UGOLINI, Giuseppe
– Nacque a Macerata il 6 gennaio 1783, da Gregorio, marchese di Montolmo (oggi Corridonia) ed esponente della nobiltà di Rimini, e dalla patrizia maceratese Ludovica Alaleona.
I genitori lo fecero studiare a Siena, presso il Collegio dei Tolomei retto dai padri scolopi, dove intraprese il corso di studi letterari e filosofici, compiuti i quali si recò a Roma per conseguire la laurea in utroque iure presso la Sapienza. Nel 1798, anno dell’invasione francese e della proclamazione della Repubblica romana, Ugolini fu richiamato dai genitori nella natìa Macerata, dove rimase sino al crollo della Repubblica e all’elezione di Barnaba Chiaramonti al soglio di Pietro. L’avvento di Pio VII segnò l’avvio della carriera prelatizia di Ugolini, che nel 1804 fu nominato referendario di Curia, poi protonotario apostolico partecipante, per divenire, nel 1806, ponente (cioè relatore) nelle cause della congregazione del Buon governo. La seconda occupazione francese e la nuova soppressione del potere temporale portarono a un’ulteriore, brusca pausa nella carriera di Ugolini, che visse in ritiro a Macerata gli anni dal 1809 al 1814 (Boutry, 2002, p. 479).
Con la definitiva restaurazione della sovranità pontificia, il cursus honorum di Ugolini riprese nel segno dell’affiancamento di incarichi negli apparati di Curia e nelle amministrazioni periferiche del governo romano. Alla fine del 1814 fu nominato ponente della Sacra consulta e nel 1816 votante della Segnatura di giustizia e consultore della congregazione di Propaganda fide. Al contempo, nel luglio del 1815, fu posto alla guida della Delegazione apostolica di Camerino, incarico che tenne per breve tempo e senza segnalarsi per iniziative particolari. Più gravoso fu senza dubbio il periodo trascorso come delegato apostolico di Frosinone a partire dal 21 novembre, negli anni che videro una grave ripresa del banditismo tradizionalmente radicato tra le montagne alla frontiera tra gli stati del Papato e il Regno napoletano (ibid.).
Il governo mostrò ben presto la propria insoddisfazione per il modo in cui Ugolini aveva affrontato la lotta al brigantaggio. Il segretario di Stato, il cardinale Ercole Consalvi, che inizialmente impedì misure draconiane come l’incendio delle case dei banditi contumaci (Città del Vaticano, Archivio apostolico Vaticano, Segreteria di Stato, Spogli di Curia, Spoglio Giuseppe Ugolini, 1A, Consalvi a Ugolini, 17 dicembre 1816), in seguito lamentò l’inefficacia delle operazioni militari (ibid., Consalvi a Ugolini, 17 gennaio 1817). Ugolini stesso sembrò prendere l’iniziativa di trattative per la consegna dei briganti o la temporanea sospensione delle loro azioni criminose, talvolta abboccandosi con alcuni di essi nottetempo (Cenni..., 1868, pp. 7 s.). Benché questi tentativi sembrassero dimostrare capacità di azione e sprezzo del pericolo agli occhi dell’anonimo scrittore dell’elogio funebre che ne dà notizia, non pare che essi siano stati efficaci. Le proteste degli abitanti della provincia di Frosinone contro l’incapacità del delegato spinsero la Segreteria di Stato a considerarne la rimozione. Consalvi, in un primo momento, scartò questa soluzione, preferendo concedere a Ugolini più tempo, concentrando nelle sue mani il controllo dell’esercito, dei carabinieri, delle amministrazioni camerali chiamate a ricompensare chi avesse collaborato con la repressione, nonché il potere di rimuovere soldati e autorità civili complici del brigantaggio. Consalvi avvertì inoltre Ugolini che un fallimento avrebbe dato al pontefice un’idea negativa delle capacità del delegato (Archivio apostolico Vaticano, Segreteria di Stato, Consalvi a Ugolini, 20 agosto 1817).
