesia per musica; fondò il Collegium musicum, un coro e gruppo di strumenti antichi alimentato soprattutto da studenti ed ex studenti universitari e destinato a notevole fortuna. In tanto attivismo, sono forse due gli esiti più concreti e musicologicamente attendibili: gli articolati Incontri con la musica italiana e polacca, testimonianza di un rapporto coraggiosamente avviato ai tempi della cortina di ferro, quando ai musicologi polacchi era generalmente concesso di comunicare solo con i colleghi sovietici; e gli specifici Subsidia musica veneta, quattordici numeri compresi fra il 1980 e il 1999-2000, e fino al sesto (1990) affidati alla cura di Ivano Cavallini.
Un’iniziativa a cui Vecchi tenne molto, considerandola un’appendice fuori stagione all’attività didattica, furono i corsi estivi, indetti annualmente a Certaldo (Firenze), Bardolino (Verona), Romeno (Trento), Lizzano in Belvedere e Medicina (Bologna), Monte Barro (Lecco), Roverè (Verona), rivolti a studenti universitari (e non solo) sostenuti da piccole ma sufficienti borse di studio.
Ubicati in alberghi o istituti di varia natura, consistevano in lunghe tornate di interventi musicologici mattutini e pomeridiani, su temi generali scelti anno per anno e svolti da docenti esterni (come Antonio Garbelotto, Ghisi, Nino Pirrotta, Giuseppe Massera, Giulio Cattin, Clément Morin), colleghi, assistenti, neolaureati e laureandi dell’Università di Bologna. A lato si ponevano esercitazioni corali pomeridiane e concerti serali, sempre alimentati dalle forze dei docenti e dei corsisti, e più di rado da presenze occasionali. Pregio precipuo dei corsi era la convivenza quotidiana: come negli antichi Conservatori napoletani sebbene senza rigore di studio e austerità di comportamento, in letizia umana e armonia musicale.
In quiescenza al compimento dei settant’anni, Vecchi proseguì la sua attività all’Accademia filarmonica di Bologna in veste di archivista ufficiale fino al 2005, ancora promuovendo incontri di studio e pubblicazioni, scrivendo e pubblicando in proprio, raccogliendo e ristampando suoi lavori precedenti. E sostenne viepiù l’AMIS, curando dal 1985 al 2000 almeno un bollettino sociale di 45 numeri.
Morì il 1° giugno 2007, ricoverato all’ospedale Bellaria di Bologna per trauma cranico in seguito a una caduta. Negli ultimi tempi aveva trasferito libri e musiche in casa propria, e continuava a raccoglierne, seguitando a lavorare, organizzare, pubblicare e ripubblicare.
Sposatosi il 7 febbraio 1942 con Neria Soldi, originaria di Zibello (Parma), ebbe due figli: Giuseppina, trasferita in Canada per seguire il marito geologo petrolifero; e Giancarlo, architetto.
Sulla pagina, il musicologo esibì una paletta di interessi assai più vasta della media universitaria: oltre alla letteratura latina medievale coltivò la storia della musica italiana in epoca medievale, rinascimentale, barocca e all’occasione romantica, non per vaste panoramiche ma per luoghi particolari, autori e opere spesso minori, con talune vistose preferenze per i codici antichi, la poesia per musica, la trattatistica, la spettacolarità, la città di Bologna, specialmente all’altezza di documenti nuovi, inediti, personalmente scovati.
Un’ampia silloge della sua attività saggistica è nei sei volumi di Dulce melos, editi dall’AMIS di Bologna fra il 1972 e il 1990. Vi figurano numerosi articoli già pubblicati altrove, riflettendo il progressivo ampliamento degli interessi. I primi volumi insistono su canto liturgico, devozionale, profano, mediolatino, volgare, monodico, polifonico, innodico, scolaresco, goliardico. L’ultimo specifica «Studi e ricerche sui libretti delle opere di Giuseppe Verdi»: oltre a sei libretti, Lorenzino de’ Medici è presente come ‘selva’ copiata da un manoscritto di Francesco Maria Piave conservato nell’Archivio della Fenice e datato 1844; si descrive il testo, steso in contatto con Verdi e da lui approvato sebbene poi abbandonato, e si ripubblica un lontano articolo di Luigi Ferdinando Casamorata che commentava l’omonima tragedia lirica di Piave e Pacini (1845).
