TORELLI, Giuseppe
TORELLI, Giuseppe. – Nacque a Verona il 3 novembre 1721, unico figlio di Luca, commerciante, e della veneziana Angela Maria Albertini.
Perduto il padre in tenera età, studiò nel collegio dei padri somaschi presso la chiesa di S. Zeno in Monte a Verona. Proseguì gli studi privatamente con i fratelli Pietro e Girolamo Ballerini. Alla fine degli anni Trenta si iscrisse all’Università di Padova dove ebbe la stima di autorevoli docenti tra i quali Giambattista Morgagni, Giulio Pontedera, Ercole Francesco Dandini, Giovanni Antonio Volpi, Giovanni Poleni e Jacopo Facciolati. Conseguita la laurea in giurisprudenza, nel 1744 tornò nella città natale e da essa non si allontanò più. Il desiderio di dedicarsi in piena autonomia agli studi, sostenuto da una relativa agiatezza, lo indusse a rinunciare sia alla prospettiva di una carriera universitaria, sia ad incarichi amministrativi a Mantova, a Milano e presso il collegio militare creato a Verona da Antonio Maria Lorgna. La sua esistenza successiva, pur attenta alle vicende della nobiltà veronese, coincise con un’attività letteraria scandita dalla pubblicazione di opere apprezzate per la capacità di unire una profonda erudizione a una non comune chiarezza e sobrietà di stile.
Da Scipione Maffei, suo maestro, acquisì l’apertura enciclopedica all’erudizione, alla letteratura e alle scienze. Fin dagli anni Quaranta, le direttrici principali del suo lavoro letterario furono la matematica e la traduzione lirica degli antichi. Nelle scienze esordì con una lettera a Giovanni Poleni De rota sub aquis circumacta (Verona 1747) in cui descrisse una ruota idraulica a pale pieghevoli. Nella Scala de’ meriti (Verona 1751) affrontò con linguaggio matematico il tema del calcolo dell’interesse sul capitale. Nel De nihilo geometrico (Verona 1758) discusse i fondamenti del calcolo infinitesimale dimostrando una chiara preferenza per i metodi geometrici tradizionali che troverà conferma nella Geometrica (Verona 1769). Maggiori consensi ottennero le traduzioni. Preferì tradurre dal greco (Teocrito, Mosco, Bione, Esopo, Euclide), dal latino (Virgilio, Plauto, Stazio, Catullo, Cleante) e dall’ebraico (Esodo, Deuteronomio, Giudici, Re, Salmi). Tuttavia, di ben altro rilievo per la storia della lingua e della letteratura italiana fu la traduzione (Verona 1776) dell’Elegy written in a country churchyard di Thomas Gray, su suggerimento di John Stuart conte di Bute e in collaborazione con letterati inglesi della sua cerchia come John Strange, Dominick Trant e Robert Richie. Tale testo, circolante in forma manoscritta dal 1772, andò ad aggiungersi a traduzioni della stessa opera pubblicate quello stesso anno da Melchiorre Cesarotti, Giovanni Gennari e Giovanni Costa.
Nel campo della traduzione adottò un approccio improntato a «perfetta inerenza» (Giuseppe Torelli al lettor benigno, 1746, p. 156) della traduzione al testo originale. Nel caso dell’Elegia di Gray, rispetto alla traduzione di Cesarotti quella di Torelli – che infine scelse la quartina a rima alternata – è il frutto di un «approccio stilistico alternativo» (Garrison, 2006, p. 173): meno libera, più rispettosa sia della sobrietà austera, sia delle simmetrie interne dell’originale.
L’opera letteraria originale è costituita da brevi studi danteschi (1760, 1781, 1822), scritti polemici occasionali (1743, 1744, 1767), un Inno a Maria Vergine (1766), sonetti (1781, 1802, 1833) e poesie latine apparse nell’edizione postuma delle opere (1834). Accolto in Arcadia con il nome di Daulide Ormagiriano, fu membro dell’Accademia filarmonica di Verona e contribuì alla creazione della Società italiana delle scienze ideata da Lorgna. La frequentazione di Michele Sagramoso porta a ritenere che fosse ascritto alla loggia massonica veronese della Fratellanza.
Morì a Verona il 18 agosto 1781 senza riuscire a ultimare due progetti che lo avevano impegnato a lungo.
Il primo progetto, una biografia di Scipione Maffei, si basava sui manoscritti che lo stesso Maffei aveva affidato a lui e a Jean-François Séguier; il secondo, assai rilevante sul piano filologico e scientifico, era l’edizione critica in folio delle opere di Archimede – con i commenti di Eutocio, una nuova versione latina e un’importante Praefatio – pubblicata dalla Clarendon Press (Oxford 1792) per cura del nipote Alberto Albertini e dell’ambasciatore britannico John Strange. I risultati raggiunti in campo filologico, poetico-letterario e matematico, nonché l’aver perseverato in tali studi per tutta l’esistenza, fanno di Torelli una figura di letterato radicato nella realtà locale e, al tempo stesso, genuinamente enciclopedico e cosmopolita.