Il modo in cui Ugolini interpretò la missione assegnatagli da Roma non migliorò il giudizio del governo, che di lì a poco lo rimosse, sollevandolo per molti anni da qualsiasi incarico amministrativo provinciale. Ugolini proseguì, tuttavia, la carriera curiale, cumulando, tra il 1821 e il 1823, le funzioni di chierico della Camera apostolica, consultore della congregazione dei Riti e nuovamente consultore di Propaganda Fide. Leone XII lo nominò quindi presidente degli Archivi (1824) e segretario della congregazione del Censo (1826). La carica di maggiore rilievo arrivò però nel 1828, quando fu scelto come presidente delle Armi. Confermato da Gregorio XVI in quelle vesti, Ugolini si trovò dunque alla testa dei tentativi di rafforzare l’esercito pontificio, compiuti dopo i moti del 1831. Sotto la sua presidenza, venne realizzato l’ampliamento quantitativo della truppa e si avviò quel processo di professionalizzazione che avrebbe condotto ai regolamenti sull’organico varati nella prima metà degli anni Quaranta (Archivio di Stato di Roma, Ministero delle Armi, b. 1141; Friz, 1974, pp. 74, 98). Nel 1838, sciolto il commissariato straordinario che aveva governato le Legazioni dopo i moti del 1831, Gregorio XVI, creato Ugolini cardinale diacono di San Giorgio in Velabro, lo scelse tra i legati che avrebbero ripreso l’amministrazione ordinaria delle province romagnole, destinandolo alla delicata sede di Ferrara. Solo in seguito alla nomina cardinalizia Ugolini ricevette gli ordini sacri (Cenni..., 1868, p. 8).
La scarna storiografia sulle Legazioni durante il pontificato gregoriano si sofferma principalmente sulle agitazioni politiche del tempo e sulle vicende a ridosso dei moti (Piccioni, 2012, p. 314), mentre l’operato delle istituzioni pontificie resta poco conosciuto, specie in quei terreni tradizionalmente trascurati dalla risorgimentistica. Non sono noti, dunque, i dettagli dell’azione dispiegata delle autorità legatizie di Ferrara davanti alla grande alluvione del 1839, nel corso della quale Ugolini assunse la direzione delle iniziative di assistenza agli sfollati e dei lavori di contenimento della piena del Po, recandosi personalmente nei paesi colpiti. Questi interventi procurarono al legato una certa popolarità (Cenni..., 1868, pp. 10-17), destinata però a svanire davanti alla durezza mostrata nella repressione dei moti che punteggiarono gli anni Quaranta (Roma, Museo centrale del Risorgimento, b. 67, f. 39, Ugolini al direttore generale della polizia, 17 ottobre 1845). Il malumore contro il legato giunse al massimo con il crescere dell’agitazione politica dopo l’elezione di Pio IX. All’inizio del 1847, Ugolini sciolse la guardia notturna cittadina appena concessa, rendendosi così impopolare presso i ceti urbani, che animarono veementi proteste, spingendo il governo a sostituire provvisoriamente il legato Ugolini con il cardinale Luigi Ciacchi e a richiamarlo a Roma (Roveri - Fiorentini, 1891, pp. 67-69). Anche nella capitale, tuttavia, Ugolini, considerato vicino alle posizioni della fazione gregoriana della Curia e ostile al tentativo riformatore di Pio IX, fu bersaglio delle dimostrazioni popolari orchestrate dai circoli dopo l’allocuzione con cui il pontefice, il 29 aprile 1848, proclamava il proprio rifiuto di prendere parte alla guerra nazionale contro l’Austria. Dal 1° al 3 maggio, Ugolini venne confinato nel proprio appartamento dalla guardia civica, condividendo così la sorte toccata ai cardinali Tommaso Bernetti e Luigi Vannicelli Casoni (Spada, 1869, p. 263; Martina, 1974, p. 242).
Nel 1849 Ugolini raggiunse Pio IX nell’esilio a Gaeta e Portici, ma la sua presenza al fianco del pontefice non è ricordata che per la partecipazione alle cerimonie che accompagnarono la permanenza del papa nel Regno delle Due Sicilie, in particolare in occasione della visita alla città di Napoli (S. D’Aloe, Diario del soggiorno..., 1850). Dopo la restaurazione del potere temporale a opera delle potenze cattoliche, Ugolini fece ritorno in Vaticano, conservando una serie di incarichi nell’amministrazione della Curia, ma rimanendo lontano dai principali centri decisionali. Le scarne notizie disponibili su questa fase della sua carriera confermano, in sostanza, il secco giudizio formulato dalla diplomazia francese in una lista dei cardinali redatta in vista di un prossimo conclave, nel quale Ugolini era definito personaggio «sans consistance» (Centre des archives diplomatiques de La Courneuve, Correspondance politique, Rome Saint-Siège, vol. 1027, c. 6r, Sartiges a Drouyn de Lhuys, 4 giugno 1864). Giacomo Martina (1990, p. 132) segnala che, nelle fasi preparatorie del Concilio vaticano I, Ugolini guardò con favore all’ipotesi della costituzione dogmatica dell’infallibilità papale, in cui scorgeva un argine contro nuove eresie.
Egli non poté, tuttavia, prendere parte ai lavori del concilio, poiché la morte lo colse il 19 dicembre 1867, dopo una breve e improvvisa malattia.
