VALERIANI, Giuseppe
– Nacque a Venezia nel 1765.
La data di nascita si desume da una sua lettera inviata al naturalista bellunese Tomaso Antonio Catullo nel 1845, nella quale Valeriani affermava di avere ottant’anni (Padova, Biblioteca Universitaria, ms. n. provv. 2013, nr. 667, 1° maggio 1845; anche il suo contemporaneo Emmanuele Antonio Cicogna, 1842, p. 573, indicò il 1765 come anno di nascita). Due passaporti rilasciati dalla direzione generale di polizia del Regno Lombardo Veneto riportano, invece, la data del 1772 (Solmi, 1934, pp. 215, 218).
Avviato alla carriera religiosa, fu alunno e poi prete presso la chiesa di S. Maurizio; si dedicò agli studi letterari e giuridici, laureandosi in legge, probabilmente presso l’Università di Padova.
L’arrivo delle armate francesi nel territorio veneto segnò una rottura profonda nell’itinerario intellettuale e umano di Valeriani, che aderì sin dagli inizi con fervore alle idee rivoluzionarie, rinunciando presto agli abiti talari (Venezia, Biblioteca del Museo Correr, Fondo Cicogna, ms. 2186, c. 364). Prima di spretarsi diede alle stampe la Lettera del cittadino Candido Schietti a nome di tutti i preti del mondo cattolico (Mantova 1797), prendendo posizione contro il celibato ecclesiastico e suscitando la dura reazione critica del sacerdote Giovanni Giuseppe Piva (Religionis et Cleri nec non civitas cum italiaca explicatione, [Venezia] 1797). In quell’anno pubblicò anche due sonetti, La pace sospirata e Morte di Edippo, in una raccolta annuale curata da Angelo Dalmistro (Anno poetico. Raccolta di poesie inedite di autori viventi, Venezia 1797, pp. 154 s.).
A Venezia Valeriani partecipò da protagonista all’attività politica della Municipalità provvisoria, alla quale il Maggior Consiglio cedette i propri poteri il 12 maggio 1797. Fu membro attivo – e dal 26 agosto al 30 settembre anche segretario – della Società di pubblica istruzione, istituita il 27 maggio 1797. Collaborò come redattore al Mercurio d’Italia storico-politico, fondato da Giuseppe Compagnoni, e successivamente fu direttore, insieme a Luigi Bossi, del bisettimanale Il Monitore veneto, schierato su posizioni democratiche e filofrancesi, che iniziò a uscire nel maggio del 1797; in giugno fondò il giornale Il Libero veneto, compilato dal fuoriuscito napoletano Carlo Lauberg.
Nei suoi interventi presso la Società di pubblica istruzione, finalizzati soprattutto alla formazione dello spirito pubblico, Valeriani palesò l’appartenenza allo schieramento democratico più avanzato, senza tuttavia esprimere istanze radicali sul terreno socioeconomico, nel quadro dell’adesione ferma ai principi sanciti dalla Costituzione francese dell’anno III. Come redattore del Monitore veneto criticò anche alcuni provvedimenti della Municipalità, della quale pure il periodico costituiva l’organo ufficioso di espressione, giudicati troppo moderati e dunque contrari ai «veri interessi» della società (Il Monitore veneto, 5 messidoro anno V, n. 12), e prese posizione per l’unione di Venezia alla Repubblica Cisalpina, in linea con gli obiettivi della Società di pubblica istruzione (ibid., 17 messidoro anno V, n. 15).
