SCALARINI, Giuseppe
– Nacque a Mantova il 29 gennaio 1873, da Rainero, impiegato delle Ferrovie ed ex militante nelle campagne risorgimentali, e da Virginia Lonardi. Fu il primogenito della coppia insieme al gemello Primo; nacquero poi le sorelle Francesca e Dina e il fratello Enrico.
Fin da giovanissimo, durante gli studi alle scuole tecniche, terminati nel 1888, manifestò uno spiccato talento artistico in campo grafico: già nel 1890 alcuni suoi disegni esposti in una mostra locale vennero positivamente recensiti dal quotidiano democratico Provincia di Mantova. In questo periodo strinse amicizia con il futuro capo del governo Ivanoe Bonomi, suo coetaneo e anch’egli mantovano, insieme al quale fondò nel 1891 una Società letteraria giovanile. Nel medesimo anno si trasferì a Firenze, dove aveva trovato un impiego presso la direzione delle Ferrovie e dove s’iscrisse all’Istituto di belle arti. Durante il soggiorno fiorentino instaurò con Bonomi un’assidua corrispondenza epistolare; le lettere scambiate con quest’ultimo e conservate dagli eredi di Scalarini testimoniano del loro comune orientamento ideologico in senso democratico e repubblicano, che avrebbe condotto entrambi al socialismo.
Nel 1892 partì per Parigi restandovi per un mese e mezzo, catturato dal clima culturalmente fervido della metropoli, in cui tra l’altro fioriva la pubblicistica illustrata di carattere satirico che cominciava a suscitare il suo interesse. I suoi primi anni di attività furono caratterizzati dalla pratica parallela del disegno tecnico, grazie al quale si manteneva lavorando presso varie imprese, e della caricatura politica, campo in cui cercava il suo spazio espressivo come artista. Rientrato a Firenze, trovò appunto impiego come disegnatore presso l’Impresa Cecchini a Borgo San Lorenzo, proponendosi contemporaneamente a varie riviste come illustratore satirico. Scrisse, tra gli altri, a Luigi Arnaldo Vassallo (noto in arte come Gandolin), affermato giornalista, caricaturista e direttore del Don Chisciotte di Roma, che incontrò personalmente e che fu con lui prodigo di consigli.
Nel 1894, dopo un secondo, breve viaggio a Parigi, fu assunto al Catasto di Mantova, ma nello stesso anno venne chiamato a svolgere il servizio militare a Venezia, dove poté iscriversi al terzo corso dell’Accademia di belle arti. Conclusa la leva, all’inizio del 1896 trovò un nuovo impiego al Catasto di Udine; nel corso dell’anno suoi disegni comparvero su diversi periodici, come La Rassegna di Roma, Scena illustrata di Firenze e, fatto assai notevole, i prestigiosi Fliegende Blätter di Monaco, che avrebbero pubblicato suoi lavori anche successivamente.
Dopo pochi mesi ritornò a Mantova, dove fondò insieme a un gruppo di amici il settimanale illustrato Merlin Cocai, orientato in senso radicale e socialista, veementemente anticrispino e dedito per lo più a tematiche di politica locale relative all’amministrazione comunale. Il giornale, che ebbe ampio successo di vendita, era diretto da Dante Bianchi, ma di fatto guidato da Scalarini, che ne aveva disegnato la testata e che ne illustrava le due pagine interne con vivaci racconti grafici basati su sequenze di vignette con didascalie, siglati con la sua caratteristica firma: una scala cui seguivano le due ultime sillabe del suo cognome. Sebbene ancora acerbi nello stile, i disegni di Scalarini per il settimanale si distinguevano già per una loro icastica efficacia comunicativa e per il loro netto antimilitarismo, che procurò all’autore un processo da cui uscì assolto; e questo non fu che il primo di una lunga serie di problemi con la giustizia causatigli dalle posizioni ideologiche che esprimeva attraverso i suoi disegni.