Opere a stampa. De principe gulae incommodo, ejusque remedio, Coloniae 1743, (1744, 2ª ed.); Lucubratio academica, sive somnium Jacobi Pindemontii, Patavii 1743; Animadversiones in hebraicum Exodi librum et in graecam LXX interpretationem, Veronae 1744; De probabili vitae morumque regula, Coloniae 1744; Agl’illustri letterati che compongono l’Accademia delle scienze di Bologna, in Traduzioni poetiche o sia tentativi per ben tradurre in verso, Verona 1746, pp. 3-30; Giuseppe Torelli al lettor benigno, ibid., pp. 153-156; De rota sub aquis circumacta epistola, Veronae 1747; Lettera al marchese Scipione Maffei sopra una iscrizione greca, Verona 1750; De nihilo geometrico libri II, Veronae 1751; Scala de’ meriti a capo d’anno, Verona 1751; Della denominazione del corrente anno 1760, Bologna 1760; Lettera intorno a due passi del Purgatorio di Dante Aligeri, Verona 1760; Inno a Maria Vergine nella festività della sua Concezione, Verona 1766; Lettera a milady Veing-Reit premessa al libro che ha per titolo XII lettere inglesi, Verona 1767; Geometrica, Veronae 1769; De probabili vita morumque regula, Colonia (ma Verona) 1774; Demonstratio de antiqui theorematis de motuum commixtione, Veronae 1774; Lettera sopra Dante Aligeri contro il sig. de Voltaire, Verona 1781; Sonetti, in Rime degli Arcadi, XIV, Roma 1781, pp. 165-167; Lettera all’autore delle Virgiliane di P. Paladinozzo di Montegritti, Verona 1787; Elementorum prospectivae libri II, Veronae 1788 ; Sonetti, in Lirici filosofici, amorosi, sacri, e morali del secolo XVIII, Venezia 1791, pp. 15-18, 387; Postille, in La Divina Commedia di Dante Alighieri, I-III, Padova 1822, passim; Opere varie in verso e in prosa, I-II, Pisa 1833-1834.
Traduzioni: Primo canto dell’Eneide tradotto in versi italiani, in Traduzioni poetiche..., cit., 1746, pp. 101-150; Versione d’alcune poesie della Sacra Scrittura, ibid., pp. 151-175 (poi Verona 1749); Il Pseudolo comedia di M. Accio Plauto tradotto in versi italiani si aggiunge la traduzione di alcuni idilli di Teocrito e di Mosco, Firenze 1765; Elegia di Tommaso Gray, poeta inglese, in un cimitero campestre, Verona 1776 (poi Cambridge 1792, Parma 1793, Londra 1798, Verona 1817). Ristampe dell’Elegia apparse unitamente a versioni di altri traduttori: Elegia inglese di Tommaso Gray, in Poemetti ed altre versioni metriche italiane di diversi autori, Parigi 1801, pp. 101-105; Elegia di Tommaso Gray sopra un cimitero di campagna, a cura di A. Torri, Livorno 1843, pp. IX-X, XIII-XVII, XXVII-XXVIII, 29-66; Poemetto di Catullo intorno alle nozze di Teti e di Peleo, Verona 1781; Archimedis quae supersunt omnia cum Eutocii Ascalonitae Commentariis, Oxonii 1792; Epistola quarta, Epistola Octava, in A. Corn. Celso Medicinae libri octo, ex recensione Leonardi Targae, Veronae 1810, pp. 487-489, 495 s.
Fonti e Bibl.: Il nucleo più cospicuo di manoscritti e carteggi è conservato a Verona, Biblioteca comunale, b. 95; alcune lettere sono conservate nelle buste 40, 43.1, 44.6, 87, 92, 97.6, 272, 382, 640, 641.3, 944 e 1622. Altri carteggi rilevanti: ottantasei lettere a John Strange (1771-1780), in Londra, British Library (vedi A calendar of the correspondence of John Strange, London 1995, p. 151); cinque lettere a Jean-François Séguier (1759-1780), Nîmes, Bibliothèque municipale, Ancien fonds, 135-150, XIV; sei lettere a vari (1769-1781), Mantova, Archivio storico della Accademia Virgiliana, b. 12. Per le lettere edite si veda C. Viola, Epistolari italiani del Settecento, Verona 2004, pp. 574 s.; Id., Epistolari italiani... Secondo supplemento, Verona 2015, p. 383.
