SARDI, Giuseppe
– Romano, secondo le fonti dell’epoca, ma originario di Sant’Angelo in Vado presso Urbino (Crescimbeni, 1719, p. 40), nacque nel 1688; non si hanno notizie circa la famiglia di provenienza.
Ebbe una formazione tecnica e artistica che gli consentì di operare in qualità di progettista e di capomastro muratore sotto la direzione degli architetti più in voga nella Roma del Settecento. Della sua prima opera nota, la chiesa del Ss. Rosario di Marino (1711-13), patrocinata dal cardinale setino Pietro Marcellino Corradini (Gagliardini, 2004), fu architetto ed esecutore.
Inglobato nell’edificio seicentesco che ospitava il convento di clausura delle suore domenicane, il volume della struttura risulta leggibile esternamente a mezzo del solo portale, sormontato da un’edicola contornata da volute. I fasci di lesene poste diagonalmente ai lati dell’ingresso operano una soluzione di continuità in chiave plastica nella facciata del convento, scandita da semplici bucature. Internamente, pareti lievemente incurvate delimitano un ambiente rettangolare e, in sequenza, una rotonda delimitata da colonne sorreggenti arcate alternativamente compresse e dilatate. Al corpo principale sono annessi i vani delle due cappelle laterali e dell’altare maggiore; qui Sardi diede prova dell’originalità del suo linguaggio «nel particolarissimo episodio ‘a sommatoria’ sviluppato tra la lanterna della volta sul presbiterio che si affaccia e si fa vedere anche nel concerto decorativo e spaziale della cupola centrale» (Benedetti, 2004, p. 10).
Risale al 1714 la realizzazione, sotto la direzione di Angelo Onorato Recalcati, del cimitero e della canonica annessi alla chiesa di S. Maria in Trastevere. Successivamente Sardi curò l’esecuzione dei lavori della nuova facciata della chiesa di S. Maria in Monticelli (1715) e della cappella di S. Michele in S. Eustachio (1716), diretti rispettivamente da Matteo Sassi e Alessandro Speroni.
Studi recenti hanno ascritto a Sardi la redazione, ancora per incarico del cardinale Corradini, del progetto del nuovo conservatorio della congregazione della Sacra Famiglia in Sezze Romano (ultimato nel 1717), e della chiesa adiacente, edificata negli anni immediatamente successivi, già attribuita a Carlo De Dominicis (Benedetti, 2004; Gagliardini, 2004).
Fu con tutta probabilità il legame tra lo stesso Corradini e la famiglia del pontefice Clemente XI Albani a far sì che a Sardi venisse commissionato il rifacimento della facciata di S. Maria in Cosmedin a Roma (1718), cancellata dal ripristino operato più tardi da Giovanni Battista Giovenale (1894).
«Garbata interpretazione di una volumetria arcaica» (Portoghesi, 1966, p. 132), la chiesa presentava, in prospetto, un ordine di lesene e arcate sormontate da bucature orizzontali unite dal profilo dell’architrave; la parte superiore, più arretrata, era forata da una grande finestra coronata da un timpano mistilineo.
Al secondo decennio del secolo si fa pure risalire il progetto della piccola chiesa intitolata alla Madonna di Loreto sullo ‘stradone’ di S. Giovanni in Laterano (Azzaro, 1996; Benedetti, 2004).
Nel 1721 Sardi prese parte, in qualità di capomastro, alla realizzazione della facciata di S. Paolino alla Regola, su progetto di Giacomo Ciolli: il medaglione posto nella concavità preannunciata dalle lesene del secondo ordine suggerisce, al pari del timpano smussato che si modella in sommità per contenere lo stemma dei francescani, un apporto in fase progettuale da parte di Sardi.
Recenti acquisizioni documentarie hanno consentito di collocare negli anni 1713-15 la realizzazione della cappella del battistero in S. Lorenzo in Lucina, opera connotata da suggestiva spazialità, nella quale la luce diffusa dalla grande lanterna quadrangolare con struttura a colonne, impostata diagonalmente sulla cupola, dà risalto alle partiture e alle decorazioni plastiche.
Tra i lavori intrapresi da Sardi come capomastro, oltre ai semplici riattamenti di case e palazzi, sono la facciata della chiesa della Trinità dei Pellegrini (1722-23) e la scalinata di Trinità dei Monti (1728), entrambi sotto la direzione di Francesco De Sanctis; il rifacimento della facciata della chiesa di S. Maria dell’Orazione e Morte in via Giulia e la costruzione dell’ospizio dei Trinitari spagnoli al Corso, su progetto rispettivamente di Ferdinando Fuga e di Emanuel Rodriguez dos Santos (1733-34).
Tra il 1740 e il 1744 Sardi lavorò con l’architetto portoghese, nuovamente per i padri trinitari, alla costruzione della chiesa e dell’annesso convento in via dei Condotti; negli stessi anni i due furono impegnati nel cantiere della chiesa di S. Maria Maddalena al Pantheon, una delle opere più interessanti di quel periodo per la padronanza nell’uso del lessico rocaille che informa gli apparati decorativi; qui l’apporto di Sardi è stato ridimensionato sulla base di studi che hanno definitivamente attribuito il progetto al portoghese.
