TOVINI, Giuseppe
– Nacque il 14 marzo 1841 a Cividate Camuno (Brescia) da Mosè e da Rosa Malaguzzi, primo di sette fratelli.
Ricevette in famiglia la prima educazione cristiana, mentre frequentò le scuole elementari nel paese natale e a Breno. Nel 1852 venne affidato al collegio municipale di Lovere (Bergamo), ove rimase sino al compimento della prima classe liceale nell’estate del 1858, ricordato quale alunno esemplare, dotato intellettualmente e moralmente. A causa delle disagiate condizioni economiche familiari, venne poi ospitato nel collegio per giovanetti poveri fondato a Verona da don Nicola Mazza, frequentando gli ultimi due anni del liceo nel seminario diocesano.
Nel luglio del 1859, con la morte del padre, si ritrovò orfano con cinque fratelli minori da mantenere, essendo nel frattempo deceduto l’ultimogenito. Conseguita la licenza liceale nel 1860, si iscrisse come privatista alla facoltà di giurisprudenza dell’Università di Padova per gli anni 1860-64, prestando nel contempo la propria collaborazione presso uno studio legale veronese. Sul finire degli studi universitari, il 31 marzo 1865, morì anche la madre. Nell’agosto si laureò all’Università di Pavia, mentre nei mesi successivi s’avviò alla professione presso uno studio legale e uno studio notarile a Lovere. Contemporaneamente accettò l’incarico di vicedirettore e di docente nel collegio municipale della cittadina lacustre.
Nel 1867 si trasferì a Brescia, ospite dapprima di monsignore Pietro Capretti, quindi presso l’avvocato Giordano Corbolani.
In questa delicatissima e decisiva fase formativa Tovini maturò e consolidò rapidamente una coscienza politica e sociale cristianamente ispirata, intuendo che nella società italiana del suo tempo stavano avvenendo numerose e decisive trasformazioni che richiedevano, per essere affrontate adeguatamente, un forte impegno rivolto all’educazione dei giovani e alla scuola, la scuola di tutti, la scuola popolare. A questa dedicò senza risparmio alcuno le sue energie fino alla morte, anzi fino a morirne.
Inoltre, Tovini capì che nessuna iniziativa sociale, nessun equilibrio politico può, per un cristiano che impegna in pubblico la sua fede, essere realmente efficace se mancano l’energia, la motivazione, la finalità generate da una spiritualità intensamente vissuta.
Esercitò con serietà e riconosciuta competenza la professione forense e il 6 gennaio 1875, nella chiesa di S. Agata in Brescia, si unì in matrimonio con Emilia Corbolani, figlia dell’avvocato con cui collaborava e conosciuta sette anni prima. La loro unione generò dieci figli (Livio, Maria, Francesco, Mercede, Daniele, Maria, Roberto, Clotilde, Agnese, Angela). Nel frattempo in qualità di giovanissimo sindaco di Cividate dal 1871 al 1874 realizzò rilevanti opere di pubblica utilità, promuovendo la fondazione della Banca di Vallecamonica in Breno (Brescia) e attivandosi alacremente per la progettazione di una ferrovia che collegasse la vallata camuna al capoluogo bresciano. Nell’ambito delle prime espressioni del cattolicesimo sociale provinciale contribuì in modo determinante alla fondazione del quotidiano cattolico Il Cittadino di Brescia, che si pubblicò a partire dal 13 aprile 1878, e partecipò significativamente alla formazione del comitato diocesano dell’Opera dei congressi, del quale venne nominato presidente. Dal 1879 venne ripetutamente eletto consigliere provinciale e comunale di Brescia, adoperandosi efficacemente in difesa dei più poveri e dei più deboli.
Nell’ambito dell’Opera dei congressi e dei comitati cattolici in Italia rivestì ruoli di primaria responsabilità: presidente di sezione, vicepresidente nazionale. Innumerevoli iniziative e istituzioni da lui ispirate, promosse, fondate a Brescia e in Lombardia nel campo della scuola, della stampa, del credito anche e soprattutto cooperativo, delle opere pie (fu confratello della congrega della Carità apostolica di Brescia), assistenziali, caritative, sociali traevano ispirazione dagli orientamenti e dai programmi dell’Opera.
Il cattolicesimo sociale italiano, proprio grazie a uomini come Tovini, mutava gradualmente il proprio indirizzo anche politico, muovendosi da uno statico orientamento di opposizione verso una direzione attiva e responsabile. Di fronte a un’Italia avvinta in una condizione di crisi strutturale, quindi, i cattolici bresciani e italiani scendevano in campo consistentemente a servizio degli equilibri delle società locali e per il futuro dell’intera nazione.