Elegia di Tommaso Gray poeta inglese per esso scritta in un cimitero campestre, a cura di A. Isola, Cambridge 1782, p. I; I. Pindemonte, Saggio di poesie campestri, Parma 1788, pp. 89-101; A. Fabroni, Vitae italorum doctrina excellentium, IX, Pisa 1792, pp. 33-35; C. Sibiliato, De vita ac studiis Josephi Torelli veronensis commentarium, in G. Torelli, Archimedis quae supersunt omnia..., Oxonii 1792, pp. I-X; I. Pindemonte, Elogio del signor G. T., in G. Torelli, Poesie italiane con alcune prose latine, Verona 1795, pp. 7-29; Nuovo dizionario storico, XX, Venezia 1796, pp. 197-199; C. Ugoni, Della letteratura italiana nella seconda metà del secolo XVIII, III, Brescia 1822, pp. 5-68; G. Corniani, I secoli della letteratura italiana, II, Milano 1833, pp. 406-409; I. Pindemonte, T. (G.), in Biografia degli italiani illustri, a cura di E. de Tipaldo, VII, Venezia 1840, pp. 260-264; I. Pindemonte, Opere complete, Napoli 1854 (in partic. pp. 175-191); M. Zamboni, La critica dantesca a Verona nella seconda metà del secolo XVIII, Città di Castello 1901, pp. 9 s.; C. Sutherland Northup, A bibliography of Thomas Gray, New Haven 1917, pp. 111 s.; nn. 78, 355, 523, 527, 545, 580, 581, 594, 598, 760, 761a, 796, 799; G. Gasperoni, Scipione Maffei e Verona settecentesca, Verona 1955, pp. 179, 477; N.F. Cimmino, Ippolito Pindemonte e il suo tempo, I, Roma 1968, pp. 13, 15-17, 31, 101, 133, 142, 210, 213, 235, 334, 410, 425, 433, II, pp. 31, 47, 49, 62, 84, 89, 536, 581, 613; E.M. Luzzitelli, Ippolito Pindemonte e la fratellanza con Aurelio de’ Giorgi Bertola, Verona 1987, pp. 29-38, 45, 62, 65-67, 72, 74, 114, 219-225, 229-233; F. De Lorenzi, G. T. aspirante a una cattedra di matematica (1744), in Quaderni per la storia dell’Università di Padova, XXII-XXIII (1989-1990), pp. 275-184; F. Fedi, L’ideologia del bello, Milano 1990, p. 15; F. Venturi, Settecento riformatore, V, Torino 1990, pp. 297 s.; G.P. Marchi, Un italiano in Europa, Verona 1992, pp. 27 s., 64, 130, 192, 225; C. Farinella, L’accademia repubblicana, Milano 1993, pp. 36 s., 53 s., 112, 209; A. Illiano, From Gray’s elegy to Foscolo’s carme: highlighting the mediation and sublimation of the ‘Sepulchral’, in Symposium, XLVII (1993), 2, pp. 117-131; A calendar of the correspondence of John Strange F.R.S. (1732-1799), a cura di L. Ciancio, London 1995, s.v.; G.P. Marchi, L’eredità di Scipione Maffei: Séguier e T., in 1797: Bonaparte a Verona (catal.), Verona 1997, p. 64; S. Cicenia, Gli scritti matematici di G. T., in Physis, XXXV (1998), 1, pp. 85-124; Scipione Maffei nell’Europa del Settecento, a cura di G.P. Romagnani, Verona 1998, pp. 272, 381, 383 s., 438, 467 s., 499, 654; M. Pastore Stocchi, Cenni su alcune traduzioni neoclassiche, in Letteratura italiana e cultura europea tra Illuminismo e Romanticismo, a cura di G. Santato, Genève 2003, pp. 161-174; D. Tongiorgi, «Nelle grinfie della storia», Pisa 2003, pp. 30-35; G.P. Marchi - C. Viola, Vittorio Alfieri e Ippolito Pindemonte nella Verona del Settecento, Verona, 2005, pp. 32, 168; J.G. Garrison, Pietoso stile: italian translations of Gray’s Elegy to 1900, in Modern language notes, CXXI (2006), 1, pp. 167-186; F. Favaro, Canti e cantori bucolici, Cosenza 2007, pp. 100 s.; I. Dal Prete, Scienza e società nel Settecento veneto, Milano 2008, pp. 196, 323, 325, 335 e nota 48, 341 nota 73, 431; Il letterato e la città, a cura di G.P. Marchi - C. Viola, Verona 2009, pp. 158 s., 225; F. Forner, G. T. traduttore: dall’erudizione solitaria alla traduzione condivisa, in I luoghi della traduzione: le interfacce, a cura di G. Massariello Merzagora - S. Dal Maso, Roma 2011, pp. 662-673; Studi per Gian Paolo Marchi, a cura di R. Bertazzoli et al., Pisa 2011 (in partic. C. Cappelletti, Biografia e autobiografia per lettera: L’epistolario Mazzucchelli come fonte per gli Scrittori d’Italia, pp. 249-269, 263 s.; G. Pizzamiglio, Presenze pindemontiane nell’Accademia Virgiliana di Mantova, pp. 637-646); F. Chesi, Michele Enrico Sagramoso, Verona 2012, pp. 31, 44, 127-129, 199 e nota 255, 232-251, 253-263; Le lettere di Scipione Maffei ad Angelo Calogerà, a cura di C. Viola - F. Forner, Verona 2016, ad indicem. Iconografia: Iosephus Torellus, incisione su rame, incisione di Innocenti Alessandri, frontespizio, in Elementorum prospectivae libri II (1788). Il monumento funebre, con busto in marmo di Torelli, è collocato nella navata sinistra della basilica di S. Anastasia a Verona.