SIMIOLI, Giuseppe
– Nacque a Napoli il 26 giugno 1712 da Agnello e da Angela Mellone. Il padre, aurifaber argenterius, apparteneva a una nota famiglia di scultori-orafi.
Orientato a entrare fra i carmelitani scalzi, fu invece indirizzato verso il clero diocesano, al quale si ascrisse quattordicenne. Cresimato il 3 febbraio 1726 da Domenico Invitti, da lui ricevette pure la tonsura (2 aprile 1729), gli ordini minori (11 giugno 1729) e il suddiaconato (19 dicembre 1733). Fu ordinato diacono il 18 dicembre 1734 e sacerdote nel settembre 1736.
Dopo l’ordinazione si dedicò agli studi esegetici, approfondendo la lingua greca ed ebraica, e acquisendo padronanza nelle antichità cristiane e nella teologia patristica.
Chiamato dal cardinale Giuseppe Spinelli, nel 1738 cominciò a insegnare teologia nel liceo arcivescovile. Membro dell’Accademia ecclesiastica napoletana nel 1741, vi intervenne con dissertazioni apologetiche, fra le quali alcune contro il calvinista Samuel Basnage e l’agostiniano Pierre François Le Courayer.
Il cardinale Spinelli lo volle con sé a Roma (1749), dove se ne servì per l’amministrazione delle diocesi suburbicarie di cui fu progressivamente titolare. Gli affidò in particolare l’organizzazione dei ‘casi morali’ a Palestrina e Velletri, e la responsabilità del seminario di quest’ultima diocesi. Collaborò con gli uffici della curia romana con note e istruzioni, come quelle Pro matrimoniis orientalium, De Usu Kulbanorum apud bulgaros, De matrimoniis diaconorum; compose inoltre la regola dei monaci copti di s. Antonio. Concorse alla stesura dell’enciclica di Benedetto XIV Ex omnibus del 16 ottobre 1756. Più tardi collaborò anche all’enciclica di Clemente XIII Christianae reipublicae salus (1766) contro la letteratura libertina. Fino al 1763 insegnò teologia presso il collegio di Propaganda Fide.
Stimato da Benedetto XIV e da Clemente XIV, fu in cordiale relazione con i cardinali Domenico Passionei, Giuseppe Agostino Orsi, Fortunato Tamburini, Mario Marefoschi, Federico Lante della Rovere, Enrique Enriquez e Neri Maria Corsini.
Ritornato a Napoli nel 1763, fu nominato dal cardinale Antonino Sersale canonico della cattedrale, poi rettore del seminario urbano e segretario della congregazione per le Ordinazioni (1764-79). Fu chiamato a insegnare teologia nell’Università di Napoli (1765), dove poi passò alla cattedra di storia dei concili (1769). Fu revisore dei libri di parte regia, esaminatore prosinodale, revisore del clero. Dal 1766 svolse l’ufficio di segretario del clero. Ricoprì anche il ruolo di protettore del monastero di S. Maria dello Splendore.
Da Bernardo Tanucci fu proposto (ma poi non scelto) come confessore per Maria Carolina d’Asburgo (1768).
Con il cardinale Spinelli fu al conclave del 1758, e con il cardinale Sersale a quello del 1769. Dopo la morte di quest’ultimo (1775) fu eletto vicario capitolare.
Ricordato dall’abbé Henri Grégoire fra gli amici del giansenismo (Les ruines de Port-Royal des Champs en 1809, Paris 1809, p. 69), fu vicino al circolo dell’archetto e in rapporto con Gianlorenzo Berti, Giovanni Bottari, Gaspare Cerati, Antonio Niccolini, Pier Francesco Foggini, Louis Le Gros, Filippo Martini e Scipione de’ Ricci.
Malgrado le sue posizioni filogiansenistiche, nel 1772 approvò per la stampa la Storia delle eresie di s. Alfonso Maria de Liguori ed esaminò la regola della congregazione del Ss. Redentore in vista dell’approvazione.
Fu in contatto con l’arcivescovo Petrus Johannes Meindaerts e solidarizzò con la Chiesa di Utrecht (1755). Collaborò con Pierre-Étienne Gourlin, di cui approvò e annotò il Catechismo, andato in stampa a Napoli, in italiano, prima che in Francia. Ebbe frequentazione con Augustin-Clément-Jean-Charles du Tremblay. S’interessò attivamente della ristampa della traduzione in cinque volumi del Catechismo di François-Philippe Mésenguy, noto come il catechismo di Napoli. Fu considerato un «crudele nemico» dei gesuiti (É. Appolis, Entre jansénistes et zelanti, Paris 1960, p. 189).
Intorno a Simioli si riunivano molti dei principali intellettuali del tempo, dal ministro Tanucci al canonico Mazzocchi, allo storico Pietro Napoli Signorelli, al giurista Carlo Pecchia, ai Vanvitelli.
Morì il 22 gennaio 1779, per un colpo apoplettico sopravvenuto mentre era a colloquio con l’arcivescovo Serafino Filangieri. La sua scomparsa fu ricordata dalle Nouvelles ecclésiastiques. Nella basilica di S. Restituta nel duomo di Napoli gli fu eretto un monumento funebre con un busto scolpito a rilievo da Giuseppe Sanmartino, forse nel 1780, e un’iscrizione composta da Salvatore Cavalcante.