L’anno seguente l’artista lasciò nuovamente la sua città per recarsi questa volta a Bologna, dove aveva trovato lavoro presso la Litografia Wenk. A Bologna – dove nel marzo 1898 venne premiato all’Esposizione umoristica del Dottor Balanzone – ritrovò alcuni amici, fra cui Bonomi e il suo compagno dell’Accademia di Venezia Ugo Valeri, disegnatore e caricaturista, fratello del poeta Diego. Nell’ambiente bolognese le idee socialiste di Scalarini maturarono ulteriormente, anche sotto la spinta dei drammatici eventi legati ai grandi movimenti di piazza di quel periodo e alla loro durissima repressione da parte del governo, come nel caso ben noto della strage di popolo guidata dal generale Fiorenzo Bava Beccaris a Milano nel 1898. Proprio il primo maggio di quell’anno il disegnatore, che continuava a lavorare per il Merlin Cocai, fondò con Bonomi e Giovanni Zibordi La Terra, il primo giornale socialista mantovano, del quale illustrava la prima pagina; ma già a fine giugno venne condannato per reato contro lo Stato a causa dei suoi disegni di carattere antigovernativo, venendo subito registrato dalla prefettura di Mantova.
Costretto a fuggire dall’Italia, riparò in Austria, a Windischgraz, dove trovò impiego come disegnatore presso un’impresa e realizzò delle illustrazioni per le edizioni Larousse, collaborando anche alla rivista illustrata bolognese Italia ride. Nell’agosto del 1900 si spostò a Berlino, da dove ebbe modo di riprendere la collaborazione con i Fliegende Blätter, cui si aggiunsero i Lustige Blätter di Berlino. Ma le sue pendenze giudiziarie lo raggiunsero fin lì: su richiesta della polizia italiana, il 17 febbraio 1901 venne espulso dalla Germania e riparò a Londra, spostandosi poi, sempre incalzato e arrestato dalle gendarmerie locali, in varie città del Belgio e del Lussemburgo e infine a Metz.
Grazie a un’amnistia intervenuta in occasione della salita al trono di Vittorio Emanuele III, riuscì nello stesso anno a rientrare in Italia, prima a Mantova e poi a Grisignana, in Istria, dove venne assunto dall’Impresa Brunetti. Lì conobbe l’anno seguente Carolina Pozzi, che da allora divenne la sua compagna e da cui ebbe cinque figlie: Virginia, Francesca, Rainera, Claudia e Giuseppina.
Rientrato a Mantova nell’agosto del 1903, vi rifondò il Merlin Cocai, riprendendo a pubblicarvi le sue illustrazioni politiche, il cui stile grafico, grazie anche all’esempio della caricatura tedesca, andava raffinandosi e assumendo quei caratteri di stilizzazione geometrica e di formidabile sintesi espressiva che lo avrebbero reso unico e inconfondibile. Il suo rapporto elettivo con la Germania proseguì per diversi anni: nel marzo 1904, appena fu revocato il decreto di espulsione, vi tornò stabilendovisi fino al 1907, ma avrebbe continuato a collaborare con i Fliegende Blätter e i Lustige Blätter anche tra il 1908 e il 1911, dopo il suo rientro a Mantova come impiegato presso le Ferrovie del Ticino e contemporaneamente alla sua attività per il Merlin Cocai e il Pasquino di Torino, cui seguirono numerosi altri periodici tra cui il rinomato Simplicissimus di Monaco.
L’inizio della collaborazione come disegnatore e articolista all’Avanti! il 22 ottobre 1911 segnò una svolta nella carriera di Scalarini, che per l’occasione si trasferì a Milano per poi spostarsi dal 1914 a Gavirate (Varese). Sul giornale socialista diretto da Claudio Treves pubblicò 3700 disegni fino al 10 gennaio 1926, anno in cui, dopo che già nel 1919 e nel 1921 la redazione era stata distrutta dagli squadristi, il periodico chiuse per mano della censura fascista come la maggior parte delle testate satiriche italiane, tra cui L’Asino, al quale Scalarini aveva collaborato dal dicembre 1921 al settembre 1925. Il primo bersaglio del disegnatore fu la guerra di Libia, contro la quale si schierò da convinto pacifista e in consonanza con la linea anticolonialista del partito. Seguirono, prima e durante la Grande Guerra, vignette antinterventiste, antiborghesi, anticapitaliste (rivolte soprattutto contro il ‘capitalismo di guerra’ e, dunque, l’intreccio di interessi economici celati dietro la retorica bellica e nazionalistica). Al termine del conflitto dedicò alcuni straordinari, dolenti disegni alle tragiche conseguenze della guerra; a questi ne seguirono altri di orientamento antifascista, talvolta diretti contro il suo ex collega all’Avanti! Benito Mussolini, ma principalmente contro il carattere liberticida e guerrafondaio del regime. Quelle che Scalarini realizzò per l’Avanti! furono le sue immagini più riuscite e alcune sono da considerarsi dei capolavori nella storia della caricatura politica.
