TORTELLI, Giuseppe
TORTELLI, Giuseppe. – Nacque nel 1662 (Orlandi, 1704), probabilmente a Chiari (Fenaroli, 1877, p. 243). Nessun documento d’archivio ha finora confermato le ricerche di Luigi Rivetti (1917, p. 140), secondo le quali sarebbe stato nipote di un omonimo pittore attivo a Chiari nel primissimo Seicento, nonché – in linea con quanto sostenuto da Stefano Fenaroli (1877, p. 243) – imparentato con gli intagliatori cinquecenteschi Clemente e Benvenuto Tortelli.
Prima di dedicarsi alla pittura, compì «studj di belle lettere, di filosofia e d’instituta» (Orlandi, 1704). Della sua formazione artistica si sa poco. La prima edizione dell’Abcedario pittorico riporta che, dopo essersi accostato alla pittura da autodidatta, andò a Napoli per perfezionare le proprie abilità; una volta tornato in patria, poi, «ritrovate anguste quelle mura alle vaste idee che nudriva», decise di trasferirsi a Venezia, dove risiedeva al momento della stesura di quel libro (ibid.). La seconda edizione dell’Abcedario, pubblicata da Pellegrino Antonio Orlandi nel 1719, ripete le medesime cose, omettendo però la notizia relativa a una residenza stabile a Venezia nei primi anni del secolo (Orlandi, 1719). Altre notizie ci vengono da Giovan Battista Carboni (1776-1779, 1962), secondo il quale il pittore, che «si fece da sé», utilizzò i soldi ricavati dalla vendita di due case per pagarsi dei soggiorni di studio a Roma e a Venezia.
Il linguaggio di Tortelli, pienamente barocchetto e aperto a un’ampia serie di suggestioni, testimonia una grammatica più complessa e originale rispetto a quella della maggior parte dei pittori bresciani del tempo, e rende plausibili i soggiorni indicati da Orlandi e Carboni. Se esiste realmente un rapporto di parentela tra il pittore e Benvenuto Tortelli, è possibile che alla base della scelta di scendere a Napoli ci siano stati anche i ricordi del successo che un secolo prima l’intagliatore e architetto clarense aveva ottenuto in terra campana e magari l’appoggio di qualche lontano parente domiciliato da quelle parti. I debiti maggiori, comunque, sono con l’ambiente veneto, e specialmente con i modi di Sebastiano Ricci.
Il primo sicuro appiglio cronologico per la ricostruzione della carriera di Tortelli è una Visione di s. Teresa d’Avila, particolarmente sensibile alla pittura tenebrosa veneziana, che l’artista realizzò per la chiesa di S. Pietro in Oliveto a Brescia; appartenente a un ciclo di sei lunette commissionate a sei diversi pittori, è databile intorno al 1696 (Loda, 2015a). Per la stessa chiesa Tortelli realizzò poi, entro il 1700, due semilunette, entrambe dedicate a episodi della vita di s. Giovanni della Croce (Averoldo, 1700, p. 208), e, in tempi successivi, una pala con I Ss. Anna, Teresa d’Avila, Giuseppe e Giovanni della Croce.
Nei primissimi anni del Settecento, sempre a Brescia, per conto dei frati di S. Barnaba, Tortelli partecipò, con Pompeo Ghitti e Francesco Paglia, alla realizzazione di alcuni dipinti raffiguranti i Miracoli di s. Nicola da Tolentino, oggi perduti (Carboni, 1760, pp. 116 s.; Loda, 2015b, pp. 26 s.). Poco più tardi eseguì una Liberazione di s. Pietro dal carcere e un Transito di s. Giuseppe per la chiesa parrocchiale di Ostiano (Merlo, 1999, pp. 35, 38).
Nel 1709, anno in cui fu in competizione con Andrea Celesti per un prestigioso incarico a Verolanuova poi assegnato all’artista veneziano (Boselli, 1971), dipinse l’Assunzione della Vergine e I Ss. Faustino e Giovita adorano la SS. Croce (Diario del cantiere, 1987, p. 117) in origine conservati nel duomo vecchio di Brescia e poi trasferiti nel duomo nuovo, dove si trovano tuttora (stessa sorte, in fatto di collocazione, è toccata al S. Liborio realizzato da Tortelli nel 1711).