Nel lungimirante tentativo d’incidere significativamente sui meccanismi stessi di funzionamento del capitalismo incipiente si impegnò anche in ambito finanziario, partendo da una certa idea di sviluppo, e promuovendola. Di qui lo schema di quello che è stato definito il sistema creditizio toviniano. Persuaso della necessità di assicurare piena autonomia economico-finanziaria alle istituzioni e alle iniziative cattoliche, e in particolar modo a quelle educative e dell’informazione, da una parte promosse la costituzione di casse rurali – dei cui interessi si fece strenuo difensore, patrocinando numerose cause civili e proponendo nel 1885 la nascita dell’Unione diocesana delle società agricole e delle casse rurali – e dall’altra nel 1872 contribuì alla nascita della citata Banca di Vallecamonica, nel 1888 fondò a Brescia la Banca San Paolo e nel 1896, a Milano, il Banco Ambrosiano. La ragione che mosse, con Tovini, una parte del mondo cattolico (non solamente bresciano) ad avventurarsi nell’esercizio del credito non corrispose a un generico impulso caritativo, ma alla consapevolezza dei vasti bisogni delle classi umili, alle quali mancava anzitutto il capitale necessario per dar principio al miglioramento delle proprie condizioni economiche, anche avviando iniziative imprenditoriali. Il realismo toviniano, quindi, guardò ben oltre il localismo territoriale: i problemi di una singola comunità diventavano quelli dell’intera valle ove la piccola comunità era inserita, così che la Banca di Vallecamonica venne concepita proprio come strumento di sviluppo in sede locale. Allargando gli orizzonti, si giungeva alla banca a dimensione provinciale – la San Paolo – e successivamente, alla banca regionale per la Lombardia – l’Ambrosiano – sino a prevedere la costituzione di una banca cattolica di carattere nazionale. La visione di Tovini era dunque complessa e organica, il suo orizzonte ampio e articolato, disposto al dialogo con il progresso e quindi a efficaci aperture anche culturali sui valori cui ispirare il modello di sviluppo nazionale.
Come anticipato, per l’avvocato bresciano genesi e approdo di ogni iniziativa era tuttavia il campo educativo e scolastico, dalla scuola materna all’università. Oltre che strenuo difensore dell’insegnamento religioso nelle scuole a tutela della fede e della morale dei giovani, fu deciso propugnatore del principio della libertà d’insegnamento e sostenitore della scuola libera, nella quale individuò, tra l’altro, uno strumento efficace per formare le giovani generazioni anche a compiti di responsabilità civile e sociale: da qui i motti ‘le nostre Indie sono le nostre scuole’, e ‘i nostri figli senza la fede non saranno mai ricchi, con la fede non saranno mai poveri’. Fondò, così, nel 1882 l’asilo giardino d’infanzia S. Giuseppe e il collegio Venerabile A. Luzzago, poi Istituto Cesare Arici; il patronato degli studenti presso i padri della Pace nel 1889; l’Opera per la conservazione della fede nelle scuole d’Italia nel 1890; nel 1891 varò il periodico Fede e scuola; nel 1893 promosse la rivista pedagogica e didattica Scuola italiana moderna e il settimanale La voce del popolo; nel 1896 sostenne la causa della Federazione universitaria cattolica e, al congresso di Fiesole, ripropose con forza il progetto di una Università cattolica in Italia.
Uomo di profonda e intensa spiritualità, terziario francescano, fondatore dell’Associazione per l’adorazione notturna del SS. Sacramento nella chiesa di S. Luca in Brescia, Tovini visse la propria esperienza terrena sostenuto da un itinerario spirituale intenso e fecondo, sempre ecclesialmente radicato.
Morì prematuramente a Brescia il 16 gennaio 1897. La sua salma venne solennemente traslata il 10 settembre 1922 nella citata chiesa di S. Luca.
Fonti e Bibl.: L’Archivio storico Tovini, che raccoglie la documentazione relativa alla vita personale, familiare e all’attività istituzionale, è oggi depositato presso l’Archivio storico diocesano di Brescia.
Una rassegna storiografica degli studi sulla figura di Tovini è rintracciabile in M. Taccolini, Un secolo di storiografia toviniana, in G. T. tra memoria storica e attualità, Brescia 1998, pp. 34-52.
A. Cistellini, G. T., Brescia 1954; F. Fonzi, G. T. e i cattolici bresciani del suo tempo, in Rivista di storia della Chiesa in Italia, IX (1955), pp. 233-248; A. Fappani, T. G., in Dizionario storico del movimento cattolico in Italia, a cura di F. Traniello - G. Campanini, II, I protagonisti, Casale Monferrato 1982, pp. 647-649; Sacra Congregatio de causis Sanctorum, Iosephi Tovini. Positio super virtutibus, a cura di M. Taccolini, I-II, Roma 1993; M. Taccolini, T. G., in Enciclopedia pedagogica, diretta da M. Laeng, VI, Brescia 1994, coll. 12607-12613; G. Rumi, G. T. e l’esperienza di banca cattolica, in Id., Santità sociale in Italia tra Otto e Novecento, Torino 1995, pp. 105-125; M. Taccolini, Le origini del Banco Ambrosiano: 1895 -1896, in Id. - P. Cafaro, Il Banco Ambrosiano. Una banca cattolica negli anni dell’ascesa economica lombarda, Roma-Bari 1996, pp. 3-164; E. Giammancheri, Il movimento cattolico bresciano, in Id., Alla scuola di Paolo VI. Appunti, Brescia 2003, pp. 113-118; G. Scanzi, G. T. Le opere e i giorni, Brescia 1998; G. Gregorini, G. T. a centosettant’anni dalla nascita, in Civiltà bresciana, 2011, n. 4, pp. 95-102.