Irriverenti, caustiche, spietate, colgono il segno con immediatezza grazie a inedite, non di rado geniali metafore visive e invenzioni grafiche capaci di condensare in pochi tratti e comunicare efficacemente idee e punti di vista critici sulla realtà. «Con l’inizio della collaborazione all’“Avanti!” nasce veramente lo Scalarini maggiore. [...] Il suo tono si alza, la sua visione prende a organizzarsi per sintesi, il suo disegno si fa più essenziale e definitorio. [...] Ogni suo disegno diventa un giudizio [...] espresso in termini contratti, epigrammatici. [...] Egli credeva fermamente nel potere persuasivo e chiarificatore dell’immagine» (De Micheli, 1978, pp. 40-42).
Se, da un lato, l’attività per l’Avanti! rese Scalarini molto popolare tra i lettori, tanto che i suoi migliori disegni anticolonialisti e antibellici vennero raccolti in volumi comprendenti anche suoi testi (La guerra nella caricatura, 1912; Il processo della guerra, 1913; La guerra davanti al tribunale della storia,1920; Abbasso la guerra, 1923; tutti pubblicati dalla Società Editrice Avanti!), la stessa attività gli causò tra il 1911 e il 1922 diversi processi e, nel periodo di ascesa e di avvento del fascismo al potere, ripetute aggressioni sempre più violente e dalle conseguenze sempre più gravi, da parte di squadristi che lo seguivano ovunque si spostasse con la sua famiglia. Nella prima, avvenuta nel 1920 a Gavirate, fu costretto a ingerire olio di ricino; trasferitosi a Savona e poi a Travedona (Varese), sempre sotto minaccia, nel novembre 1926 a Milano venne brutalmente malmenato da una squadraccia che fece irruzione in casa sua lasciandolo esanime, con una mandibola fratturata e una commozione cerebrale che lo costrinsero a lungo in ospedale. Dimesso in dicembre, venne arrestato e condannato dal tribunale speciale a cinque anni di confino, scontato prima a Lampedusa e poi a Ustica, dove incrociò antifascisti celebri come Nello Rosselli, Amadeo Bordiga, Ferruccio Parri e altri; quest’esperienza fu da lui annotata in un diario pubblicato postumo: Le mie isole (1992). Nel novembre del 1929, ottenuto uno sconto di pena, fu trasferito a Milano e sottoposto a uno stretto controllo come sorvegliato speciale e a una censura preventiva che gli impediva di pubblicare lavori di qualsiasi genere, tanto che fu costretto a ripiegare sulla letteratura per l’infanzia, pubblicando a firma della figlia Virginia Chiabov il libro per bambini Le avventure di Miglio (Vallardi, 1933, ripubblicato con il nome di Scalarini da Bompiani nel 1980); nello stesso genere scrisse anche Matusalino, rimasto inedito. Sempre senza firmarli, pubblicò suoi lavori anche sul Corriere dei piccoli (1932-1946) e sulla Domenica del Corriere (1934-1946).
Il 15 luglio 1940, a Gavirate, fu nuovamente arrestato, internato nel campo di concentramento di Istonio (l’attuale Vasto, in provincia di Chieti) e, in seguito a un collasso, trasferito a Bucchianico (Chieti), per rientrare in dicembre a Milano, dove fu ancora sottoposto a vigilanza. Nel 1943 riuscì a sfuggire alla polizia di Salò.