Dei numerosi dipinti da lui eseguiti per la chiesa di S. Agata a Brescia, al momento conosciamo con precisione soltanto l’altezza cronologica dei tondi con Scene della Passione di Cristo collocati nella cappella del Ss. Sacramento: dall’archivio parrocchiale, infatti, si apprende che gli furono saldati il 28 dicembre 1712 (Massa, 1981, p. 38). Un altro punto fermo relativo alla produzione del secondo decennio del Settecento riguarda la Vergine Addolorata con i ss. Giovanni di Dio e Teresa d’Avila per la cappella dell’ospedale Mellini di Chiari e oggi conservata alla Pinacoteca Repossi, databile con certezza al 1715 grazie a un documento ritrovato da Luigi Rivetti (1917, p. 141). Va poi ricordato che il 3 settembre 1719, nella solenne cerimonia di traslazione delle spoglie di s. Anatalone, svoltasi nel centro di Brescia, era presente anche un dipinto di Tortelli raffigurante il santo, quasi sicuramente realizzato per l’occasione (Bellavite, [1720]).
Risalgono al 1721 la pala e lo sportello di tabernacolo per l’altare di S. Alberto da Trapani nella chiesa di S. Maria del Carmine a Brescia (Anelli, 2002, p. 207); all’anno successivo lo sportello di tabernacolo per la chiesa parrocchiale di Molinetto di Mazzano (Volta, 1984, p. 27). La data 1724 si legge, accompagnata dalla rarissima firma del pittore, sul retro della Cacciata degli angeli ribelli nella parrocchiale di Capriano del Colle (Loda, 2014, pp. 29 s., 90 s.), e al 1726 si può assegnare con una certa sicurezza la tela raffigurante S. Pellegrino Laziosi guarito dal Crocifisso e s. Giuliana Falconieri nella chiesa di S. Alessandro a Brescia (Prestini, 1986, p. 285).
Per avere un’idea della considerazione che i bresciani avevano di Tortelli sono particolarmente utili i documenti relativi al pagamento del S. Matteo da lui realizzato nel 1726 per la chiesa di S. Maria della Carità in città: al pittore furono consegnate 45 lire, mentre Antonio Paglia, Pietro Avogadro e Faustino Bocchi, gli autori degli altri tre Evangelisti, ricevettero rispettivamente 50, 20 e 12 lire (Fisogni, 2013, p. 35).
Verso il 1728, o poco prima, Tortelli tornò a lavorare per la chiesa parrocchiale di Ostiano, realizzando una Cacciata degli angeli ribelli ancora più spettacolare di quella di Capriano del Colle, una tela con Dio Padre e angeli, una con la Cacciata di Eliodoro dal Tempio e una con Daniele nella fossa dei leoni (Merlo, 1999, pp. 35-40). Sempre per Ostiano, nello stesso periodo, dipinse gli otto Santi ora nell’oratorio dei Disciplini (pp. 174-177, 184 s.) e l’Immacolata Concezione e angeli ora nel coro della chiesa della Ss. Trinità (p. 193). Sicuramente del 1729 è invece la pala, oggi purtroppo sciupata e pesantemente ridipinta, con I Ss. Francesco d’Assisi e Antonio di Padova per la chiesa di S. Maria Maggiore a Chiari (Fusari, 2010, pp. 80 s., 162, 189).
Anche per gli anni Trenta, periodo nel quale la pittura elegante e dinamica di Tortelli continuava a trovare con facilità commissioni nel Bresciano, possediamo diversi riferimenti cronologici. Nel 1730 l’artista dipinse per la chiesa di S. Luca a Brescia una tela con I Ss. Antonio di Padova e Francesco da Paola che intercedono presso la Ss. Trinità per le anime purganti (Rivetti, 1917, p. 141), venduta negli anni Cinquanta dell’Ottocento alla parrocchiale di Molinetto di Mazzano, dove è tuttora conservata (Loda, 2014, p. 28); nel 1735 circa una Madonna col Bambino e i Ss. Nicola da Tolentino, Rocco, Antonio di Padova, Pietro Martire e Apollonio per la parrocchiale di Lumezzane Sant’Apollonio (p. 10); nel 1736 un dipinto con S. Vincenzo Ferreri e uno con Dio padre per la chiesa di S. Domenico a Brescia (Maccarinelli, 1959, p. 63), entrambi perduti. Porta invece la data 1737 la malridotta tela con I Ss. Nicola di Bari, Sebastiano e Rocco oggi conservata nella sagrestia della parrocchiale di Orzivecchi (Loda, 2014, pp. 27, 79).
In fatto di date, gli ultimi appigli in nostro possesso riguardano due pale d’altare dipinte per Brescia: il Martirio di s. Erasmo nella chiesa di S. Zeno al Foro e la Ss. Trinità nella chiesa di S. Francesco d’Assisi; stando alla testimonianza di Francesco Maccarinelli (1959, pp. 36, 86), dovrebbero risalire entrambe al 1738.
Della morte di Tortelli non sappiamo nulla, ma è probabile che avvenne non molto tempo dopo la realizzazione di queste due opere.