All’attività di architetto e capomastro Sardi affiancò quella di mercante di quadri, orientandosi di preferenza verso opere di contemporanei e in generale a basso costo che vendeva o affittava en bloc (Coen, 2004); a tale scopo aveva allestito alcuni locali dell’abitazione di via del Consolato presso S. Giovanni dei Fiorentini, dove si era trasferito con la numerosa famiglia nel 1738.
Dal matrimonio con Faustina Fontana erano nati Luca, pittore e architetto, succeduto a Giuseppe nel 1773 nel ruolo di capomastro muratore di casa Farnese (Cola, 2008, p. 224), Pietro, architetto, Maria Maddalena, Marcantonio, Matteo, Maria Vittoria, Pietro e Anna Maria, che sposò il pittore Paolo Anesi.
Tra il 1736 e il 1747 realizzò su suo progetto il convento e la chiesa dei Ss. Quaranta Martiri e S. Pasquale Baylon in Trastevere.
Qui attinse al repertorio borrominiano nella scelta dell’impianto, di forma rettangolare con angoli smussati, reso più articolato dall’inserimento del transetto e del vano d’ingresso su cui poggia la cantoria. La facciata, scandita da un doppio ordine a fasce, ripropone con poca convinzione elementi noti, come lo stemma a coronamento del portale e l’ovale posto al centro del secondo ordine (Portoghesi, 1966). Ben maggiore sensibilità e capacità progettuale dimostrò con l’inserimento della cornice in forte aggetto che prosegue lungo il convento formando un angolo acuto, nell’intento di conferire unità architettonica alla chiesa, che prospetta obliquamente e in posizione arretrata sul rettilineo barocco di S. Francesco a Ripa, e all’edificio attiguo allineato sulla via.
Riconducibile a Sardi pare essere la sistemazione della chiesa di S. Maria delle Grazie in Montopoli di Sabina presso Rieti (1742-60; Benedetti, 2004).
Tra il 1766 e il 1768, Sardi fu impegnato con il figlio Luca nella ricostruzione della chiesa di S. Caterina dei Senesi in via Giulia, su progetto di Paolo Posi.
Morì a Roma, ottantaduenne, il 1° aprile 1770 (Borchia, 2008, pp. 225 s.).
Fonti e Bibl.: G.M. Crescimbeni, Stato della basilica diaconale, collegiata e parrocchiale di Santa Maria in Cosmedin di Roma nel presente anno MDCCXIX..., Roma 1719, p. 40; P. Portoghesi, G. S. e la tradizione artigianale nel Settecento romano, in Festschrift Werner Hager, a cura di G. Fiensch - M. Imdahl, Recklinghausen 1966, pp. 130-136; M. Birindelli, La machina heroica. Il disegno di Gian Lorenzo Bernini per piazza San Pietro, Roma 1980, p. 133; P. Ferraris, S., G., in In urbe architectus. Modelli, disegni, misure. La professione dell’architetto, Roma 1680-1750, a cura di B. Contardi - G. Curcio, Roma 1991, pp. 441 s.; A. Marino, La decorazione settecentesca della facciata di Santa Maria Maddalena: un’occasione per alcune precisazioni sul rococò romano, in Saggi in onore di Renato Bonelli, Quaderni dell’Istituto di storia dell’architettura, n.s., 1992, nn. 15-20, pp. 789-798; P. Portoghesi, Roma barocca, Roma-Bari 19925, pp. 373-390; B. Azzaro, L’arte di “maneggiare fabriche” in un cantiere romano del Settecento: la presenza di Sardi e Fuga, in Palladio, n.s., IX (1996), 17, pp. 51-66; M.C. Paoluzzi, G. S., in Borrominismi, a cura di E. Debenedetti, Roma 1999, pp. 85-89; Storia dell’architettura italiana. Il Settecento, a cura di G. Curcio - E. Kieven, Milano 2000, pp. 167 s., 243, 246; S. Benedetti, Per G. S.: aggiunte e sviluppi, in Palladio, n.s., XVII (2004), 34, pp. 9-38; P. Coen, Vendere e affittare quadri. G. S., capomastro muratore e mercante d’arte (Roma, XVIII sec.), in Quaderni storici, n.s., 2004, vol. 39, n. 2, pp. 421-448; T. Gagliardini, G. S. capo mastro muratore e architetto. Due progetti per il cardinale Corradini in Sezze, in Studi di storia dell’arte, 2004, n. 15, pp. 217-226; M. Borchia, Sardi, Pietro, in Architetti e ingegneri a confronto, a cura di E. Debenedetti, III, L’immagine di Roma fra Clemente XIII e Pio VII, in Studi sul Settecento romano, 2008, n. 24, pp. 225-227; M.C. Cola, Sardi, Luca, ibid., pp. 224 s.