Nel dopoguerra poté riprendere a collaborare con il rinato Avanti! e con altri periodici come L’Umanità, il Codino rosso e il Sempre Avanti!, ma la sua carriera di disegnatore, che conta un corpus di circa 13.000 disegni, volgeva ormai al termine; le perdite nel 1943 della compagna di un’intera vita Carolina, sposata in punto di morte, e nel 1945 della figlia Giuseppina, lo prostrarono profondamente, aggravando il suo stato di salute già minato dalle traversie subite.
Morì il 30 dicembre 1948 a Milano, dove è sepolto. Gli sono state dedicate diverse mostre postume.
Fonti e Bibl.: V. N., La guerra nella caricatura, in Avanti!, 3 ottobre 1912; M. Ramperti, S., in Avanti! ,14 dicembre 1913; N. Salvaneschi, La guerra nella caricatura, in Emporium, XLI (1915), n. 242, pp. 125-139; E. Zanzi, La caricatura, in Risorgimento grafico, XVII (1920), 10, pp. 345-352, 11, pp. 427-434; R. Carli-Ballola, Storia in bianco e nero, in Avanti!, 21 marzo 1948; M. Borsa, La morte di S., in La Nuova Stampa, 1 gennaio 1949; R. De Grada, S., in Radio Italiana, 1 febbraio 1949; Id., I disegni di S., in L’Unità, 24 giugno 1949; A. Morigi, Attualità di S., in Avanti!, 18 giugno 1949; G. Tittarosa, Mezzo secolo in bianco e nero, in Milano sera, 21 giugno 1949; Mezzo secolo di storia nella caricatura di S., a cura di G. Trevisani, Milano 1949; R. Renzoni, Dalla matita di G. S. cinquant’anni di lotte socialiste, in Avanti!, 3 gennaio 1950; Storia dell’“Avanti!”, a cura di G. Arfè, Milano-Roma 1956, passim; Gec (E. Gianeri), 50 anni di caricatura politica nell’opera di G. S., Mantova 1965; Id., Storia della caricatura europea, Firenze 1967, p. 30 e passim; V. Rubiu, La caricatura, Milano 1973, passim; Scalarini: disegni politici originali 1911-1948 (catal.), a cura di M. De Micheli, Reggio Emilia 1974; S. Disegno politico e satirico (catal., Parma), a cura di M. De Micheli, Forte dei Marmi 1974; G.C. Cuccolini, L’irriducibile S., in Sgt. Kirk, VII (1976), 49, pp. 365-367; Cento anni di satira politica 1876-1976 (catal., Sansepolcro), a cura di E. Gianieri - A. Rauch, Firenze 1976, passim; M. De Micheli, S. Vita e disegni del grande caricaturista politico, Milano 1978; A.C. Quintavalle, S. Un dizionario di immagini, in La Gazzetta di Mantova, 13 gennaio 1979; G. S., in Dizionario dei grandi disegnatori, a cura di R. De Grada - R. Ruotolo, Milano 1986; P. Secchia, S. G., in Enciclopedia dell’antifascismo e della resistenza, V, 1987; P. Pallottino, Storia dell’illustrazione italiana, Bologna 1988, p. 135 e passim; G. S., in G. Fanelli - E. Godoli, Dizionario degli illustratori simbolisti e Art Nouveau, Firenze 1990; S.: le caricature politiche, la vita, l’impegno sociale (catal.), a cura di Melanton (A. Mele), Tolentino 2002; G. Galli, G. S. disegnatore politico, in Broletto, 2005-2006. n. 83, pp. 30-32; G.C. Cuccolini, G. S. Tratti sapienti contro le ingiustizie sociali, in La voce di Mantova, 22 agosto 2006; G. S., Il veleno della storia (catal.), a cura di C. Bibolotti - F.A. Calotti, Forte dei Marmi 2006; G. S. (1873-1948). Il segno intransigente. Grafica politica, satira, illustrazione (catal.), a cura di G. Ginex, Milano 2013.