VASI, Giuseppe
Incisore. Nacque a Corleone (Sicilia) nel 1710, morì a Roma nel 1782. Dedicò tutta la sua vita all'illustrazione dell'urbe, per mezzo dell'incisione in rame. L'impresa alla quale, dal sec. XVI in poi, si erano dedicati tanti vedutisti e che, nonostante la formidabile organizzazione editoriale cui era appoggiata, rimase sempre o parziale o disorganica, prese subito sistema nella mente del V., inscrivendosi in un disegno ampio e compiuto in tutte le sue parti. In questo senso il V. può considerarsi il vero modello del Piranesi, che aveva tutt'altra anima, ma che frequentò per un certo tempo il suo studio.
Accanto alle non poche stampe sporadiche, alcune delle quali importantissime, come le ampie vedute del Vaticano, di S. Maria Maggiore, del Foro Romano, dell'Aventino con la Campagna Romana fino a S. Paolo e il grandioso Prospetto dell'alma Città di Roma dal Monte Gianicolo in 12 fogli (1765), che è considerato uno dei più fedeli panorami di Roma, il V. ci lasciò un vero monumento nelle sue Magnificenze di Roma antica e moderna. L'opera, alla quale lavorò per quattordici anni (1747-61), è divisa in dieci libri (piazze; basiliche e chiese antiche; palazzi e vie; ponti e edifizî sul Tevere; chiese parrocchiali; conventi e case di chierici regolari; monasteri e conservatorî di donne; collegi, spedali e luoghi pii; ville e giardini), con antiporta incisa, 10 frontespizî e 200 tavole fuori testo, oltre a numerose vignette nel testo, ed è fondata non solo sull'osservazione perspicua del vero, ma anche su un'accurata informazione storica e archeologica, di cui è data notizia nei richiami e nel testo. Era questa un po' l'usanza del tempo, ma nel V., come poi nel Piranesi, fu un modo sincero d' intendere la grandezza di Roma. Le Magnificenze sono corredate di una "spiegazione istorica" redatta dal Bianchini per il primo libro e dallo stesso V. dal terzo in poi. Pregiata è anche la Nuova pianta di Roma in prospettiva incisa dal V. nel 1781.
Esatte fino allo scrupolo e documentariamente preziose, le vedute del V. rivelano qua e là, nonostante la monotonia del linguaggio incisorio, un sentimento lirico del paese e preludono a effetti tipicamente piranesiani, quali il sole raggiante dietro il Casino del Belvedere nella veduta di Porta Angelica e la disposizione drammatica rotta e articolata dei numerosi edifici compresi nella Veduta dell'Isola Tiberina.
Bibl.: Per la bibl. del V. v. quella citata sotto piranesi. Vedi pure, C. Olschki, Le magnificenze di Roma di G. V., in Emporium, LXIV (1926), pp. 312-20.