Le esequie furono celebrate alla presenza di Pio IX nella chiesa di San Salvatore in Lauro, mentre le spoglie furono tumulate a Santa Maria in via Lata, di cui il cardinale aveva ottenuto il titolo sin dal 1858 (Cenni..., 1868, p. 22; Boutry, 2002, p. 480).
Fonti e Bibl.: Città del Vaticano, Archivio apostolico Vaticano, Segreteria di Stato, Spogli di Curia, Spoglio Giuseppe Ugolini, bb. 1A, 1B, 2A, 2B, 3A, 3B, 4A, 4B; Archivio di Stato di Roma, Presidenza delle Armi, anni 1828-1838; Ministero delle Armi, bb. 1138, 1141, 1145; Roma, Museo centrale del Risorgimento, bb. 67, f. 39, c. 1; 69, f. 64, c. 1; 111, f. 12, cc. 14-15; 117, f. 16, c. 2; f. 219, c. 63; f. 336, c. 58; f. 369, c. 12; La Courneuve, Centre des archives diplomatiques, Correspondance politique, Rome Saint-Siège, vol. 1027 (Sartiges a Drouyn de Lhuys, Roma, 4 giugno 1864); S. D’Aloe, Diario del soggiorno in Napoli di Sua Santità Pio IX P.M., Roma 1850, pp. 22, 37, 44, 60, 64, 72, 78, 88, 101, 111, 153, 183, 261, 270; L.C. Farini, Lo Stato romano dal 1815 al 1850, I, Firenze 1853, pp. 80 s.
Cenni sulla vita del cardinale G. U., Roma 1868; G. Spada, Storia della rivoluzione di Roma e della restaurazione del governo pontificio, II, Firenze 1869, p. 263; P.P. Bartolazzi, Montolmo (oggi città di Pausola): sua origine, incrementi e decadenza nel Medio Evo e nel Cinquecento, con appendice del suo Risorgimento, Pausola 1887, p. 230; M. Roveri - L. Fiorentini, Annali ferraresi, 1830-1880, Ferrara 1891, pp. 38, 52, 56, 59, 67-69. Mancano studi dedicati alla vita e all’azione politica di Ugolini, sono dunque un essenziale punto di partenza i dati contenuti nelle notizie biografiche di C. Weber, Kardinäle und Prälaten in den letzten Jahrzehnten des Kirchenstaates, II, Stuttgart 1978, pp. 525 s., e di P. Boutry, Souverain et pontife. Recherches prosopographiques sur la curie romaine à l’âge de la Restauration (1814-1846), Rome 2002, pp. 479 s., mentre con maggiore cautela vanno utilizzati quelli di J. Le Blanc, Dictionnaire biographique des cardinaux du XIXe siècle, Montréal 2007, pp. 936 s. Per Ugolini presidente delle Armi cfr. G. Friz, Burocrati e soldati dello Stato pontificio (1800-1870), Roma 1974, pp. 74, 98. La mancanza di lavori sull’attività di Ugolini come legato di Ferrara riflette la scarsità degli studi sulla storia politico-amministrativa delle Legazioni durante il pontificato gregoriano; un inquadramento si ricava da opere che non menzionano, tuttavia, il ruolo di Ugolini: U. Marcelli, Le vicende politiche dalla Restaurazione alle annessioni, in Storia dell’Emilia Romagna, a cura di A. Berselli, III, Bologna 1980, pp. 67-180; R. Piccioni, Gregorio XVI e le Legazioni, in Gregorio XVI tra oscurantismo e innovazione. Stato degli studi e percorsi di ricerca, a cura di R. Ugolini, Pisa-Roma 2012, pp. 313-324; La Romagna nel Risorgimento. Politica, società e cultura al tempo dell’Unità, a cura di R. Balzani - A. Varni, Roma-Bari 2012. Per cenni all’opera del legato occorre invece spigolare tra le pubblicazioni elencate nella sezione dedicata alle Legazioni in Bibliografia dell’età del Risorgimento in onore di Alberto M. Ghisalberti, II, Firenze 1972, pp. 273-290 e in Bibliografia dell’età del Risorgimento 1970-2001, II, Firenze 2003, pp. 1093-1095. Un memorabile affresco narrativo della grande alluvione del 1839 e dell’azione delle autorità pontificie davanti all’emergenza è ovviamente R. Bacchelli, Il Mulino del Po, I, Dio ti salvi, Milano 1958. Ridottissimi sono anche i riferimenti all’attività di Ugolini durante il lungo pontificato di Pio IX; la principale sintesi sul periodo si limita a darne fugaci cenni: G. Martina, Pio IX (1846-1851), Roma 1974, p. 242; Id., Pio IX (1867-1878), Roma 1990, p. 132.