Nulla pubblicò in vita, tuttavia Paolo M. Paciaudi lo considerò «il più sublime teologo italiano» (G.M. Monti - A. Zazo, Da Roffredo di Benevento a Francesco de Sanctis, Napoli 1926, p. 350). I suoi scritti inediti furono stampati a cura dei nipoti: le Institutiones theologicae, in cinque volumi (Neapoli 1790-1792), dal nipote Andrea Simioli, e le Prælectiones in historiam conciliorum (Napoli 1841) dal pronipote Andrea Ferrigni-Pisone.
Antonio Genovese fece di Simioli uno degli interlocutori di un suo dialogo sulle decretali.
Fonti e Bibl.: Archivio storico diocesano di Napoli, Sacra patrimonia, I pandetta, f. 6086; Città del Vaticano, Archivio segreto Vaticano e Archivio storico di Propaganda Fide: le carte relative a Simioli si trovano inserite nei carteggi del cardinale Spinelli.
Di lui si occupò la stampa del tempo: Novelle letterarie, 1742, vol. 3, coll. 91-94; Antologia romana, 1779, vol. 5, n. 38, pp. 299-301; Nouvelles ecclésiastiques, 19 settembre 1783, pp. 149-152; ibid., 3 e 10 aprile 1794, pp. 53-56, 57-60; Annali ecclesiastici, 15 giugno 1792, pp. 93-96. B. Tanucci, Epistolario, IX, 1760-1761, Roma 1985, p. 608, XII, 1, 1763-1764, Roma 1997, p. 107, XX, 1768, Napoli 2003, p. XVII; P. Napoli-Signorelli, Vicende della coltura nelle Due Sicilie, VI, Napoli 1811, pp. 155 s.; L.C. Federici, Discorso istorico-parenetico sopra la vita e le virtù di Giuseppe Vinaccia, Napoli 1821, pp. 179 s.; G.M. Olivier-Poli, Continuazione al Nuovo dizionario istorico degli uomini che si sono renduti più celebri, VIII, Napoli 1825, pp. 148 s.; F.S. de Feller, Dizionario storico, IX, Venezia 1834, p. 637; J-J. Giraud - Ch.-L. Richard, Biblioteca sacra, XVIII, Milano 1837, p. 69; Dizionario biografico universale, V, Firenze 1840, p. 87; C. de Rosa Villarosa, Ritratti poetici, Napoli 1842, pp. 8, 45 s.; A.M. Tannoia, Della vita ed istituto di S. Alfonso Maria de Liguori, Torino 1880, pp. 444, 481; P. Santamaria, Historia Collegii Patrum Canonicorum, Neapoli 1900, pp. 433, 537; G.M. Monti, Due grandi riformatori del Settecento: A. Genovese e G. M. Galanti, Firenze 1926, pp. 30, 48; Studi di storia napoletana in onore di Michelangelo Schipa, Napoli 1926, pp. 517, 528; F. Scandone, La facoltà di teologia nella R. Università di Napoli nel Settecento, in Memorie domenicane, XLV (1928), pp. 19-44; E. Carafa Capecelatro, Storia di una casa di campagna, Bari 1934, pp. 6 s.; P. Savio, Devozione di Mgr. Adeodato Turchi alla S. Sede, Roma 1938, pp. 45-63; E. Dammig, Il movimento giansenista a Roma, Città del Vaticano 1945, p. 147; G. De Crescenzio, G. S., teologo napoletano del ’700, Amalfi 1946; P. Alatri, Profilo storico del cattolicesimo liberale in Italia, I, Palermo 1950, pp. 88, 91; A. Genovesi, Autobiografia, lettere e altri scritti, Milano 1962, p. 24; Illuministi italiani, V, a cura di F. Venturi, Milano-Napoli 1962, pp. 65, 354; C. Caristia, Riflessi politici del giansenismo italiano, Napoli 1965, p. 281; P. Zambelli, La formazione filosofica di Antonio Genovesi, Napoli 1972, p. 856; F. Venturi, Settecento riformatore, II, Torino 1976, pp. 183 s., 301; D. Ambrasi, Riformatori e ribelli a Napoli nella seconda metà del Settecento, Napoli 1979; L’Image de C. Jansénius jusqu’à la fin du XVIII siècle, Leuven 1987, p. 202; F. Cancedda, Figure e fatti intorno alla biblioteca del cardinale Imperiali, Roma 1995, pp. 132 s.; Naples, Rome, Florence. Une histoire comparée des milieux intellectuels italiens, Roma 2005, pp. 619 s.; P. Stella, Il giansenismo in Italia, II, Roma 2006, pp. XIII, 58, 66; Id., Il libro religioso in Italia, Roma 2008, pp. 182, 190 s.; Libertas ecclesiae. Esquisse d’une généalogie (1650-1800), Paris 2010, p. 189; M.C. Napoli, Giuseppe Maria Galanti, letterato ed editore nel secolo dei lumi, Milano 2013, p. 32.