Fonti e Bibl.: G.A. Averoldo, Le scelte pitture di Brescia additate al forestiere, Brescia 1700, pp. 206-208; P.A. Orlandi, Abcedario pittorico..., Bologna 1704, p. 189; Id., Abcedario pittorico, dall’autore ristampato corretto et accresciuto di molti professori e di altre notizie spettanti alla pittura, Bologna 1719, p. 204; C. Bellavite, La solenne traslazione di S. Anatalone primo vescovo di Brescia seguita per pubblico decreto nel dì 3 settembre 1719, Brescia s.d. [1720], p. 67; G.B. Carboni, Le pitture e sculture di Brescia che sono esposte al pubblico, con un’appendice di alcune private gallerie, Brescia 1760, ad ind.; Id., Notizie istoriche delli pittori, scultori ed architetti bresciani (1776-1779), a cura di C. Boselli, Brescia 1962, p. 43; S. Fenaroli, Dizionario degli artisti bresciani, Brescia 1877, pp. 243 s.; L. Rivetti, Artisti chiaresi, in Brixia sacra, s. 1, VIII (1917), 5-6, pp. 121-143 (in partic. 140-143); F. Maccarinelli, Le glorie di Brescia (1747-1751), a cura di C. Boselli, Brescia 1959, ad ind.; C. Boselli, Nuove fonti per la storia dell’arte. L’archivio dei conti Gambara presso la Civica Biblioteca Queriniana di Brescia. I. Il carteggio, in Memorie dell’Istituto veneto di scienze, lettere ed arti. Classe di scienze morali, lettere ed arti, XXXV (1971), p. 122; R. Massa, L’altare di Domenico Corbarelli e la decorazione della cappella del Ss. Sacramento nella chiesa di S. Agata a Brescia, in Brixia sacra, n.s., XVI (1981), 1-3, pp. 14-39 (in partic. pp. 15 s., 38); B. Passamani, in Brescia pittorica, 1700-1760: l’immagine del sacro (catal.), Brescia 1981, pp. 148-155; V. Volta, La chiesa di S. Antonio a Molinetto, in Mazzano. I segni di una storia millenaria nei nuovi simboli del Comune, Brescia 1984, pp. 27-30; R. Prestini, La chiesa di Sant’Alessandro in Brescia. Storia ed arte, Brescia 1986, pp. 11, 43, 285; V. Volta, Diario del cantiere. Regesto cronologico delle fonti, in Le cattedrali di Brescia, Brescia 1987, pp. 103-125 (in partic. p. 117); M. Carminati, T., G., in La pittura in Italia. Il Settecento, a cura di G. Briganti, II, Milano 1989, p. 882; G. Merlo, I tesori di Ostiano, I, Brescia 1999, pp. 35-40, 174-177, 184 s., 193; A. Fontanella, G. T. pittore bresciano del Settecento, in Quadri, santi e bambini. G. T.: le tele della Disciplina di Ostiano (catal.), a cura di M. Tanzi, Cremona 2001, pp. 29-45; M. Tanzi, Un restauro per la storia dell’arte e i bambini di Ostiano: otto santi di G. T., ibid., 2001, pp. 22-27; L. Anelli, Le opere d’arte dei luoghi pii, in I ricoveri della città. Storia delle istituzioni di assistenza e beneficenza a Brescia. Secoli XVI-XX, a cura di D. Montanari - S. Onger, Brescia 2002, pp. 201-213 (in partic. 207); A. Fappani, T., G., in Enciclopedia bresciana, XIX, Brescia 2004, pp. 176 s.; F. Fisogni, Il Settecento bresciano, in Duemila anni di pittura a Brescia, II, Dal Seicento al Novecento, a cura di C. Bertelli, Brescia 2007, pp. 401-453 (in partic. 402 s., 420 s.); G. Fusari, La chiesa di Santa Maria Maggiore in Chiari, a cura di A. Gozzini, Rudiano 2010, ad ind.; F. Fisogni, in Pinacoteca Tosio Martinengo. Catalogo delle opere. Seicento e Settecento, a cura di M. Bona Castellotti - E. Lucchesi Ragni, Venezia 2011, pp. 96-102; Id., I quadri e le pale d’altare, in La chiesa di Santa Maria della Carità in Brescia, Brescia 2013, pp. 31-38 (in partic. pp. 35 s.); A. Loda, G. T. Un protagonista del barocchetto bresciano tra Brescia e la Bassa, Marone 2014; Id., in Aut pati aut mori. Il restauro delle lunette teresiane di San Pietro in Oliveto - Brescia (catal., Brescia), a cura di G. Fusari - A. Loda, Roccafranca 2015a, pp. 56-61; Id., Le lunette in San Pietro in Oliveto. Una commissione ‘multipla’ ed alcune note sull’iconografia teresiana nel territorio bresciano, ibid., 2015b, pp. 21-35.