Nell’autunno del 1797, dopo Campoformio, Valeriani abbandonò Venezia per rifugiarsi nella Repubblica Cisalpina. Stabilitosi a Bologna, dove si distinse per l’azione di opposizione democratica alle istituzioni di governo, fu al centro delle iniziative del patriottismo bolognese: fu tra gli estensori del Monitore bolognese, tra i fondatori, e primo segretario, del Gran Circolo costituzionale e tra i membri del Genio democratico, il secondo circolo costituzionale della città. Unì interventi sui temi dell’educazione ai principi rivoluzionari, nel solco dalla convinzione che la rivoluzione fosse il risultato di una forza esterna e non «dell’opinione generale» e che dunque la formazione di quest’ultima dovesse costituire un obiettivo prioritario del movimento patriottico (Discorso recitato dal cittadino Valeriani nella seduta dei 13 nevoso del Circolo costituzionale del Genio democratico, Bologna 1798), a riflessioni su concetti quali democrazia, volontà generale e legge. Nel febbraio del 1798 pronunciò nel Gran Circolo un discorso nel quale additò «nello spirito della Religione [...] la base della Democrazia», rivendicando al contempo la libertà religiosa e denunciando l’intolleranza nei confronti dell’ebraismo (Discorso pronunziato dal Cittadino Giuseppe Valeriani [...] sulla libertà dei Culti, e sulle opinioni religiose, Bologna 1798). Nell’aprile del 1798 intervenne in reazione critica al discorso pronunciato da Giovanni Pindemonte contro i ‘falsi patrioti’ – ovvero quanti, a parere dell’ex marchese veronese, minacciavano con il loro radicalismo il processo di democratizzazione (Discorso del cittadino Pindemonte recitato nel Gran Circolo costituzionale di Bologna contro il falso patriotismo, Bologna 1798) – facendosi propugnatore di un patriottismo energico e radicale, fondato sull’azione e sulla subordinazione dell’interesse privato alla causa pubblica e articolato nella lotta intransigente contro i nemici, manifesti o dissimulati, dei regimi democratici (Confutazione del discorso del cittadino Pindemonte sul falso patriotismo, Bologna 1798).
Con deliberazione del Gran Consiglio della Repubblica Cisalpina, il 6 aprile 1798 ottenne la cittadinanza cisalpina come ex veneto (Archivio di Stato di Milano, Atti di governo, Albinaggio, p. a., b. 6). Nell’estate di quell’anno ambì, sollecitando a tal fine anche l’aiuto dell’amico Vincenzo Dandolo, alla carica di giudice di pace e poi di ispettore di polizia (lettera a Dandolo, 4 agosto, 1798, in Solmi, 1934, pp. 210 s.). La sua fama di patriota intransigente, pronto a schierarsi contro ogni espressione di moderatismo politico, che gli attirò molte inimicizie e che portò anche al circolare di voci su un suo atteggiamento critico verso la politica del Direttorio francese (Il Democratico imparziale, 24 aprile 1798, n. 17), gli impedì tuttavia di ottenere posizioni nelle istituzioni della Cisalpina.
Durante la breve restaurazione austriaca Valeriani fu esule a Parigi. Rientrato in Italia dopo Marengo, si stabilì a Milano e in una situazione di gravi ristrettezze economiche riprese l’attività giornalistica, collaborando brevemente come redattore al Colpo d’occhio, un periodico di annunci a pagamento fondato da Giuseppe Lattanzi. La vicinanza con Lattanzi lo portò a intervenire nella querelle tra quest’ultimo e Monti, schierandosi a difesa di Lattanzi, con la pubblicazione del Dialogo primo fatto in Milano nel Caffè de’ servi tra li cittadini Z... ed M... (Milano 1801) e del successivo opuscolo Lattanzj, e Monti giudicati definitivamente ‘Nel caffè de’ servi’. Dialogo secondo, ed ultimo conciliatorio (Milano 1801). Su questo piano si colloca anche l’edizione curata da Valeriani, e arricchita di corpose note, nelle quali emergeva ancora la sua fede democratica, dell’ode In morte di Lorenzo Mascheroni (Milano 1801), con la quale Lattanzi aveva tentato di rispondere alle accuse lanciategli nella Mascheroniana. Nel 1805 avrebbe curato la pubblicazione di una raccolta di componimenti scritti da Lattanzi in onore di Napoleone e Giuseppina Bonaparte (Poesie varie per celebrare l’epoca faustissima della venuta nel regno d’Italia delle LL. MM. II. RR. Napoleone I e Giuseppina..., Milano 1805).
La svolta moderata delle nuove istituzioni della Repubblica Italiana e poi del Regno d’Italia acuirono le ostilità nei confronti di Valeriani, spingendolo ad abbandonare l’impegno politico per ripiegare sull’attività di traduttore, iniziata già con la pubblicazione delle Massime e riflessioni morali del duca François della Rochefoucauld (Milano 1800-1801). Si specializzò nella traduzione in italiano di opere giuridiche francesi, collaborando per l’editore milanese Sonzogno alla collana Biblioteca di giurisprudenza italiana. A Valeriani si devono le traduzioni del Cours de droit civil français di Joseph-Elzéar-Dominique de Bernardi (Milano 1806) e delle Institutes de droit civil français, conformement aux dispositions du Code Napoléon di Claude-Étienne Delvincourt (Milano 1812). Nel 1810 fu nominato professore di diritto civile presso il liceo di Belluno.