In cattedra, l’insegnante fece lezione a migliaia e fece discutere tesi a centinaia di studenti. I corsi monografici delle sue materie complementari erano alimentati dalla sua larga curiosità, mentre le tesi affrontavano ogni settore disciplinare. La scuola di Vecchi produsse numerosi allievi poi professori o ricercatori di ruolo: Gualtiero Calboli, Antonio Saiani, Giampaolo Ropa, Sergio Martinotti (alla Cattolica), Franco Alberto Gallo, Mario Baroni, Rossana Dalmonte, Vittorio Gibelli, Osvaldo Gambassi, Ivano Cavallini. Fra i collaboratori e gli estimatori a lui più vicini per età, Vecchi contava Elena Salvi, docente e studiosa, e Albino Varotti, francescano e musicista.
Nel 1989, per iniziativa e a cura di Cavallini, furono pubblicati ventuno Studi in onore di Giuseppe Vecchi, ordinati in sezioni secondo la città d’origine e chiusi da un elenco delle opere. Il 24 novembre 2002 nel convento dell’Osservanza in Bologna si svolse una manifestazione per il novantesimo compleanno, a cura di allievi, estimatori, amici e conoscenti. Altri dieci Studi in onore di Giuseppe Vecchi, a cura di Maria Pia Jacoboni e Antonio Saiani, sono apparsi nel 2008, raccogliendo sei testi in onore del latinista Giambattista Pighi fra cui uno di Vecchi e altri quattro di Vecchi stesso sotto il titolo di Ars dictandi.
Dell’eclettica attività di stampa e ristampa avviata da Vecchi sono chiara testimonianza le collane Antiquae Musicae Italicae Scriptores, Carmina dramatica italica (Bononiensia, Lucensia, Varsoviensia), Corpus mensurabilis more antiquo musicae, Magistri artium, La musica a Bologna, Musica dramatica in Aemiliae Romandiolae civitatibus archivum, Scuola di perfezionamento in musicologia, Studi e materiali per la storia dell’Accademia Filarmonica, Testi drammatici medievali. Particolare durata hanno avuto: Biblioteca storico giuridica e artistico letteraria (serie di Letteratura Musica Teatro), Miscellanee, saggi, convegni e Biblioteca di «Quadrivium» (articolata in varie serie).
Vecchi fu insignito del grado di commendatore dell’Ordine al merito della Repubblica. Socio delle Deputazioni di storia patria per le antiche provincie modenesi e per le province di Romagna, fece parte della Società internazionale di musicologia (nel cui Direktorium rappresentò l’Italia dal 1972 al 1982), della Gesellschaft für Musikforschung e della American Musicological Society.
Fonti e Bibl.: L. Callegari Hill, Elenco delle opere, in Studi in onore di G. V., a cura di I. Cavallini, Modena 1989, pp. 267-273; C. Gianturco - T.M. Gialdroni, V., G., in The new Grove dictionary of music and musicians, XXVI, London-New York 2001, pp. 364 s.; M. Gandini, Per una bibliografia degli scritti di G. V., in Strada maestra. Quaderni della Biblioteca comunale “G.C. Croce” di S. Giovanni in Persiceto, LII (2002), pp. 1-16; G. Vecchi, V., G., in Die Musik in Geschichte und Gegenwart. Personenteil, XVI, Kassel 2006, col. 1369; P. Mioli, Musicologia, filologia e ironia alla scuola di G. V., in Studi in onore di G. V., a cura di M.P. Jacoboni - A. Saiani, Bologna 2008, pp. 15-20; R. Vettori, Josephi V. Commemoratio, ibid., pp. 9-13.