Con la caduta del Regno d’Italia e l’avvio della fase della Restaurazione Valeriani emigrò a Zurigo, dove visse – come si evince da una lettera di Ugo Foscolo indirizzata a Jacob Heinrich Meister del giugno del 1816 – in condizioni di isolamento e gravi difficoltà economiche (Epistolario di Ugo Foscolo, a cura di G. Gambarin - F. Tropeano, VI, 1966, pp. 456-458).
All’inizio degli anni Venti Valeriani si trasferì ad Augusta, in Baviera, trovando occupazione come professore di lingua e letteratura italiana. Nel 1823 pubblicò, sotto lo pseudonimo di Francesco Coraccini, la nota Storia dell’amministrazione del Regno d’Italia.
Negli anni successivi pubblicò anche una serie di opere di minor rilievo: la raccolta Florilegio di novelle piacevoli ed istruttive (Norimberga 1828), le traduzioni in francese di due opere del musicologo veneziano Andrea Maier (Discours sur l’origine, les progrès, les révolutions et l’état actuel de la musique italienne, Auguste-Leipsic 1827; Essai de littérature musicale concernant l’origine, les progrès et les révolutions de la musique italienne, Ratisbona 1829), l’Arte di corrispondere in lingua francese e italiana (Monaco 1838).
Nel 1838 ottenne l’incarico di professore di lingua e letteratura italiana presso la Corte reale di Baviera (Bayerische Landbötin, 25 agosto 1838, n. 102; 13 ottobre 1838, n. 123). Tornato sporadicamente in Italia per esibirsi in declamazioni poetiche (La moda, n. 39, 21 novembre 1839), a metà degli anni Quaranta tentò di ristabilirsi a Venezia, dove presentò formale richiesta alle autorità di governo per insegnare privatamente lettere italiane e le lingue inglese e francese. Non ottenendo quanto sperato e non riuscendo più a mantenersi a Venezia, dove si era stabilito in una pensione con la moglie Magdalena Stählin, tornò in Baviera nella primavera del 1845.
Morì a Berna nel 1856.
Fonti e Bibl.: Padova, Biblioteca Universitaria, ms. n. provv. 2013, cc. 665bis, 666, 667; Archivio di Stato di Milano, Atti di governo, Araldica, p. a., c. 6; Venezia, Biblioteca del Museo Correr, Fondo Cicogna, ms. 2186, c. 364; Gerarchia del clero veneto, Venezia 1797, p. 66; Liceo ginnasio Tiziano in Belluno, Belluno 1881, p. 17; Epistolario di Ugo Foscolo, a cura di G. Gambarin - F. Tropeano, VI, Firenze 1966, pp. 456-458; Il Gran Circolo Costituzionale e il Genio Democratico. Bologna, 1797-1798, a cura di U. Marcelli, I-III, Bologna 1986.
E.A. Cicogna, Delle inscrizioni veneziane raccolte ed illustrate, V, Venezia 1842, pp. 573 s.; G.B. Passano, Dizionario di opere anonime e pseudonime in supplemento a quello di Gaetano Melzi, Ancona 1887, pp. 83 s.; A. Solmi, L’idea dell’unità italiana nell’età napoleonica, Modena 1934, pp. 143-221; A.M. Rao, Esuli. L’emigrazione politica italiana in Francia, 1792-1802, Napoli 1992, p. 368; L. Guerci, Istruire nelle verità repubblicane. La letteratura politica per il popolo nell’Italia in rivoluzione, 1796-1799, Bologna 1999, ad ind.; M. Simonetto, Opinione pubblica e rivoluzione. La Società di pubblica istruzione di Venezia nel 1797, in Accademie e scuole. Istituzioni, luoghi, personaggi, immagini della cultura e del potere, a cura di D. Novarese, Milano 2011, pp. 305-350; I. Pederzani, I Dandolo. Dall’Italia dei Lumi al Risorgimento, Milano 2014, pp. 35, 72, 76, 90, 96.